Lunar Saxophone Quartet, These visions (Signum Classics, 2010)

Scriveva oggi il mio amico A.: è buffo, se vogliamo, ma le persone che di tutte le musiche ascoltano solamente quella piccolissima fetta che entra nelle classifiche occidentali tendono a considerare i propri gusti come un campo ampio e a rinchiudere il restante 90% della musica in un unico genere (tipo "stranezze", "musiche da fissati" ecc.).

E a proposito di classifiche occidentali oggi guardavo per curiosita' quelle inglesi di Amazon. Davvero non riesco a comprendere. Al primo posto troviamo Adele, che per chi avesse la fortuna di non averla mai ascoltata, e' una specie di Susan Boyle in versione giovane, per inglesi di bocca buona. Al secondo posto ecco il vocino frignante di Bon Iver. Al terzo, ancora, Adele. Ma com'e' possibile che tante persone si sottopongano volontariamente a simili supplizi?

La cosa e' tanto piu' incomprensibile quando si pensa che in questo Paese le alternative esistono. La sera, BBC Radio 3 trasmette fantastici programmi dedicati a jazz, avanguardie, musiche popolari del mondo, classica contemporanea. Wire e' ampiamente disponibile in molte edicole. Il mail order delle etichette e dei negozi indipendenti funziona in genere molto bene. Il Barbican e il Southbank hanno programmi di concerti di prim'ordine e molto eclettici, che spaziano tra nomi molto noti e artisti giovani.

Se si presta attenzione, ad esempio, si scoprono con discreta facilita' dischi come questo secondo album del quartetto di saxofoni lunari (il migliore secondo me della loro discografia, che al momento comprende tre volumi: oltre a These visions, Catching sunlight del 2008 e Flux del 2011, nel quale eseguono diverse composizioni di Keith Tippett).

Musica davvero altra, coraggiosa eppure molto piacevole, al tempo stesso naturale e misteriosa. Jazz contemporaneo da camera eseguito con quattro saxofoni che dialogano tra loro e con i compositori contemporanei britannici (soprattutto gallesi, come gallese e' il Lunar Saxophone Quartet) dei quali eseguono le musiche.

Spesso il percorso compositivo e' eseguito insieme, da compositori e musicisti, che adattano i rispettivi linguaggi.

Non trovo nulla da questo album disponibile legalmente in rete, ma questa traccia, non presente su alcuno dei loro dischi, mi piace molto.

Alle ortiche una volta per tutte le lagne trite e onnipresenti di Bon Iver, Fleet Foxes, Arcade Fire: lasciamo che la musica ci sorprenda e ci emozioni.

Commenti

ecudielle ha detto…
Questo post è indecente. .
Ti foggi di etica inclusivista e pseudosinistra ma ti viene facile definire una cantante non magra una "cicciona".
se non ti piace non parlarne.
O parlane nei canoni e criteri che ti sono familiari. Di quanti degli artisti autoriali che ti piacciono discuti peso e fattezze?
Mi chiedo cosa diranno altre blogger che ti leggono e promuovono un'immagine della donna libera da questi giudizi cretini e umilianti.

Quanto al tono del post da elite con il cachemire lascio perdere. Adesso torno al mio ascolto quotidiano di Morgan e lady gaga. Resto onnivora, non ho paura della diarrea.
Epistassi ha detto…
Salve, sono una cicciona che a volte ascolta quella cicciona di Adele. Ascolto anche moltissimo Jazz, ma sai che ti dico? Adele mi piace lo stesso, pur non essendo una che ascolta solo quella fetta di musica occidentale o che ritiene stranezze tutto il resto.
E questo post potrebbe anche rientrare nella media della mediocrità dei blog che si leggono al 90% sul web, non fosse per quel giudizio, di cattivo gusto, maschilista e detto probabilmente da un frustrato, che lo rende sicuramente invalutabile per il mio palato sopraffino. Spero che avrai voglia e modo di scusarti per tanta mancanza di stile. E se no, spero che la maggior parte della gente, riferendosi a te, nel futuro, possa usare un appellativo altrettanto sprezzante. Au revoir.
Espistassi ha detto…
ah, a tutti coloro a cui non dà fastidio ascoltare l avoce i una cicciona, ricordo che l'album è interamente disponibile su deezer.com
Fabio ha detto…
Beh certo, se vi ho offeso mi scuso. Forse ho usato un termine che puo' essere offensivo, ma senza intenzione.

