Just as long as Meltdown is safe from harm tonight
[Massive Attack - Royal Festival Hall, Giugno 2008]
I preziosi tagliandi per il Meltdown li hanno messi in vendita all'inizio di Maggio, in un periodo nel quale non ero a Londra e fuori dalla portata di un computer. Tornato in citta' mi sono precipitato al box office della Royal Festival Hall. Troppo tardi, tutti gli eventi che mi interessavano sold out.
Sabato passo di li' attorno alle 5 del pomeriggio, e mi dicono che non prevedono la consueta coda dei returns. Mi spiegano che c'e' stato un disguido, che i biglietti sono partiti con la posta di seconda classe e che molti spettatori hanno telefonato per dire di non averli ricevuti. Siamo solo in quattro, non riusciamo a organizzare la redistribuzione. Pero', insomma, se torni tra un po' mi fa capire la simpatica impiegata con un forte accento spagnolo.
Resto nei paraggi, prima raccolgo un po' di leaflets, poi attacco bottone con un'inglese biondina simpatica che aspetta un'amica. Di dove sei, cosa fai, le solite cose. Solo che lei, scopro, lavora alla BBC, fa la producer di documetari. Senti ma non e' che tu che sei alla BBC conosci qualcuno che lavora qui perche' io sto cercando un paio di biglietti per questa sera sai com'e. Si' conosco Tommy. Aspettami qui. Va a parlare con Tommy, che risulta essere un supervisor. Gli fa gli occhi dolci, dolcissimi anzi, e poi mi indica. Tommy mi guarda e mi fa segno di avvicinarmi. Va dietro a una cassa del box office. Ti vanno bene due stalls? Due s-t-a-l-l-s? Vuoi dire proprio nelle prime file davanti al palco? Si'.
I Massive salgono sul palco ed e' un boato. Ma il concerto non inizia immediatamente. Prende la parola un ragazzo biondo che si chiama Clive Stafford Smith e fa l'avvocato per alcuni detenuti di Guantanamo. Dice so che siamo tutti qui per ascoltare i Massive Attack, ma loro mi hanno invitato a raccontarvi alcune cose e a parlarvi della manifestazione contro Bush di domani. Parla e lo ascoltiamo con attenzione. Quando nomina George Bush e' un secondo boato, ma questa volta di disapprovazione.
Il ragazzo biondo annuncia i Massive e il concerto ha inizio. I primi brani sono tutti nuovi, dal disco che esce a Ottobre. Cosi', a un primo ascolto, mi verrebbe da dire molto piu' ritmici e arrabbiati rispetto ai dischi precedenti, piu' duri, piu' squadrati. Non fanno molte concessioni al passato i Massive. Sale sul palco la cantautrice americana Stephanie Dosen con chitarra candida, e Teradrop e' la prima traccia riconoscibile. Ma l'intenzione e' quella di vedere che effetto fanno le cose nuove.
Loro suonano al buio, le luci, quando ci sono, sono dietro, proiettate sul pubblico. Un pannello posto dietro i musicisti prima proietta colori e disegni, e poi requisitorie anti guerra. Scorrono i numeri dei morti civili in Iraq, dei rifugiati afghani, i giorni di possibile detenzione senza accuse, che da settimana scorsa qui in Gran Bretagna sono saliti a 42.
Su Safe from harm, in versione allungata, con il pubblico ormai tutto in piedi a ballare, scorre una requisitoria per l'impeachment di Bush, con tutte le violazioni del diritto internazionale di questa sciagurata e per fortuna morente amministrazione.
Finale, inevitabilmente, con Unfinished sympathy, e poi con una traccia nuova con Robert del Naja alla voce. Parte adagio, e sembra una scelta singolare per un bis, ma e' un crescendo inarrestabile.
Il 22 suonano ancora, e il mio consiglio e' di non perderli. Usciamo dall'auditorium. Nel foyer suonano due pazzi che fanno una techno casino d'inferno. Alla Queen Elizabeth Hall sta iniziando la serata Silent Disco. In questi anni mi sono mancati i Massive Attack, penso, mentre sul ponte di Waterloo aspetto il 243 che mi riportera' a casa.
