The wait
Oggi sono magicamente riuscito a non pensare a nulla.
Stavo aspettando Elisa, non Elisa l'amica di Aurelia ma Elisa l'amica di Francesca. Dovevo darle la mia guida Lonely Planet della Gran Bretagna, ma ci stavamo aspettando in due posti diversi e io nemmeno avevo il telefono con me. L'appuntamento me l'aveva dato lei nei giardino della Chiesa del Santo Sepolcro, proprio qui fuori, ma poi invece mi aspettava in un rudere di chiesa che c'e' un po' prima, sulla stessa strada, credendo che la Chiesa del Santo Sepolcro fosse quella.
Fatto sta che mi sono seduto su una panchina, una di quelle belle panchine di legno che ci sono qui nei giardini delle chiese, con la mia guida Lonely Planet in mano, ad aspettare. Fa caldo oggi a Londra, ci sono piu' di 30 gradi, ma su quella panchina all'ombra di un grande albero (che albero chiederete, ma purtroppo non li so riconoscere) si stava proprio bene.
La Chiesa del Santo Sepolcro e' su Holborn Viaduct, con tutto il suo traffico che rappresenta cosi' bene la frenesia della City. Davanti a me passavano senza interruzione file di autobus e taxi, e sul marciapiede signori accaldati in giacca e cravatta (la giacca e la cravatta d'Estate mi danno un'idea di sporco, di sudore rappreso che questi poveretti trasportano da una riunione all'altra), ragazze carine, polizia a gruppi di due o tre.
Elisa non arrivava, e infatti stava aspettandomi al rudere di chiesa piu' avanti, e io stavo li', con i pensieri sospesi, in quel tempo interrotto, a galleggiare nel nulla.
Al contrario di altre persone, io credo che aspettare abbia un suo strano, meditativo, inspiegabile fascino vagamente post rock. (Adesso pero' non approfittatene).
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Michael Ende
Claudia