La passione secondo Babatunde
Album assolutamente imprescindibile. Registrato nel 1959 da Babatunde Olatunji, percussionista nigeriano e studente di scienze politiche all'universita' di New York, insieme a un quartetto di percussionisti e a sei vocalisti.
L'effetto e' impressionante. Ascolti i tamburi di Olatunji e tutto il resto scompare. Non puo' lasciarti indifferente. John Coltrane, i Grateful Dead, Carlos Santana ammisero di esserne stati folgorati. Bob Dylan lo cita in una traccia di Freewheelin'. Quando Olatunji suono' all'ONU, Nikita Krushchev si tolse le scarpe e inizio' a danzare.
Il doppio Sony del cinquantesimo anniversario e' un po' caro: se la trovate ancora, la versione Columbia del 2002 (che e' quella che ho io) dovrebbe ormai costare proprio poco, e contiene pure un bell'inedito.
[Tornato nella capitale dell'impasto kebab patatine birra rilasciato con nonchalance per strada e dello schiamazzo alcolico disperato. Fuori dalla civilta'. Troppa nostalgia della mia adorata Svizzera. Non so se staro' qui un altro anno, non penso di farcela. Al momento mi pare impossibile stare qui un altro giorno. Potessi scappare, lo farei adesso, subito. Oggi cercavo di distrarmi e invece mi venivano troppo in mente le parole di Lisette, che nulla sapeva di questo blog, dette in un contesto da Prima dell'alba, trenino che si snodava lentamente tra i boschi e i pascoli delle Alpi Centrali svizzere: c'e' solo un luogo al mondo dove so che sarei davvero felice Fabio, l'Engadina...].
Commenti
Beh ma gli inglesi non hanno rivali. Questo e' un Paese di 60 milioni di persone che non hanno mai visto un bidet.
Il sapone qui e' un consumo di alcune elite illuminate. Gli altri non li tiri piu' puliti nemmeno col WC Net.
La diffusione in questi giorni dell'influenza suina dimostra che la Natura, che non sbaglia mai, ha grandi difficolta' a distinguere tra un suino e un inglese.
La deambulazione eretta, l'unica distinzione che mi viene in mente, si perde dopo solo un'ora al pub.
Lophelia -
Che bello! L'ho usato anche io al momento del risveglio stamattina. Straconsigliatissimo!
ti hanno rubato la bicicletta?
Tipo il djembaio di Hameln, e io sono un topo!
(scusate)
Sto usando Babatunde per darmi la carica per andare al lavoro...come vedo fare in molti!
Fabio, anch'io ogni tanto mi chiedo come si possa sopravvivere alla "razza inglese", soprattutto dopo esser tornata dall'Italia ed aver passata splendidi giorni sulle colline attorno a Genova e a camminare nei vicoletti di Camogli...ieri mattina per esempio non riuscivo ad uascire dal porticciolo di casa mia perche' c'era un tizio totalmente ubriaco proprio davanti!Ma poi ecco, prendo la mia bici e mi dirigo verso il lavoro e...boh, io onestamente riesco ancora a vederci qualcosa...non trovi ingiusto che questa "mandria di ubriaconi" ti condiizionino cosi' la tua visione della citta'?!?
Vuoi dire che seguiresti Babatunde nella giungla? Sicura?
Anonima (pero' la prossima volta ti firmi?) -
La "mandria di ubriaconi" come la chiami tu, e' purtroppo una componente essenziale di questa per altri aspetti bellissima citta'.
Londra da molto tempo la considero una palude, che fortunatamente ha molte belle pietre che affiorano. Solo saltando da una di queste pietre all'altra (esempi: i parchi, Hampstead, il Southbank, la Tate Modern, Bloomsbury, il Barbican e potrei andare avanti ancora un po') si vive molto bene qui, almeno per la mia esperienza.
Da anni ormai minimizzo ogni contatto con la popolazione locale, e frequento solo immigrati, di qualsiasi parte del pianeta, trovandomi molto bene cosi'.
Quando per strada vedo un pub, cambio marciapiede.
Un amico, alcuni mesi fa mi scrisse un sms che ho tenuto. Dice: "L'incivilta' di questo popolo e' non solo sorprendente ma, come minimo, scandalosa. Adesso se incontro un inglese diffido: l'onere di provare che e' una persona degna di rispetto e' tutto suo".
Dette tutte queste cose, nel mio recente viaggio svizzero ho trascorso due giorni con un inglese del Norfolk assolutamente delizioso. I gentlemen inglesi sono fantastici: gentili, ottimi narratori, amichevoli e contemporanemente rispettosi della privacy, finanche affettuosi e molto caring.
Dai gentlemen inglesi si ha molto da imparare. Saranno pero' si' e no il 2% della popolazione, e si distinguono immediatamente.
Non so se sei d'accordo con quello che ho scritto, mi piacerebbe conoscere meglio la tua esperienza.
Comunque sono Elena!
Sono completamente d'accordo con te. Anch'io vivo "Londra senza inglesi" perche' prima di tutto, per motivi lavorativi, di inglesi attorno non ne ho e secondo perche' quei pochi che ho incontrato mi ha datto emozioni pari ad un encefalogramma piatto. E' vero che la "mandria di ubriaconi" e' una realta, ma come e' una realta', credo ormai ovunque, trovare un livello culturale tra le popolazione che sia piu' alto di quello di una latrina. il Grande Fratello, le giovani con seni e sederi belli esposti in tv...sono cose che trovo ormai ovunque, non solo qui'. Ma ne lamentavo in Italia e non sono onetamente venuta qui' sperando di trovare molto meglio.