Cancello subito.

Il mio blog continuera' a "rientrare nella media della mediocrità dei blog che si leggono al 90% sul web": su questo non posso fare nulla purtroppo, ma c'e' pur sempre il 10% di blog virtuosi, dei quali i vostri sono sicuro che fanno parte.
Anonimo ha detto…
Pur apprezzando la musica "altra", altrimenti non ascolterei la vostra Prospettive Musicali, il disco di Adele mi pare contenga diversi brani eccellenti. E' vero che il pubblico, considerato a livello generale, è pigro e quindi si sorbisce solo quello che gli offre il mercato "mainstream", ma non è detto che anche nel pop non vi si possa trovare qualcosa di buono. Propendo a togliermi i paraocchi sia in un senso che nell'altro, ovvero neanche tutta la musica alternativa è roba buona, anzi. Massimo.
arte ha detto…
Fabio, mi rifiuto di credere che avevi scritto cicciona!
Fabio ha detto…
Finalmente si entra nel merito della questione, grazie Massimo.

Sono d'accordo con te, come credo di avere dimostrato sia qui che a Prospettive Musicali, dove spesso ho trasmesso musica piuttosto mainstream (l'ultimo esempio che mi viene in mente sono i Radiohead, qualche settimana fa).

La commistione tra avanguardie e mainstream, anzi, e' uno dei temi centrali del programma. Ed e' una compenetrazione spesso presente in molti degli artisti che amiamo: pensa a Sonic Youth, Will Oldham, Joanna Newsom oggi, o a Can, primi Pink Floyd, gli stessi Beatles del disco bianco per parlare del passato.

La mia reazione, peraltro, non e' indirizzata agli artisti che cito nel post, e qualora non mi fossi spiegato bene, non ho proprio nulla contro Adele. A me non piace, la trovo scontata e noiosa, ma tutto finisce li'.

Casomai, la mia reazione e' nei confronti di certa stampa britannica (fuori i nomi? Mojo, Uncut) che presenta una piccola frazione di musica composta e incisa nel mondo come tutta la musica possibile, ignorando le esperienze sonore che non rientrano in certi canoni ben definiti.

Cosi', hanno fatto crescere una intera generazione di ascoltatori che cercano continue rassicurazioni: Bob Dylan e' bravo, Neil Young e' insuperabile, ah che tempi quelli degli Smiths, ecc.

E di conseguenza, hanno progressivamente insterilito la musica, che poi ha, per diretta conseguenza, generato Fleet Foxes, Bon Iver, Adele, Rumer, Arcade Fire.

Cioe' realta' musicali innocue fino al punto, almeno per me, da risultare irritanti.
Fabio ha detto…
(continua)

Tutto questo mentre basterebbe guardare un po' oltre e si troverebbero musicisti sconosciuti quanto interessanti.

Guarda, ti dico una cosa: hai presente espressioni come "underground", "scavare", ecc.? Spesso si usano queste espressioni per parlare di musiche di ricerca.

Ebbene, nulla di piu' lontano dal mio modo di vedere.

La buona musica si scopre salendo, andando oltre le nuvole. La buona musica e' come una vallata di montagna (da qui il titolo del blog), con tanti ruscelli e laghetti dove fermarsi a contemplare il cielo, e sentieri incontaminati sempre nuovi.

Underground mi sembrano, casomai, i lettori di Mojo e Uncut, impermeabili alla luce, avvolti sull'adorazione del passato e di se stessi.

Ma qui sto usando ancora una volta un linguaggio polemico e mi fermo.

