iDunes
Ci sono pochissimi gruppi capaci come i Tinariwen di proiettare chi li ascolta in un'altra dimensione, una sorta di stato ipnotico di purissimo ritmo nordafricano. Pero' mi e' sembrato abbastanza inappropriato farli suonare in un locale delle dimensioni della Roundhouse.
Tutt'altra cosa fu il concerto dell'anno scorso sul piccolo palco del Jazz Cafe', locale dove manca qualsiasi divisione tra i musicisti e ascoltatori (che quella volta erano un piccolo gruppo di appassionati - qualche foto di quella serata la trovate qui).
Sto diventando piuttosto insofferente nei confronti dei concerti che si tengono in sale di dimensioni medie (Shepherd's Bush Empire, Brixton Academy, Kentish Town Forum, ecc.). Il gruppo suona troppo lontano e troppo in alto, e cosi' si finisce per perdere quel contatto che e' essenziale per diventare una cosa sola con la musica.
Dette tutte queste cose, il blues sahariano dei Tinariwen resta molto coinvolgente, anche quando, come ieri sera, sono solo in sette, senza le coriste. Li ascolti, chiudi gli occhi, e sei sotto un cielo azzurro squarciato da una luce abbagliante, mentre stai bevendo te' speziato ai chiodi di garofano.
Bello questo documentario su di loro intitolato Music of resistance, realizzato da Al Jazeera, televisione della quale abbiamo anche in passato tessuto le lodi e proposto qualcosa.
(Coincidenza piuttosto strana: sto tenendo in sottofondo BBC Radio 3 e hanno appena citato proprio i Tinariwen. Hanno detto che in questi giorni hanno registrato una sessione per loro, che andra' in onda un Venerdi' notte di Agosto, ma non hanno specificato quale).
Ci si risente Lunedi', buon fine settimana.
Commenti
Peraltro, Claudio e' anche colui che mi apri' le porte di Radio Popolare, nel lontano 1997.
E fu con lui che discussi il progetto Prospettive Musicali, Agosto 2001. Fu lui a presentarmi Alessandro e Gigi.
Gli devo molto. Sono contento che tu l'abbia citato qui.