Scene da un matrimonio
[Taraf de Haidouks, South Bank, Novembre 2007]
La casa dove stanno i miei genitori e' esattamente al confine tra Piemonte e Lombardia. Tipo che se te ne stai in soggiorno a leggere un libro sei in Piemonte e se ti alzi e vai in cucina a prendere un bicchier d'acqua sei gia' in Lombardia.
La cosa ha i suoi innegabili vantaggi. Per esempio. Io adoro i telegiornali regionali. Quelli nazionali no, mi fanno schifo, ma le notizie sulle feste patronali e la vecchina che compie 104 anni e la vedi in una baita di montagna senza riscaldamento e con un bel fiasco di quello buono davanti, quelle le trovo irresistibili, non vedrei altro.
A casa dei miei genitori di TG regionali ne vedi addirittura due. Su canali diversi: sul canale 3 vedi la Lombardia, su uno un bel po' piu' avanti, il 16 mi pare, vedi il Piemonte. Quando ti rompi di sentire parlare della crisi dei trasferimenti regionali negli asili infantili di Brescia giri e opla' ti vedi un bel servizio su una rapina all'ufficio postale di Cuneo.
Ovvio che quando torno in Italia e passo dai miei, alle 19.25 sono gia' li' semi-ipnotizzato sul divano con la bottoniera stretta in mano che aspetto che finiscano le notizie di sport del TG3, per godermi finalmente un bel pezzo sull'albanese ubriaco con la Mercedes che ha travolto a 170 all'ora una mamma con carrozzina a Boario Terme e poi opla' un'intervista all'allevatore di Susa che ha una mucca che fa 40 litri di latte al giorno.
Un giorno, non ricordo piu' se era primavera o gia' estate, mentre sono li' che salto dal Piemonte alla Lombardia e opla' ritorno, non credo ai miei occhi. Stanno parlando del rapporto dei lombardi con il sistema sanitario, e salta fuori lei, la Isa C.
Uno choc dal quale mi devo ancora riprendere. La Isa C. non la vedevo da almeno dieci anni. Era una mia collega quando eravamo entrambi giovani ricercatori all'istituto del mio prof di psicologia sociale. Eravamo vicini di ufficio. Isa hai preso tu il registratore dalla mia scrivania?, Isa mi rivedi la traccia di intervista che dobbiamo passare a Claudio?, Isa sai quando Claudio passa in istituto?, tutto cosi' per anni. Poi piu' nulla. Fino a quando te la rivedi in televisione. E ti viene voglia di domandarle Isa ma cosa stai facendo li' dentro, e poi di chiederle di fermarsi a cenare con noi, mamma prepara un piatto di riso in piu' che abbiamo un'ospite, adesso le dico di venire fuori dalla televisione.
Della Isa ricordo, piu' di ogni altra cosa, il suo matrimonio. Che aveva tenuto segreto a tutti. Un Lunedi' arriva, e ciao Isa, com'e' andato il fine settimana, bene, mi sono sposata. E poi via con quella risata che era completamente copyright Isa C. e che mi ricordo ancora come se stesse ridendo in questo momento.
Il matrimonio della Isa C. resta per me l'ideal-tipo weberiano di ogni matrimonio, un esempio che tutti quelli che vogliono sposarsi dovrebbero seguire senza pensarci un secondo. Solo la Isa, il marito e i testimoni. Basta. A Levanto, nell'ufficio comunale. E poi, immediatamente dopo la frugale cerimonia in abiti rigorosamente civili, corsa sulla spiaggia e bagno in mare. Finito.
Lei era li' alla tele che stava parlando di cure ospedali specialisti diabete ipertensione e io invece me la vedevo in quel matrimonio che era capolavoro minimalista e gioia e rivoluzione e andate tutti a cagare questo e' un momento del tutto nostro e ce lo godiamo noi e affanculo i fotografi i ristoranti le bomboniere il karaoke i baci in pubblico e la zia Pinuccia.
Ecco, allora. Io alla mia veneranda eta' ormai mi sa che non trovo piu' nessuno che pensi anche lontanamente di sposarsi con me. Sapete quelle mele un po' ammaccate che restano nella cesta del supermercato per ultime e non le vuole piu' nessuno, io sono cosi'.