Grazie ancora una volta, di cuore, per il tuo commento finalmente in tema. Cominciavo a non sperarci piu'.
Fabio ha detto…
Arte -

Ho cancellato proprio per chiudere la polemica.

Con questo post ho scoperto che oltre a razzismo e sessismo esiste anche il pesismo.
lophelia ha detto…
aldilà dei gusti personali, va anche detto che un approfondimento di una specifica "materia" (in questo caso musica, ma potrebbe essere arte o gastronomia o qualsiasi altra cosa) richiede tempo ed energie: chi non le usa per un campo le userà per un altro. A me non viene tanto da stupirmi se la gente va a vedere gli impressionisti piuttosto che Boltanski (per dire il primo che mi viene in mente). In altri campi sicuramente sapranno cose che io non so.

il resto...era in tema con questo recente post
http://unaltradonna.wordpress.com/2011/06/12/il-coraggio-del-direttore/
Anonimo ha detto…
Sono d'accordo con Lophelia: il problema non è nella "gente", che giustamente può voler riservare alla musica uno spazio limitato della propria vita, ma — e qui mi riallaccio a Fabio — negli "operatori culturali" (i programmatori musicali delle radio o delle tv, o i direttori delle riviste musicali, etc.) che hanno il dovere di proporre una selezione di tutto, lasciando poi all'ascoltatore la volontà o il piacere di approfondire gli stimoli, e non di martellare sempre con le stesse cose: le radio italiane sono oggettivamente inascoltabili, salvo rarissimi momenti ed emittenti; il programma di Fabio Fazio (che si vuole spacciare come cultura) quando invita un musicista italiano si tratta sempre e solo di Ligabue, Zucchero, Gianna Nannini, e via cantando; se si spinge nella classica chi invita? Barenboin, Lang Lang, etc. ovvero l'ovvio più ovvio. Massimo
Fabio ha detto…
Come sempre il tuo e' un commento illuminante e condivisibile Lophelia.

Il punto e' "cosa pensa chi va a vedere gli impressionisti di chi va a vedere la stanza piena di guide telefoniche Boltanski?".

Posso andare a vedere gli impressionisti, e contemporaneamente rispettare chi va a vedere le mostre di Boltanski, pensando che e' qualcuno che ha approfondito un campo del sapere che io ho trascurato (perche' non ho tempo, perche' non mi interessa, ecc.).

Capisco meno quelli che vanno a vedere gli impressionisti e poi esprimono l'opinione che l'arte contemporanea non e' arte. Quante volte abbiamo sentito questo ragionamento?

Ecco, di questo A. parlava.

Poi, in un carteggio privato, A. e io discutevamo a proposito di pluralita' delle musiche, altro tema che a me sembra interessante.

Scriveva ancora A.:

"L'idea era proprio quella: il mainstream, la musica da classifica contrappongono la propria falsa pluralità -- in realtà inesistente -- a una singolarità (l'avanguardia, la musica folle, inascoltabile ecc.
ecc.), laddove sono invece loro a essere solo una minuscola briciola nella moltitudine delle musiche".

Si tratta di tenere aperta la mente, accettare punti di vista diversi dal nostro senza etichettarli come stranezze o scelte da fissati, proprio perche', come dici tu, nessuno e' in grado di approfondire tutto lo scibile umano.

Sull'altro tema, lascio che parli chi ha approfondito, appunto!
Fabio ha detto…
Massimo,

Mi dicevano (sempre A. gia' che lo stiamo citando da un paio di giorni) che Pino Saulo di RAI Radio 3 (che di A. e' amico) nei suoi programmi (tra i quali l'ottimo Battiti) si fa obbligo di proporre tutta la musica che considera valida, anche quella che non gli piace personalmente.

Ecco un ottimo uso del mezzo pubblico.

Peraltro ti posso assicurare che la BBC e' davvero ottima nel dare spazio a musica di tutte le geografie e i periodi storici, almeno in un canale che ascolto circa 8 ore al giorno in sottofondo mentre lavoro, Radio 3.

