L'anima nera della riva sinistra
[Radio Popolare, Marzo 2008]
Un giorno bisognerebbe cercare di capire il rapporto tra musica che si ascolta e luogo geografico nel quale si vive. Quanto la musica che ascolti e' funzione del desiderio di fuga dal qui e ora, di oblio del presente.
Mi sono spesso domandato se davvero la musica britannica di questi anni fa cosi' schifo come penso, oppure se molto piu' semplicemente sono io a cercare di prendere le distanze meglio che posso da questo luogo e tempo e a cercare rifugio altrove.
In questi giorni, un riparo sicuro me lo sta offrendo il jazz piu' astratto, quello che chiamano spiritual jazz. Ascolto per ore intere senza stancarmi Sun Ra, Art Blakey, Phil Ranelin, Philip Cohran, Bill Dixon, Matana Roberts.
Ma l'album che gira piu' spesso di questi tempi nel mio lettore e' un dischetto pubblicato nel 1974 dalla francese Chant du Monde. Lo incisero il saxofonista Hal Singer e il pianista Jef Gilson, entrambi in quegli anni expat americani a Parigi. Si intitola Soul of Africa, un titolo che fa gia' capire tutto.
La musica e' jazz che torna ad abbeverarsi alle sorgenti eterne della musica e del ritmo, l'Africa.
Hal Singer ho calcolato che adesso ha 89 anni. Ancora recentemente si e' esibito insieme a Charlie Watts. Vive tuttora a Parigi, ed e' ancora in forma. Il jazz spirituale evidentemente mantiene sempre giovani.
Jef Gilson era un pianista californiano che dopo un lungo periodo in giro per il Medio Oriente e in Madagascar, decide di stabilirsi nella capitale francese. Dove mette insieme un settetto di musicisti che ebbe la particolarita' (proprio come il gruppo di Sun Ra) di introdurre il suono dell'organo in una formazione jazz.
Difficile descrivere Soul of Africa, va necessariamente ascoltato. Grazie ai suoi 5 viaggi in nel continente nero, Singer infonde di spirito africano e caraibico la materia jazz. Ritmi high life incontrano frammenti di Coltrane.
Il disco esce per l'olandese Kindred Spirits, nella collana Free Spirits. Piu' liberi di cosi' e' impossibile. Mettete un po' di Rive Gauche nel vostro fine settimana.
[Un paio di righe su questa campagna elettorale che mi e' piaciuta moltissimo. Pura commedia dell'arte. Prendiamo i fucili, non gliela do, perizia psichiatrica ai magistrati, Totti fuori di testa. Strepitoso, un calore umano che qui ce lo sognamo. E chi se ne frega dei precari, dell'ambiente, dei rating internazionali, della crescita zero. Il Paese sta per consegnarsi ancora una volta per cinque anni nelle mani del nano giullare e dei suoi camerati. Il progetto piduista di Gelli e' salvo. La televisione ha ancora una volta fatto un eccellente lavoro di annullamento di qualsiasi coscienza critica. Ora non resta che terminare l'opera, cancellando la Resistenza dai libri di storia e sostituendo Mangano a Gramsci. E sono passati solo 40 anni.]
[Hal Singer Jef Gilson dr. Lloyd - Miller Le Grand Bidou]
Un giorno bisognerebbe cercare di capire il rapporto tra musica che si ascolta e luogo geografico nel quale si vive. Quanto la musica che ascolti e' funzione del desiderio di fuga dal qui e ora, di oblio del presente.
Mi sono spesso domandato se davvero la musica britannica di questi anni fa cosi' schifo come penso, oppure se molto piu' semplicemente sono io a cercare di prendere le distanze meglio che posso da questo luogo e tempo e a cercare rifugio altrove.
In questi giorni, un riparo sicuro me lo sta offrendo il jazz piu' astratto, quello che chiamano spiritual jazz. Ascolto per ore intere senza stancarmi Sun Ra, Art Blakey, Phil Ranelin, Philip Cohran, Bill Dixon, Matana Roberts.
Ma l'album che gira piu' spesso di questi tempi nel mio lettore e' un dischetto pubblicato nel 1974 dalla francese Chant du Monde. Lo incisero il saxofonista Hal Singer e il pianista Jef Gilson, entrambi in quegli anni expat americani a Parigi. Si intitola Soul of Africa, un titolo che fa gia' capire tutto.