Se pero' mai dovesse succedere per qualsiasi ragione, vorrei che succedesse in riva al mare, senza invitati rompicoglioni e preti e chiese e pranzo di nozze e vestito e regali che delle vostre pentole non me ne faccio un cazzo che ne ho gia' finche' voglio di pentole. Un bel bagno e via che si parte per un bel viaggio, una roba tipo i vecchi interrail con gli zaini e le mete che te le pensi di giorno in giorno a seconda del tempo e di come ti gira quel giorno li' e degli altri viaggiatori che incontri e ti dicono dovete andare li' che per arrivarci c'e' un sentiero che e' una figata e poi quando scendete c'e' un posto dove fanno delle torte buonissime.
Solo una cosa pero' dopo il bagno e prima di salire sul treno mi piacerebbe. Lo sapete gia' se leggete questo blog. Un po' di musica, ovvio. Li' sulla spiaggia. Che sia di violini e fisarmoniche e velocissima e danzabile e chiassosa e suonata da zingari veri. Con in testa tutti i miei Pere Ubu e Lou Reed e Joanna Newsom, pero' per me la musica delle feste e' comunque solo quella degli zingari, quella che appena la senti ti fa sorridere e saltare e battere le mani ed essere felice senza ragione.
Poi partirei tutto contento.
Adesso aspettate un attimo che torno con i piedi per terra, mi ci vorra' un po' ma poi come sempre dovrei farcela.
[Taraf de Haidouks, Latcho drom]
La casa dove stanno i miei genitori e' esattamente al confine tra Piemonte e Lombardia. Tipo che se te ne stai in soggiorno a leggere un libro sei in Piemonte e se ti alzi e vai in cucina a prendere un bicchier d'acqua sei gia' in Lombardia.
La cosa ha i suoi innegabili vantaggi. Per esempio. Io adoro i telegiornali regionali. Quelli nazionali no, mi fanno schifo, ma le notizie sulle feste patronali e la vecchina che compie 104 anni e la vedi in una baita di montagna senza riscaldamento e con un bel fiasco di quello buono davanti, quelle le trovo irresistibili, non vedrei altro.
A casa dei miei genitori di TG regionali ne vedi addirittura due. Su canali diversi: sul canale 3 vedi la Lombardia, su uno un bel po' piu' avanti, il 16 mi pare, vedi il Piemonte. Quando ti rompi di sentire parlare della crisi dei trasferimenti regionali negli asili infantili di Brescia giri e opla' ti vedi un bel servizio su una rapina all'ufficio postale di Cuneo.
Ovvio che quando torno in Italia e passo dai miei, alle 19.25 sono gia' li' semi-ipnotizzato sul divano con la bottoniera stretta in mano che aspetto che finiscano le notizie di sport del TG3, per godermi finalmente un bel pezzo sull'albanese ubriaco con la Mercedes che ha travolto a 170 all'ora una mamma con carrozzina a Boario Terme e poi opla' un'intervista all'allevatore di Susa che ha una mucca che fa 40 litri di latte al giorno.
Un giorno, non ricordo piu' se era primavera o gia' estate, mentre sono li' che salto dal Piemonte alla Lombardia e opla' ritorno, non credo ai miei occhi. Stanno parlando del rapporto dei lombardi con il sistema sanitario, e salta fuori lei, la Isa C.
Uno choc dal quale mi devo ancora riprendere. La Isa C. non la vedevo da almeno dieci anni. Era una mia collega quando eravamo entrambi giovani ricercatori all'istituto del mio prof di psicologia sociale. Eravamo vicini di ufficio. Isa hai preso tu il registratore dalla mia scrivania?, Isa mi rivedi la traccia di intervista che dobbiamo passare a Claudio?, Isa sai quando Claudio passa in istituto?, tutto cosi' per anni. Poi piu' nulla. Fino a quando te la rivedi in televisione. E ti viene voglia di domandarle Isa ma cosa stai facendo li' dentro, e poi di chiederle di fermarsi a cenare con noi, mamma prepara un piatto di riso in piu' che abbiamo un'ospite, adesso le dico di venire fuori dalla televisione.
Della Isa ricordo, piu' di ogni altra cosa, il suo matrimonio. Che aveva tenuto segreto a tutti. Un Lunedi' arriva, e ciao Isa, com'e' andato il fine settimana, bene, mi sono sposata. E poi via con quella risata che era completamente copyright Isa C. e che mi ricordo ancora come se stesse ridendo in questo momento.
