Io le superfici irregolari le preferisco, voi no?

KASIMIR MALEVICH Black square, 1929

GILLIAN CARNEGIE Black square, 2002

Malevich rappresentava il sentimento puro in forma di un quadrato nero. Pero' in questo periodo mi sento piu' simile al quadrato nero di Gillian Carnegie. Forse e' la fragilita' connessa alla distanza a rendere tutto cosi' irregolare, colore che si ammassa, pennellate dense.

Pero' soddisfa piu' i sensi anche, no? E' un nero che scatena l'immaginazione il nero di Gillian Carnegie, pieno di attesa. E' inquieto, perche' i sentimenti quando sono vivi sono inquieti, non regolari come li vedeva Malevich.

Ecco, mi sento molto vivo e inquieto in questo periodo. C'e' tutto questo colore che si addensa, scivola da tutte le parti, disegna forme che non conoscevo. Io mi fermo a contemplarlo. In fondo e' un'inquietudine che mi piace molto.

Commenti

Unknown ha detto…
ma non e' blu? Blu o nero..molto intenso..smuove delle cose..come se fosse vivo..peccato che mi e' poi venuto da assimilarlo allo scenario di Lord of the Rings..:( e mi sono spaventata da quanto possiamo essere influenzati da quello che guardiamo alla tele..si alla tele..mai avrei messo 10GBP per andarlo a vedere al cinema!
Kit ha detto…
mmm, bel post, molto intenso...ma il nero io l'associo all'assenza di luce, ai colori risucchiati lì dentro e che non escono più, senza speranza. Un'immagine che collegherei più alla tristezza insomma, che alla felicità.
Anonimo ha detto…
....molto suggestivo;però, anche a me,viene in mente un'idea di assenza, una mancanza,un senso di oppressione.Ecco....in una parola ...angoscia.
Anonimo ha detto…
Concordo con Fabio sul fatto che però questo è un nero molto vivo e vibrante, di energie potenti e misteriose.
Forze vitali in subbuglio, tanto che quasi se ne sente il suono.
E senso di attesa, per scoprire cosa potranno scatenare.
vero! di grande suggestione

raffaella
Fabio ha detto…
Raffaella e Myriam hanno spiegato quello che anch'io sento. Il nero di Malevich e' assenza di luce e colori risucchiati (d'accordo con voi Kit e Claudia), mentre il nero di Gillian Carnegie e' vivo e vibrante, misterioso e potente. Nero in subbuglio, luce che chiede di uscire (e di fatto esce, se osservate bene la tela dal vero - in questi giorni alla Tate Britain). Vero Raffaella, si sente il suono di tutto quel nero, direi molto prossimo ai primi 4 minuti di "Shine on you crazy diamond". E' nero che splende come un diamante.

Posso dire una cosa che mi viene cosi'? Che bello che con voi si puo' parlare di tutto e ci si capisce sempre senza tante parole.
Anonimo ha detto…
Anacoluto nel titolo. Non ce la faccio. Più vedo i black square e più mi torna in mente la tela tagliata di Fontana. Pochi giorni fa alla Tate Modern. E mi sono tolto il desiderio bambino di poterci guardare dentro. Dentro il taglio c'e' lo stesso buio. Lo stesso nero. Il nero è dipinto. Pennellata densa. Io dico che bisogna andare li in sei, cinque fermano le guardie e uno squarcia il taglio. Liberiamo il buio. Ci state?
Fabio ha detto…
Ma non credi che i due black squares rappresentano due cose/ emozioni/ stati d'animo opposti? Malevich il silenzio, l'assenza di luce, l'uniformita' e Gillian Carnegie l'inquietudine piena di mistero, di domande, di possibilita'.