[Massive Attack - Safe From Harm]
I preziosi tagliandi per il Meltdown li hanno messi in vendita all'inizio di Maggio, in un periodo nel quale non ero a Londra e fuori dalla portata di un computer. Tornato in citta' mi sono precipitato al box office della Royal Festival Hall. Troppo tardi, tutti gli eventi che mi interessavano sold out.
Sabato passo di li' attorno alle 5 del pomeriggio, e mi dicono che non prevedono la consueta coda dei returns. Mi spiegano che c'e' stato un disguido, che i biglietti sono partiti con la posta di seconda classe e che molti spettatori hanno telefonato per dire di non averli ricevuti. Siamo solo in quattro, non riusciamo a organizzare la redistribuzione. Pero', insomma, se torni tra un po' mi fa capire la simpatica impiegata con un forte accento spagnolo.
Resto nei paraggi, prima raccolgo un po' di leaflets, poi attacco bottone con un'inglese biondina simpatica che aspetta un'amica. Di dove sei, cosa fai, le solite cose. Solo che lei, scopro, lavora alla BBC, fa la producer di documetari. Senti ma non e' che tu che sei alla BBC conosci qualcuno che lavora qui perche' io sto cercando un paio di biglietti per questa sera sai com'e. Si' conosco Tommy. Aspettami qui. Va a parlare con Tommy, che risulta essere un supervisor. Gli fa gli occhi dolci, dolcissimi anzi, e poi mi indica. Tommy mi guarda e mi fa segno di avvicinarmi. Va dietro a una cassa del box office. Ti vanno bene due stalls? Due s-t-a-l-l-s? Vuoi dire proprio nelle prime file davanti al palco? Si'.
I Massive salgono sul palco ed e' un boato. Ma il concerto non inizia immediatamente. Prende la parola un ragazzo biondo che si chiama Clive Stafford Smith e fa l'avvocato per alcuni detenuti di Guantanamo. Dice so che siamo tutti qui per ascoltare i Massive Attack, ma loro mi hanno invitato a raccontarvi alcune cose e a parlarvi della manifestazione contro Bush di domani. Parla e lo ascoltiamo con attenzione. Quando nomina George Bush e' un secondo boato, ma questa volta di disapprovazione.
Il ragazzo biondo annuncia i Massive e il concerto ha inizio. I primi brani sono tutti nuovi, dal disco che esce a Ottobre. Cosi', a un primo ascolto, mi verrebbe da dire molto piu' ritmici e arrabbiati rispetto ai dischi precedenti, piu' duri, piu' squadrati. Non fanno molte concessioni al passato i Massive. Sale sul palco la cantautrice americana Stephanie Dosen con chitarra candida, e Teradrop e' la prima traccia riconoscibile. Ma l'intenzione e' quella di vedere che effetto fanno le cose nuove.
Loro suonano al buio, le luci, quando ci sono, sono dietro, proiettate sul pubblico. Un pannello posto dietro i musicisti prima proietta colori e disegni, e poi requisitorie anti guerra. Scorrono i numeri dei morti civili in Iraq, dei rifugiati afghani, i giorni di possibile detenzione senza accuse, che da settimana scorsa qui in Gran Bretagna sono saliti a 42.
Su Safe from harm, in versione allungata, con il pubblico ormai tutto in piedi a ballare, scorre una requisitoria per l'impeachment di Bush, con tutte le violazioni del diritto internazionale di questa sciagurata e per fortuna morente amministrazione.
Finale, inevitabilmente, con Unfinished sympathy, e poi con una traccia nuova con Robert del Naja alla voce. Parte adagio, e sembra una scelta singolare per un bis, ma e' un crescendo inarrestabile.
Il 22 suonano ancora, e il mio consiglio e' di non perderli. Usciamo dall'auditorium. Nel foyer suonano due pazzi che fanno una techno casino d'inferno. Alla Queen Elizabeth Hall sta iniziando la serata Silent Disco. In questi anni mi sono mancati i Massive Attack, penso, mentre sul ponte di Waterloo aspetto il 243 che mi riportera' a casa.
[Massive Attack - Safe From Harm]
Commenti
fra l'altro ierinotte mi ĆØ tornato in sogno un ricordo, e ora mi fai venire in mente che i M.A. ne erano la colonna sonora.
sono sicura che il primo a fare gli occhi dolci, dolcissimi sei stato tu,caro Fabio! :P
...bellissimo racconto :)
z.
Allora era Protection direi.
Zoe -
Anche un po' supplichevoli devo dire, poi ho preso coraggio (e se davvero tu vuoi vivere una vita luminosa e piu' fragrante, come cantava il Poeta).
Adesso vado a riempirmi gli occhi con le tue foto.
invidio il fatto che tu, i massive, sei andato a vederli, mentre io, dopo aver controllato un po' di registrazioni youtub-istiche, ho deciso che quella perfezione sonora tutta loro, dal vivo, proprio non mi sembra ci sia.
prendi 100th window, chƩ sono 4 anni che gira nel mio cd player, il primo minuto ipnotico di Future Proof, il crescendo irreale di Everywhen, ed ancora cosa nuove scopro, e non mi stanco mai...
Sono sicuro che London Calling passera' alla storia della blogosfera per avere ben 2 lettori (cioe' dire un'incidenza del 20% sul totale) che si chiamano Auro :)
Beh, tu mi invidierai per un giorno, ma io ti invidio per i rimanenti 364 dell'anno considerando il luogo in cui vivi...
I Massive li ho visti due volte, una prima volta ai tempi di Protection, in un festival all'aperto a Finsbury Park, e poi molti anni dopo alla Royal Festival Hall.
Concerti molto diversi. A Finsbury Park, al tramonto, sembrava di assistere a una festa, una elebrazione. Una quindicina di anni dopo, i Massive hanno dovuto dimostrare di essere ancora all'altezza della fama acquisita molto tempo prima. Loro stessi, parlando del Meltdown al Guardian, dissero qualcosa del tipo speriamo di non essere i primi a fuck it up.
C'era una certa tensione, e il venue e' decisamente di quelli importanti. Tutti seduti, una sala dall'acustica perfetta, usata il piu' delle volte per ospitare nomi di primo piano della classica. C'era moltissima attesa.
L'impressione e' stata proprio che loro ce l'avessero messa tutta per ricreare quella incredibile magia e precisione alal quale ti riferisci. Tutto, assolutamente tutto, andava oltre il livello di perfezione: i suoni, le luci, l'acustica, i tempi.
Quando ho letto che il prossimo album e' stato ritardato di 3 mesi sulla data di pubblicazione, non mi sono stupito. Immagino che i Massive abbiano lavorato 25 ore al giorno per riuscire a realizzare uno spettacolo (piu' che un concerto quindi) cosi' impressionantemente bello.
Guarda, ti rivelo una cosa. Quando e' finito la prima cosa che ho detto, ancora imbambolato da cosi' tanta bellezza, e' stata: uno dei 5 concerti piu' belli della mia vita.
Ora non so, ne ho visti davvero tanti in tutti questi anni, ma se non uno dei primi 5, almeno uno dei primi 10.
Se ti capita non perderli.
E leggi, se ti fa piacere, la bella intervista ai loro colleghi Portishead, sul Guardian di oggi:
http://arts.guardian.co.uk/filmandmusic/story/0,,2286310,00.html.
Quanto ai Portishead, ormai il dvd del loro concerto al Roseland ha i solchi.
CiĆ³ detto, l'ultimo LP mi ha deluso, come tutti. ServirĆ” molto tempo perchĆ© lo possa capire, perchĆ© mi 'arrivi' cosĆ per come Ć© stato inteso e voluto.
A presto, A.
A presto, fatti sentire se passi di qui.