Alireza Ghorbani & Dorsaf Hamdani, Rapture/ Ivresses (Accord Croises, 2010)

Adesso, davvero, tenetevi forte, perche' questo e' uno dei dischi che puo' letteralmente cambiare per sempre il vostro concetto di musica.

L'adattamento musicale delle poesie di Omar Khayyam (filosofo e poeta vissuto in Persia nell'undicesimo secolo) e' quanto di piu' prossimo all'estasi la musica abbia saputo generare, nella sua millenaria storia. Prima di ascoltare questo disco, non sospettavo nemmeno che una perdita di coscienza di questa intensita' fosse possibile, senza l'uso di sostanze stupefacenti.

Anche se e' vissuto dieci secoli fa, Omar Khayyam e' un nostro contemporaneo sostiene giustamente il grandissimo Alireza Ghorbani, massimo interprete vivente della tradizione musicale classica persiana (una rivelazione assoluta, una luce abbagliante, un dono). La raccolta delle poesie di Khayyam, Rubaiyat, sa tenere insieme spiritualita' orientale e filosofia epicurea, meditazione trascendentale e celebrazione dei piaceri terreni, gioia e malinconia per la finitezza delle nostre vite (non a caso e' lettura proibita dai mullah islamici).

La lettura di queste quartine e l'ascolto di queste musiche ci ammoniscono a cogliere l'attimo e a vivere con estrema consapevolezza. E contemporaneamente, a saperci annullare, nel fluire di tutte le cose: diventare parte del tutto, stemperando i nostri confini finiti in cio' che finitezza non ha.

Ad accompagnarci in questo percorso di ricerca e scoperta e' anche una voce femminile, quella della splendida cantante tunisina Dorsaf Hamdani, capace di tenere testa, per grazia, con la nostra adorata Amina Alaoui (che vi ho trasmesso varie volte recentemente a Prospettive Musicali).

Questa raccolta di lancinante bellezza esce per una eccellente etichetta francese, la Accord Croises, che ha in catalogo volumi di Ravi Shankar, Keyvan Chemirani, Hariprasad Chaurasia (che scoprii molti anni fa in un ashram nel Bihar: che piacere ogni volta che lo ritrovo sulla mia strada). E poi raccolte di musica devozionale palestinese, cinese, maliana, algerina. Roba da perdere la testa, completamente.

In rete ho trovato questo concerto/ lungometraggio. Perdetevi insieme a me nei suoni dell'oud, del tar, della darbouka, del bendir.

Buon ascolto, buona visione, buona estasi.

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