La tela di Fontana che dici l'ho vista proprio questa Domenica, con il mio cuginetto di nove anni. Ho provato a spiegargli il senso, ma insomma alla fine mi ha detto "Sono capace anch'io di fare quella cosa li'". Un paio d'ore prima ero alla Tate Britain, mi muovevo in un'istallazione di Jim Lambie, su un floor piece bellissimo e disorientante di spazio saturato. Sono entrati due bambini. La bambina, un po' piu' grandicella ha preso per mano il bimbo. Si sono guardati e lei ha detto "Wow!". Ecco, mi ha fatto pensare. Arte concettuale e senses working overtime. Io preferisco la seconda.
Unknown ha detto…
penso che il taglio di Fontana..stava anche ad indicare che si poteva trovare una tridimensionalita' direttamente sulla tela e non attraverso la rappresentazione pittorica di un oggetto a 3 dimensioni..oh i miei ricordi sono vaghi e non so se me la sono inventata di sana pianta..ma non so vedo i due quadri di cui parla Fabio suscitanti emozioni..Fontana non so.. vedo i suoi quadri piu' come una procedura intelletuale ..
Fabio ha detto…
Ecco, proprio cosi'. Emozioni e sensorialita' vs. costruzioni puramente concettuali, un po' la stessa cosa che penso anch'io.
Anonimo ha detto…
Non saprei....di primo acchito, confrontando le 2 opere si nota che il primo "entra", è un buco nero mentre il secondo "esce", è un magma prossimo all'eruzione. Il primo è inerte, il secondo è attivo, però non è vivo.
Inquietante, concordo appieno.
PiB ha detto…
Concordo nella visione del primo come assenza di movimento-colore (Malevich) mentre il secondo (Carnegie) lo sento attivamente presente. Le costruzioni concettuali come le definisci tu nascono cmq da sensazioni emotive...ti rimando ad un mio veccio post Oltrevista ...Fontana quando afferma io ho costruito non distrutto esprime concettualmente l'emozione della creazione...lui quel taglio della tela lo ha sentito e...cerca di trasmetterlo a noi
Fabio ha detto…
In foto e' come dici, ma dal vero ha queste pennellate molto spesse, questo colore libero di scivolare che da' al tutto un senso di movimento/ attivita'/ vita. Succedono delle cose sulla tela di Gillian Carnegie, e invece su quella di Malevich non accade nulla. Puo' solo sbiadirsi, come certi ricordi ai quali non pensiamo tanto spesso. Piu' ci penso e piu' mi sembrano rappresentazioni opposte. La certezza del passato (Malevich) vs. il mistero del futuro (Carnegie). Tra un po' pubblico un altro post e cambiamo discorso perche' secondo me c'e' qualche psichiatra che ci sta studiando di nascosto ;-)
Fabio ha detto…
Pib -

Sono d'accordo sul "sentire", pero' a me sembra che nel momento in cui il sentire per potersi esprimere diventa concetto si venga a creare un "passaggio logico" che, potenzialmente, fa perdere immediatezza emotiva. Una specie di "dispersione dell'emozione" se vuoi. Non e' sempre cosi' (se pensi ad artisti concettuali contemporanei come Sarah Lucas, Tracey Emin, Chris Ofili non e' affatto cosi'), ma nel caso di Fontana mi pare proprio che stia parlando alla sfera razionale (prevalentemente, e anche se per esprimere un'emozione). Non sono sicuro che quello che ho scritto sia comprensibile, lo e'?
PiB ha detto…
fabio:

c'è sempre una dipersione dell'emozione...non riesci mai a trasmettere un'emozione al 100% qlc sia la forma di espressione/trasmissione che scegli....mi ero ripromesso di trattare l'argomento sul mio blog prima o poi.....una volta visti scritto da qualche parte una frase che ora ho fatto mia....CON IL CUORE DELLA RAZIONALITA' PERCEPISCE LA RAGIONE DEI SENTIMENTI.....ecco questo spiega almeno per me....quel "passaggio logico" che logico non è poi così tanto
Anonimo ha detto…
trovo troppo bella l'alliterazione dei due neri. Il primo è vuoto. Perso. Morto. Fa presagire che l'universo si espanderà all'infinito dilapidando la nostra materia, curiosa improbabilità, nel vuoto siderale. E le distanze tra di noi diverranno infinite. Ma non se ci sarà il blog. Espanditi pure, Universo. Ci troveremo sempre. Il secondo e' pieno. Solido. Vivo. Pericoloso? Cosa ti attende nel nero? Questo universo sembra collassare su se stesso, tanto e' denso. Tanto te lo senti arrivare sulla faccia. Allora sai che faccio? Per non stare qui ad aspettare di vedere se il nero si espande o collassa, vado a vedere un'altro universo. Dietro quella tela squarciata. Poi ti scrivo da la.
Henry ha detto…
io credo che la dispersione (e successiva rielaborazione da parte di chi la fruisce) sia parte integrante dell'emozione, ovviamente e' tanto minore quanto piu' bravo e' l'artista che cerca di trasmettere l'emozione stessa.
ed e' proprio il "WOW" (fantastico!) della bambina di cui parlava fabio che da l'idea della potenza trasmissiva di un autore.

ricordo la mia prima visita alla tate, secoli fa, quando studentello educato all'arte figurativa classica snobbavo l'arte moderna (ah...come si cambia!). ricordo l'emozione, fortissima, dirompente, di trovarsi all'improvviso davanti ad un opera di Wharol...

mi e' piaciuto molto anche il "liberiamo il buio"!
Fabio ha detto…
Pib -

Sono d'accordo in parte con te. Pero' ci sono linguaggi artistici piu' o meno mediati dalla ragione, non credi? Pensa alla differenza tra una tela di Fontana e, che so, "Imagine" di John Lennon. In termini di dispersione/ amplificazione emozionale del messaggio.

