For your pleasure
Esattamente trent'anni fa, The pleasure principle raggiunse la prima posizione nella classifica inglese dei 33 giri.
Ispirato dal Bowie berlinese, dai Roxy Music, dai Kraftwerk, dalle produzioni di Moroder, dalla Yellow Magic Orchestra di Ryuichi Sakamoto e dagli Ultravox di John Foxx, The pleasure principle e' l'album che ha inventato l'electropop, con un paio d'anni di anticipo su Depeche Mode, Soft Cell, Human League.
Ascoltato oggi, e' ancora un disco di sconcertante visionarieta'. