L'Internazionale
Poi vengono dei momenti speciali, che scandiscono la differenza tra un prima e un dopo. Prima ti senti estraneo a tutto e poi, improvvisamente, completamente dentro alla tua vita. A me capita sempre con Londra. Mi ci vogliono qualcosa tipo 10 giorni a riabituarmi a ritmi e distanze, lontananze e mancanze.
Questa volta e' successo grazie a Hymnen di Stockhausen, sentito Sabato sera al Barbican. Stockhausen e il Barbican sono esattamente la stessa cosa, con la sola trascurabile differenza che uno e' una persona e l'altro un quartiere. Poi basta, le differenze sono insignificanti.
Sentire Stockhausen al Barbican e' l'ultima, definitiva esperienza musicale-architettonica, dopo la quale uno muore felice.
Hymnen e' due ore e mezza di mash-up di inni del mondo processati elettronicamente. Come bruciare bandiere, bruciarle tutte insieme, abbattere qualsiasi confine. Fratellanza assoluta e finale di tutti i popoli della terra.
Lo ascolti in quadrifonia, con solo una luce bianca proiettata sul fondale del palco, con qualche altro centinaio di pazzi in estasi.
Ero li' che ascoltavo, pure io in estasi, e mi venivano in mente immagini di anni '70, mio papa' che mi portava con lui al salone della musica a sentire gli impianti quadrifonici, e mi trovavo in mezzo a questi signori della sua eta' (esattamente la mia di adesso) che si beavano di pefezione sonora purissima. Gli avessero parlato dell'iPod prima si sarebbero sbellicati dalle risate poi avrebbero fatto la rivoluzione luddista.
Il concerto finisce. Torno a casa nella pioggia battente. Radio 3 sta trasmettendo la nona ora di Klang, dal Festival di Huddersfield. A mezzanotte esatta inizia the Early Music Show. Musica, meravigliosa, di Arcangelo Corelli.
Sorrido felice.
[E adesso a vedere Barack, preparandomi spiritualmente per lo storico incontro con Bonnie Prince Billy, domattina all'Hyatt di Liverpool Street - anzi se avete domande che volete che faccia per voi, scrivetele pure qui nei commenti].
Questa volta e' successo grazie a Hymnen di Stockhausen, sentito Sabato sera al Barbican. Stockhausen e il Barbican sono esattamente la stessa cosa, con la sola trascurabile differenza che uno e' una persona e l'altro un quartiere. Poi basta, le differenze sono insignificanti.
Sentire Stockhausen al Barbican e' l'ultima, definitiva esperienza musicale-architettonica, dopo la quale uno muore felice.
Hymnen e' due ore e mezza di mash-up di inni del mondo processati elettronicamente. Come bruciare bandiere, bruciarle tutte insieme, abbattere qualsiasi confine. Fratellanza assoluta e finale di tutti i popoli della terra.
Lo ascolti in quadrifonia, con solo una luce bianca proiettata sul fondale del palco, con qualche altro centinaio di pazzi in estasi.
Ero li' che ascoltavo, pure io in estasi, e mi venivano in mente immagini di anni '70, mio papa' che mi portava con lui al salone della musica a sentire gli impianti quadrifonici, e mi trovavo in mezzo a questi signori della sua eta' (esattamente la mia di adesso) che si beavano di pefezione sonora purissima. Gli avessero parlato dell'iPod prima si sarebbero sbellicati dalle risate poi avrebbero fatto la rivoluzione luddista.
Il concerto finisce. Torno a casa nella pioggia battente. Radio 3 sta trasmettendo la nona ora di Klang, dal Festival di Huddersfield. A mezzanotte esatta inizia the Early Music Show. Musica, meravigliosa, di Arcangelo Corelli.
Sorrido felice.
[E adesso a vedere Barack, preparandomi spiritualmente per lo storico incontro con Bonnie Prince Billy, domattina all'Hyatt di Liverpool Street - anzi se avete domande che volete che faccia per voi, scrivetele pure qui nei commenti].
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