Ma questo non accetto che mi tocchi.
Anch'io continuo ad amare Londra per le sue strade ricche di storia in Bloomsbury or Hampsted, le passaggiate tra le bancarelle di Brick Lane, le giornate di sole passate a Hyde Park e le gite in barca sul Tamigi a richmond....Io Londra l'hi scelta. l'ho sudata e me la vivo e nonostante le grosse difficolta', soprattutto economiche, di vivere qui', per ora non l'abbandono.
Nonostante gli inglese.
Significa - di fatto - che non ci si potra' mai integrare sino in fondo (anche se probabilmente non desideriamo farlo, visto che la maggior parte di quel popolo desta in noi sintomi di repulsione).
Il titolare di questo blog ed io facciamo lunghe chiacchierate sulla questione ed io concordo in toto con la sua visione della capitale e su quello che scrive da ultimo.
Non resta - allora - che darsi da fare per stanare i "gentlemen", figura quasi mitica oramai, un po' come l'unicorno che sta nello stemma del Regno Unito. (Guarda caso l'incontro con il gentleman del Norfolk e' avvenuto fuori dalla palude).
Perche' qui - lo dicevo mercoledi' sera a Fabio - la regina non si chiama Elisabetta. Il suo nome e' Birra. E, tristemente ma inesorabilmente,il suo abbraccio liquido corrode ed affoga tutto.
a presto,
Cris S.
E' probabilmente l'incapacita' di comunicare emozioni cio' che rende gli "inglesi non gentlemen" cosi' diversi da noi. Quella formalita' che ti accoglie con il calore di un frigorifero quando li incontri sobri, che si trasforma poi improvvisamente in truculenza quando quelle stesse persone hanno davanti un tavolo pieno di pinte (peraltro per molti di loro scopo finale dell'esistenza).
Mi sono spesso domandato, quando ancora provavo ad instaurare un qualche contatto, che senso abbia parlare di altro che non siano le proprie emozioni. Senza un vocabolario emozionale condiviso, ogni relazione mi sembra inconsistente.
Marco -
Credo che i gentlemen vivano in loro enclave (Hampstead, la Cornovaglia, il Norfolk, i Cotswolds...), ben lontani da scommesse e tabloid, birra e schiamazzi. Forse le critiche piu' feroci nei confronti di quell'inglesita' che noi non amiamo, li ho sentiti da Nick, fashion photographer inglesissimo, molto gentleman, che se ne sta chiuso nella sua bella villa a Notting Hill e vola regolarmente in Italia a sentire l'opera.
La discussione, sono sicuro, continuera' stasera al Cafe' Oto.
Mauro -
In che senso lo dici? Comunque Parma piace assai anche a me.
Cris -
Sai che pero' a me Milano piace sempre di piu'? Mi piace certamente piu' ora di quando ci abitavo il che, lo so, e' sospetto.
Rispetto a Londra mi sembra straordinariamente umana, forse perche' quando ci torno tutti quanti (amici, conoscenti, vicini che nemmeno mi salutavano) mi fanno una gran festa.
Poi certo, viverci tutti i giorni e' diverso, lo so. Di aggressivita' ne vedi tanta, forse ancora piu' esplicita che qui. L'ultima volta che sono tornato ho sentito un signore alla fermata del tram che sosteneva, convinto, che le zanzare le portano gli Arabi...
Sull'ubriachezza mi viene da dire che un po' tutti da ragazzini per sentirci grandi bevevamo tutto quello che ci capitava, e io stesso in quegli anni sono spesso stato male.
Ma avevo 16 - 17 anni, poi l'ho piantata.
Qui e' proprio diverso. In mancanza di qualsivoglia vocabolario emozionale, l'alcol agisce da sbloccante, una sorta di idraulico liquido dei sentimenti.
Solo che, proprio come l'idraulico liquido, non va mica tanto per il sottile. E sblocca anche troppo.
Alla fine, prima e dopo l'intervento, la comunicazione emozionale risulta impossibile (almeno questa e' la mia impressione).
Certo che uno deve stare ben attento a ogni parere che esprime :)
Se leggete senza pregiudizi, capite da soli che i lettori che vi hanno preceduti ed io abbiamo espresso un disagio, e non certo affermazioni razziste. Del resto, mi sembra che concordiate su molte osservazioni espresse dagli altri lettori e da me, tanto e' vero che avanzate spiegazioni, condivisibili, sui fenomeni dei quali si sta parlando (dimensione della citta', fattori climatici).
La percezione che la nostra dimensione sia privilegiata (anche se come come per tutti gli immigrati non priva di qualche quotidiana difficolta') non mi sfugge affatto, e sono sicuro che questo vale anche per gli altri lettori.
Detto tutto questo, grazie per i vostri commenti. Quando scrivo ho sempre in mente che mi leggeranno persone che mi conoscono personalmente, e che sanno quanto ogni atteggiamento discriminatorio mi sia del tutto estraneo.
Sono cosi' convinto che gli inglesi siano "ignoranti da isolare o dai quali isolarsi perche' tanto son 'quasi tutti' cosi'" che ho letto i vostri commenti al termine di una Domenica trascorsa quasi interamente con una mia cara amica inglesissima.
Andre -
Grazie, spero tutto bene.