Antonio -

Pero' la tela di Fontana alla Tate, pensavo l'altro giorno, e' davvero disturbante. Inghiotte, non da' tregua. Non scegli davvero di "andare a vedere l'altro universo", precipiti.

Henry -

Sarebbe l'argomento di un altro post, ma viene spontaneo domandarsi come mantenere l'atteggiamento "wow" della bambina o la tua emozione davanti a Warhol per la prima volta, quell'immediata meraviglia che dopo anni si trasforma in qualcos'altro.
Henry ha detto…
hai ragione fabio e' certamente l'argomento di un altro post (forse piu' di uno).

io da qualche hanno ho imparato a proteggere il bambino che e' in me, a farlo parlare e, sopratutto ad ascoltarlo. e certe volte e' veramente uno spasso! ;)

aspetto il tuo post sull'argomento
Unknown ha detto…
Hey Fabio..sei andato a vedere la mostra di MCCarthy? E il Turner Prize..ne vale la pena quest'anno?
Unknown ha detto…
Da buona ex-addetta ai lavori, penso che ci sia piu' emozioni in un quadro che in un disco registrato e manipolato in studio eccezion fatta per il live e anche qui dipende dall'artista e casa discografica. oh..mi e' venuta voglia di ascoltare Nick Drake..:)
Anonimo ha detto…
la mia sensibilità artisca è sotto zero, però il quadro di Carnegie mi piace perchè mi fa pensare alle venature di un tronco d'albero, vecchio e fotografato di notte, con quel caratteristico blu-nero di quando non c'è luna (Ok Miriam, anche sul mio schermo è un blu scurissimo).
Per l'altro concordo col nipotino, non venitemi a dire che quella è arte.
ciao
Auro
Fabio ha detto…
Henry -

Secondo me ci si riesce "per sottrazione", riducendo, semplificando, andando all'essenziale (come mi scriveva stamattina in una mail il mio amico Paolo). Magicamente, prendendo le distanze da quello che tu e io si fa per vivere (e che e' cio' che crea incrostanti non necessarie sovrastrutture), quell'atteggiamento viene a galla, spontaneo e sorprendente. Bella incombenza mi dai pero' a scrivere un post sull'argomento :-)

Myriam -

La mostra di McCarthy non credo andro' a vederla. Una recensione che ho letto consiglia di andare alla Whitechapel con una sick bag. Ho visto la sua personale a Hauser & Wirth l'anno scorso e mi e' bastata, credimi.

Il Turner Prize di quest'anno e' il migliore che mi ricordi. Finita l'onda lunga degli YBA, finalmente nell'arte britannica si respira aria nuova. I finalisti sono: 1) Simon Starling con un paio di installazioni sul tema della trasformazione degli oggetti/ riciclaggio/ riutilizzo 2) Darren Almond con 4 video sul tema del ricordo 3) Gillian Carnegie che riporta la pittura al Turner Prize dopo 5 anni e 4) Jim Lambie con varie sculture e un floor piece un po' meno colorato del solito ma sempre molto vibrante. Mi sono piaciuti tutti per ragioni diverse. E' un Turner Prize molto musicale anche. Silenzio desertico vs. Aphex Twin vs. Throbbing Gristle vs. Kinks (ognuna di queste cose e' associata a/ citata dai finalisti).

Il tuo giudizio sulla musica e' molto da inside trader. Io invece preferisco acccostarmi a un disco come faccio con una scultura, un quadro, ecc. Lascio che parli alla mia sfera emozionale e mi dica delle cose, evochi dei ricordi. Se succede in genere mi piace, se non accade passo ad altro.

Auro -

La tua sensibilita' artistica e' invece eccellente, perche' Gillian Carnegie vuole proprio evocare forme naturali viste di notte con il suo "Black square". Sul secondo commento: un punto in piu' per il mio cuginetto Vincenzo allora.
Unknown ha detto…
appunto .. come gli scenari di Lord of the ring