La musica e' jazz che torna ad abbeverarsi alle sorgenti eterne della musica e del ritmo, l'Africa.
Hal Singer ho calcolato che adesso ha 89 anni. Ancora recentemente si e' esibito insieme a Charlie Watts. Vive tuttora a Parigi, ed e' ancora in forma. Il jazz spirituale evidentemente mantiene sempre giovani.
Jef Gilson era un pianista californiano che dopo un lungo periodo in giro per il Medio Oriente e in Madagascar, decide di stabilirsi nella capitale francese. Dove mette insieme un settetto di musicisti che ebbe la particolarita' (proprio come il gruppo di Sun Ra) di introdurre il suono dell'organo in una formazione jazz.
Difficile descrivere Soul of Africa, va necessariamente ascoltato. Grazie ai suoi 5 viaggi in nel continente nero, Singer infonde di spirito africano e caraibico la materia jazz. Ritmi high life incontrano frammenti di Coltrane.
Il disco esce per l'olandese Kindred Spirits, nella collana Free Spirits. Piu' liberi di cosi' e' impossibile. Mettete un po' di Rive Gauche nel vostro fine settimana.
[Un paio di righe su questa campagna elettorale che mi e' piaciuta moltissimo. Pura commedia dell'arte. Prendiamo i fucili, non gliela do, perizia psichiatrica ai magistrati, Totti fuori di testa. Strepitoso, un calore umano che qui ce lo sognamo. E chi se ne frega dei precari, dell'ambiente, dei rating internazionali, della crescita zero. Il Paese sta per consegnarsi ancora una volta per cinque anni nelle mani del nano giullare e dei suoi camerati. Il progetto piduista di Gelli e' salvo. La televisione ha ancora una volta fatto un eccellente lavoro di annullamento di qualsiasi coscienza critica. Ora non resta che terminare l'opera, cancellando la Resistenza dai libri di storia e sostituendo Mangano a Gramsci. E sono passati solo 40 anni.]
[Hal Singer Jef Gilson dr. Lloyd - Miller Le Grand Bidou]
Commenti
da un po' di tempo non partecipo ma sono sempre presente (almeno come lettore). Riprendo la parte conclusiva del tuo intervento e mi chiedo: ma davvero c'ĆØ una parte (presumo consistente) del paese che ancora decide di dare fiducia al nano giullare? Mossi da cosa? Da un anziano con trapianto di capelli e cerone in abbondanza che va in giro a dire cosa gli passa per la testa senza che nessuno si indigni? E' possibile che ancora esiste che decide di votarlo?
Digio
E' comprensibile che voti il nano gente che deve difendere certi interessi. Quello di cui non riesco a capacitarmi ĆØ che lo voti chi guadagna mille euro al mese. Non ci riesco proprio, forse appunto perchĆ© vorrebbe dire rassegnarsi all'idiozia del proprio paese.
Ho letto su Repubblica tempo fa la scomposizione per classi sociali dell'elettorato e c'e' da mettersi le mani nei capelli. Oltre il 50% degli operai vota questa impresentabile destra. Altri elettori forti di questa gente sono le casalinghe.
Pero' guardandomi attorno quando sono in Italia un po' capisco perche'. Intanto, c'e' un problema forte di comunicazione nel centro- sinistra. Parlano di risanamento, liberalizzazioni, crescita del PIL. Cazzo gliene frega alle casalinghe.
E il vecchio operaio che torna a casa stanco dalla fabbrica, apre la televisione e vuole vedere tette esibite e fiche immaginate, balletti e applausi, soldi regalati, risate sguaiate e carne a volonta'. E chi gliele da queste cose? E non vogliamo poi ringraziarlo con un voto?
Poi c'e' tutta la faccenda dell'auto-rappresentazione. Se io sono un'operaio, me lo voglio dimenticare prima possibile appena tolta la tuta. E allora rincorro uno status superiore, meglio se esibito. Faccio le rate e i debiti, ma compro il macchinone. E dei lavoratori secondo il lessico Bertinotti me ne frego, io non ne faccio parte.
E cosi' siamo arrivati a questo punto.