Personalmente mi ha davvero aperto la mente (che proprio Mojo e Uncut avevano reso ottusa): Late Junction, Jazz on 3, Early Music Show hanno letteralmente decostruito chiavi di lettura, e mi hanno permesso di scoprire percorsi che non pensavo esistessero, rinnovando la mia passione per la musica dalle radici.

Un percorso che consiglio a tutti, sperando che chi passa di qui trovi tempo e disponibilita' per aprirsi a grammatiche sonore che (come capito' a me) non crede possano esistere.

Fabio Fazio e' bravo in altri campi ma per la musica... brrr.
CICCILLO ha detto…
oddio, in quali altri campi è bravo Fabio Fazio?
o meglio in cosa è diverso da come è in ambito musicale?
il problema secondo me è che il confine fra ciò che è mainstream e ciò che non lo è, come del resto qualsiasi altro confine, non è esattamente definibile.
Fabio Fazio, e con lui tutto il giornalismo mainstream, dà spazio a tutto ciò vive solo "nel mercato" e assai di rado a qualche grande vecchio che pur standone di fatto ai margini ha però acquisito qualche merito o rilievo "storico".
Da questo punto di vista secondo me è mainstream Ligabue quanto Nanni Moretti o Sting, anche se noi abbiamo vissuto un'epoca in cui questi ultimi due erano degli esordienti indipendenti e non comparivano in televisione.
dunque a parer mio è opportuno relativizzare, consci del fatto che esistono delle estremità che possiamo certamente ascrivere a uno dei due campi e altri che stanno sul confine e altri ancora che sono passati da un campo all'altro.
per esempio io credo che per molti LadyGaga sia vissuta come fortemente trasgressiva mentre magari per noi è un mero prodotto di mercato ammantato di qualche contenuto "laico".
allo stesso modo i prodotti ECM di cui molto si parla qui dentro sono vissuti da molti come una delle modalità "mainstream" del mondo del jazz o della musica di ricerca.
dunque ogni cosa è vissuta secondo me in base al pensiero e alla cultura di chi la fruisce più o meno passivamente.
mi pare assai condivisibile sia il pensiero di Massimo sugli "operatori culturali" (altrimenti non seguirei questo blog, gestito appunto da uno di essi) che la proclamata onnivoracità (si potrà dire?) di ecudielle.
non mi piace però ascrivere alla categoria del "cachemire" o del "radical chic" chi pensa e ascolta cose diverse.
anzi il mondo "radical-cachemire" è proprio quello fermo a Fabio Fazio e Gino Castaldo che proclama che la musica è morta poiché ignora tutta la musica viva che esiste fuori dai comunicati stampa che gli piovono sulla scrivania da cui non si muove evidentemente più.
e fuori da tutto questo c'è un'enormità di esperienze per le quali vale ancora la pena di lottare al fine di garantirgli spazio e talora sopravvivenza.

quanto al "pesismo" mi sento di condividere i contenuti di questa canzone che non saprei dire a quale dei suddetti campi appartenga:

http://www.youtube.com/watch?v=zuBtH4ndvK4
arte ha detto…
Il link di Aldezabal è bellissimo!!!
Fabio ha detto…
Aldezabal -

Proprio a quella "enormità di esperienze per le quali vale ancora la pena di lottare al fine di garantirgli spazio e talora sopravvivenza" e' dedicato questo post.

Musicisti, etichette, sonorita', generi che per provenienza e direzione non intercettano l'attenzione dei media e quindi restano impietosamente ai margini.

E' impressionante notare quanta musica di indiscutibile qualita' venga prodotta senza che abbia nessuna speranza di accesso a canali di diffusione. E contemporaneamente, quanto tali canali di diffusione siano sclerotizzati nel proporre sempre la stessa musica. Che e' una percentuale infinitesima di quella prodotta: per venire diffusa dai media occidentali (con poche eccezioni che in genere contengono il numero 3), sembra infatti che debba rispondere a caratteristiche di omologazione ritmica e melodica ben precise e sempre uguali a se stesse.