Il matrimonio della Isa C. resta per me l'ideal-tipo weberiano di ogni matrimonio, un esempio che tutti quelli che vogliono sposarsi dovrebbero seguire senza pensarci un secondo. Solo la Isa, il marito e i testimoni. Basta. A Levanto, nell'ufficio comunale. E poi, immediatamente dopo la frugale cerimonia in abiti rigorosamente civili, corsa sulla spiaggia e bagno in mare. Finito.
Lei era li' alla tele che stava parlando di cure ospedali specialisti diabete ipertensione e io invece me la vedevo in quel matrimonio che era capolavoro minimalista e gioia e rivoluzione e andate tutti a cagare questo e' un momento del tutto nostro e ce lo godiamo noi e affanculo i fotografi i ristoranti le bomboniere il karaoke i baci in pubblico e la zia Pinuccia.
Ecco, allora. Io alla mia veneranda eta' ormai mi sa che non trovo piu' nessuno che pensi anche lontanamente di sposarsi con me. Sapete quelle mele un po' ammaccate che restano nella cesta del supermercato per ultime e non le vuole piu' nessuno, io sono cosi'.
Se pero' mai dovesse succedere per qualsiasi ragione, vorrei che succedesse in riva al mare, senza invitati rompicoglioni e preti e chiese e pranzo di nozze e vestito e regali che delle vostre pentole non me ne faccio un cazzo che ne ho gia' finche' voglio di pentole. Un bel bagno e via che si parte per un bel viaggio, una roba tipo i vecchi interrail con gli zaini e le mete che te le pensi di giorno in giorno a seconda del tempo e di come ti gira quel giorno li' e degli altri viaggiatori che incontri e ti dicono dovete andare li' che per arrivarci c'e' un sentiero che e' una figata e poi quando scendete c'e' un posto dove fanno delle torte buonissime.
Solo una cosa pero' dopo il bagno e prima di salire sul treno mi piacerebbe. Lo sapete gia' se leggete questo blog. Un po' di musica, ovvio. Li' sulla spiaggia. Che sia di violini e fisarmoniche e velocissima e danzabile e chiassosa e suonata da zingari veri. Con in testa tutti i miei Pere Ubu e Lou Reed e Joanna Newsom, pero' per me la musica delle feste e' comunque solo quella degli zingari, quella che appena la senti ti fa sorridere e saltare e battere le mani ed essere felice senza ragione.
Poi partirei tutto contento.
Adesso aspettate un attimo che torno con i piedi per terra, mi ci vorra' un po' ma poi come sempre dovrei farcela.
[Taraf de Haidouks, Latcho drom]
Commenti
Loro due e i testimoni. Fine.
La nonna indossava un vestito lungo, grigio perla e nero, e una pelliccia, che dubito fosse bianca.
Finita la cerimonia gli sposini si recarono nel paesino di poche anime dove il nonno era medico condotto e aveva una casa.
La' i paesani, a loro insaputa, avevano organizzato una specie di festicciola con fuochi d'artificio, ma niente di esagerato, era gente semplice.
E io ho sempre detto che, semmai dovessi un giorno (???) sposarmi, sara' DI SICURO come i nonni. ;-)
Mamma con gonna lunga alla zingara e papĆ con cappottino e pantaloni a zampa.
E sono ancora lƬ in perfetta simbiosi buffi e innamorati.
Oh sƬ, bello quando ĆØ cosƬ... :)
PerĆ² sono ancora insieme
Auro
bellissima la musica, soprattutto ascoltata a quest'ora in ufficio!
a me ĆØ tornata alla mente una vecchia canzone di De AndrĆØ (che poi aveva tradotto dal grande Brassens) dal titolo Marcia Nuziale! forse qualcuno la ricorda!
cambio timidamente argomento: ma hai visto i Taraf dal vivo per caso? loro sono la prova tangibile che il mondo potrebbe ancora salvarsi, e poi spammo umilmente per sottolineare una piacevole coincidenza e che coincidenza non ĆØ mai.
a presto!
Se prendo la macchina in meno 5 minuti sono in Lombardia ed ho l'accento lombardo anche se vivo (per pochissimi km) in Piemonte.
Ho un amore smisurato per le storie di pietra (di case, cantine, vini, divani, muri ecc...)
Ecco, casomai quello, una festa preparata per te. Ma non una che tu prepari per te stesso. I matrimoni tradizionali mi sembrano brutti e tristissimi. Ci sposiamo il tal giorno e qui c'e' la lista nozze. Ma che cazzo volete da me, sposatevi, se poi voglio farvi un regalo ve lo faccio lo stesso e almeno ho la possibilita' di usare la mia fantasia.