Si perpetua cosi' un inganno, del tutto funzionale al sistema economico, ma decisamente ingeneroso nei confronti degli acquirenti di musica, molti dei quali sono stati convinti a muoversi in un panorama di possibilita' estremamente limitato e limitante.

Questo detto senza alcuna spocchia, intendiamoci, da chi e' convinto di sapere pochissimo, e di avere ancora tanta parte di mondo musicale da esplorare.

Ti copio un frammento della quarta di copertina di Fear of music di David Stubbs (Zero Books, 2009):

"This book examines the parallel histories of modern art and modern music and examines why one is embraced and understood and the other ignored, derided or regarded with bewilderment, as noisy, random nonsense perpetrated by, and listened by the inexplicably crazed".

I media e gli operatori culturali hanno certamente una grossa responsabilita' in tutto questo.

Specie quei giornalisti che, come osservi, non si alzano piu' dalla propria scrivania: tu fai l'esempio di Castaldo, ma avendo occupato per un po' una di quelle scrivanie ti assicuro che sono tante e molto comode. Per un po' almeno, poi qualcuno fa quello che ho fatto io: si alza e se ne va.

Ma devi poterlo fare, guadagnandoti il pane in un altro modo. Perche' non e' conducendo Prospettive Musicali che si mangia tre volte al giorno.
Fabio ha detto…
(continua)

Infine, mi hai fatto riflettere su un'altra cosa, attraverso la tua osservazione sulla categorizzazione soggettiva di cio' che e' mainstream e, soprattutto, sul contenuto simbolico soggettivo delle esperienze di ascolto.

Pensa cosa deve essere Lady Gaga per una ragazzina iraniana che desidera emanciparsi dalle costrizioni della sua cultura. E allo stesso modo immaginiamo il significato per un detenuto di Guantanamo di un canto islamico che ascoltava nella sua terra, cantato mentalmente per farsi coraggio.

Discorso lungo, complesso e interessante. Grazie per il tuo intervento, come sempre molto competente e articolato.

Geniale il link, che non conoscevo, concordo con Arte!
Anonimo ha detto…
personalmente, mi piacciono sia il Group Doueh che il primo Bon Iver, i TV On The Radio o i Pretty Things. Adele non mi interesa, anche se avesse il fisico di Angelina Jolie. cerco (e, nel mio piccolo, propago, racconto, recensisco) musica che abbia un senso che ne guistifichi l'esistenza. a volte mi sfugge, provo a cercarlo; se alla terza ricerca non c'è, significa che non fa per me.

JC

(un uomo di 1,88; a dieta, perché ha 5 chili di troppo...)
Fabio ha detto…
Mi domandavo infatti dove fossi finito JC! Ti leggo spesso di la' da te, senza potere lasciare commenti, per cui i complimenti te li faccio qui.

Prima di risponderti, ti annuncio con massimo gaudio che mi ha appena scritto il reverendissimo, che sara' qui a Londra da domani. Non fare nomi (non vuole che si sappia che e' qui), ma sai cosa significa per me finalmente incontrarlo. Non fosse per voi due, eterne fonti di ispirazione, altro che Radio Popolare.

Il tuo commento parla per se', tu sei un "operatore culturale" (per usare un termine che e' stato usato nei commenti a questo post) di riferimento per me.

Conosci bene, perche' ne abbiamo parlato qui spesso, il mio bisogno di ampliare continuamente lo spettro delle musiche possibili. Di tornare negli stessi confortevoli luoghi ma contemporaneamente di esplorarne di nuovi.

In questo momento, sento di possedere il coraggio dell'esplorazione, del cambiamento. Mi serve meno il conforto, la conferma.

Poi, lo sappiamo, la vita di ascoltatori di musica presenta momenti diversi. Alcuni piu' conservativi.

Vanno bene anche quelli. Poi, tanto, sappiamo che viene il tempo di impacchettare le nostre povere cose in uno zaino che ha visto tempi migliori, e partire per un viaggio nuovo.