Cassandra -
Ma che bello, mi sembra di vederli! Poi nel '73, e sai che quando davanti all'anno c'e' il 7 io mi sciolgo. Pantaloni a zampa e gonna da zingara: adesso chiudo gli occhi e me li immagino.
Auro -
Si' beh Lella non ce la vedo a tirare una bestemmia fuori dalla chiesa! :-) Il velo, il velo... il problema e' ostinarsi a sposarsi bardati da carnevale, mica il vento!
Lophelia -
Ti racconto una cosa molto personale. Quando mi laureai, fui assolutamente drastico: dissi a chi conosceva la data di non venire, e a tutti gli altri non dissi nulla.
Arrivai alla sessione da solo, e mi trovai circondato da famiglie intere con nonne e nipoti di 2 anni che frignavano, gruppi di 30 amici pronti a fare casino, ecc. Io ero li' da solo, in un angolo, a rileggere la tesi e ad aspettare che mi chiamassero.
Quando venne il mio turno entrai e iniziai a raccontare quello che avevo scritto. A un certo punto sentii la porta dietro di me aprirsi ma non ci feci caso.
Quando fu tutto finito, mi alzai e mi voltai per uscire, e li' seduta dietro di me c'era la mia amica Simona che sorrideva.
Beh non sai come sono stato contento che ci fosse qualcuno. Siamo usciti di corsa, schivando i fotografi rompicoglioni, e sempre di buon passo siamo arrivati al Ticino. Li' abbiamo visto una latteria, ci siamo fatti dare mezzo litro di latte e due bicchieri di plastica e siamo andati a sorseggiare latte guardando il fiume.
E' un ricordo bellissimo. Se Simona mi avesse ascoltato, adesso non avrei nessun ricordo. Sono sicuro che da lassu' dove e' adesso, Simona legge queste righe e sorride ancora.
Quindi si', non ascoltateli mai quelli che dicono che non vogliono nessuno attorno. Non vogliono il casino, ma qualcuno attorno lo vogliono, e di solito queste persone che loro vogliono hanno un sesto senso e lo sanno e ci sono, con macchina fotografica e tutto :-)
Bloggo -
Sai quell'understatement inglese? Mi sa che mi sta entrando dentro, ecco.
Borguez -
Letto tutto d'un fiato, e' scritto benissimo. Sono molto d'accordo con te che chi ascolta Beirut del primo dico e A Hawk and a Hacksaw troverebbe nei Taraf le radici di quella musica. Molto bello quello che dici su "salvaguardata dagli anziani che si mischia con il virtuosismo dei giovani".
Si', li ho visti dal vivo una decina di giorni fa al South Bank. Ero comodamente seduto in quarta fila centrale, ma non riuscivo a stare fermo. Ti trascinano via con loro e diventi uno dei viaggiatori delle loro canzoni. O il protagonista di Gadjo Dilo, altro fondamentale film di Gatliff.
Sono persone troppo alla mano, alla fine del concerto la gente saliva sul palco a farsi fotografare con loro e loro scherzavano con tutti.
Atmosfera strapaesana nel cuore di Londra, un calore umano che si spandeva tutto attorno e che scaldava il cuore.
Myriamba -
Sa un po' troppo di matrimonio per i miei gusti, ma si', e' accettabile.
Paul -
Non l'ho visto ma mi piacerebbe molto. Per fortuna l'ICI la devono pagare una volta sola. E anche il canone RAI, ma vedi 2 TG regionali, vuoi mettere?
Chiara -
Adesso scopriamo che siamo stati vicini di casa... Pero' l'accento lombardo non prenderlo ne'!
Le case di pietra sono una buona ragione per vedere i TG regionali e per non guardare quelli nazionali. A pensarci, sembrano due Italie del tutto diverse. Quella dei TG regionali e' ancora rurale, quella dei TG nazionali gia' rincoglionita e berlusconizzata.
A proposito, mentre scrivevo questo mi e' venuto in mente: avete notato che il nano non ha mai cercato di mettere le mani del tutto sui TG regionali? Contro le case di pietra nemmeno i suoi fantastiliardi possono nulla.
sono Sara ti scrivo da Londra.
Mi daresti un indirizzo email a cui contattarti?
Grazie mille!!
Sara
parte da un argomento ed arriva a tuttaltro
liar
Devo ammettere che il tuo nick mi mette un po' in difficolta' per altro, non so se crederti...