Torna piu' spesso, che manchi.
Anonimo ha detto…
sei così prodigo di complimenti che quasi mi commuovi, e non è cosa facile. diciamo che è stato - è tuttora - un periodo pieno di cose da fare. sto ultimando lacune schede di un volume "1000 dischi del rock" per la Giunti cui ho contribuito con alcuni luminari del journalismo italico (mi han chiesto di saltare sul vagone: ho detto "sì") e i tmepi sono strettisimi. Affari miei in goni caso.

il fatto è che hai ragione tu: le cose vano come onde; a 30 ani pensi che a 40 ascolterai Glenn Miller e invece ti ritovi con Terry Riley sullo stereo, salvo saltellare come il bambinone che sei al ritmo di "bumblee bee" di LaVern Baker. Per dire.

credo ci siano sostanzialmente due modi di porsi verso la musica: seguire istinto e cuore e ascoltare quello che vuoi sentire in quel momento; sennò, divorare le cose perché sei curioso oppure devi.

cerco di far stare assieme le due cose, ecco. poi, magicamente, ecco un Thruston Moore che ti fa un disco che è esattamente quel che vorresti sentire oggi. O un Josh T. Pearson, magari. E quando mi stanco, c'è sempre Sister Rosetta THarpe, gli Staple Singers o Lothar & The Hand People.

O Bert Jansch, i Mellow Candle, Linda Perhacs. I Rodan, gli Sparks...

quel che dico, è che bisognerebbe essere onnivori culturalmente e settari dal punto di vista alimentare. nel senso di non mangiare animali...

t'abbraccio e stringi forte "the reverend" anche per me, per dirgli grazie a modo mio.

JC (on returning)
Fabio ha detto…
A proposito di onnivoricita', stamattina ho trovato nella posta i seguenti tre dischi, ordinati qualche giorno fa: un volume di sinfonie di Albinoni, una raccolta di musica popolare del Karakalpakistan (repubblica autonoma dell'Uzbekistan) e l'ultimo disco di Pascal Schumacher, vibrafonista lussemburghese che incide per la Enja...

Ieri poi mi e' successa una cosa stranissima, inspiegabile. Te la racconto.

Un paio di settimane fa, mentre lavoravo, BBC Radio 3 ha trasmesso una traccia bellissima di musica per chitarra classica. Andando sul loro sito, ho scoperto che si trattava di un estratto da un disco inciso nel 2008 da tal John Williams, australiano, attualmente visiting professor alla Royal Academy of Music.

Lo cerco, lo trovo, lo ordino, mi arriva. Lo ascolto per alcuni giorni con enorme piacere.

Ieri sera vado al cinema, al British Film Institute.

Salgo al piano dove c'e' il box office. Di fianco alle scale, c'e' un ripiano, dove mettono i programmi e delle belle cartoline che sto collezionando, con le locandine dei film.

(segue)
Fabio ha detto…
Mentre sto per prendere una bella cartolina di "L'anno scorso a Marienbad" di Resnais, mi colpisce che sul tavolo qualcuno ha lasciato una vecchia cassetta.

Mi guardo attorno ma non c'e' nessuno. Mi viene in mente che potrebbe essere una specie di book crossing, sai quelli che abbandonano i libri in luoghi dove pensano che possano passare persone interessate a leggere quel libro. Solo, con una cassetta.

Ebbene, guardo di cosa si tratta e... con mia grande sorpresa... e' una cassetta originale del 1976 proprio di John Williams!

Non e' una cosa stranissima?

Tornato a casa mi sono reso conto che nel mio lettore c'era ancora il disco di John Williams...

Stamattina ho sentito la cassetta. E' un po' smagnetizzata, ma non c'e' troppo fruscio, forse perche' e' stata registrata con il sistema Dolby (ricordi?).

Dentro ci sono deliziose esecuzioni di classici dei Beatles, perfino una Killing me softly (che all'epoca doveva andare alla grande) per chitarra acustica.

Chissa' chi ha lasciato li' quella cassetta... Forse il professore, che mi guardava a distanza...?

E comunque: un caso di musica che sceglie te, in un certo senso.

(segue)
Fabio ha detto…
Piu' seriamente, relativamente all'onnivoricita'.

Io mi considero onnivoro, ma sul lungo periodo. Sul breve, non lo sono affatto.

Riesco a sentire lo stesso disco per ore, ad esempio. E magari, quello che ho sentito ieri per ore, oggi non lo sopporto piu'.

Ma mi piacera' ancora domani, o la settimana prossima, o tra un mese, o tra 20 anni.

La musica deve adattarsi alle circostanze, alla luce, al clima, a come ci sentiamo.

Essere onnivori e' una conseguenza. Perche' ci sono il giorno e la notte, l'inverno e l'estate, la depressione e la felicita'.
Anonimo ha detto…
la storia del nasto è fenomenale. mi ricorda quando ho sognato di andare in un negozio e c'era un cd usato; il giorno dopo ci sono andato. il cd c'era, ovviamente usato. e la cosa surreale è che l'evento si è verificato due volte.

poi c'è l'altro sogno: sono in una città che non esiste, ma assomma diversi luoghi in cu isono stato. arrivo in una piazza e c'è un negozio di dischi - te l'ho detto: è un sogno - e ovvimaente entro.

ci trovo tutti, e ripeto TUTTI, i dischi in vinile che cerco da una vita. costano pochissimo, così li compro. inevitabilmente, le 3/4 volte che ho fatto questo sogno, la mattina mi sveglio e mi rendo conto che i dischi non li ho. mi viene il magone, per un minuto.

nel '97, lessi in un'intervista di The Wire che Jim O'Rourke e John Fahey solevano fare sogni del genere.

JC (then I'm surprized that I awake with headache)
Fabio ha detto…
Magari e' un modo originale per includere un bonus disc con ogni acquisto :)

A proposito, non ti ho chiesto quando esce il libro al quale stai collaborando.

Qualche anticipazione per Engadina Calling?
Anonimo ha detto…
suppongo a mo' di strenna natalizia, non ricordo bene bene. ma dovendo conegnare entro luglio, penso che sarà quello l'arrivo in the bookshops...

JC
Anonimo ha detto…
E quei "trend-setter" saputelli di Pitchfork, caro Fabio, danno addirittura 9.5/10 a Bon Iver. Senza commento. Forse è anche per questo che di recente sto ascoltando anch'io molta classica.
Nicola
Fabio ha detto…
JC -

Interessante, lo cerchero' quest'inverno. Chi sono gli altri collaboratori, se si puo' dire? E tu di che dischi o periodi ti stai occupando, se si puo' dire?

Nicola -

Va beh, ma se a Bon Iver danno 9.5, allora ai Beatles che voto darebbero?

Ammesso che quelli di Pitchfork si curino di conoscere qualcosa uscito prima del 2009, naturalmente. Circostanza assai improbabile.

Qui intanto sta girando il Concerto numero 5 di Albinoni, che sara' certamente meno trendy di Bon Iver, ma mette i brividi da circa 400 anni.

Il disco di Bon Iver tra un mese lo trovi da Fopp a 3.99, e nessuno ne vorra' piu' sapere.

Una storia gia' vista troppe volte, e c'e' ancora chi ci casca.
Anonimo ha detto…
è un tomo sui 1.000 dischi del rock, non troppo tradizionalita né eccessivamente poshy. autori pricipaili i solidi Gugliemi e Cilia; io ho redatto alcune schede con Carlo Bordone.

ne ho fatte di disparate, siccome l'ordine è alfabetico ma l'inteto di copertura cronologico. Ho scritto da Blues Magoos a Rodan con tutto quel che in mezzo ci può essere, da Randy Newman ai Black Angels, passando per willie dixon e gli sparks...

JC
Fabio ha detto…
Suona interessante e utile a colmare lacune. Grazie per l'anticipazione JC.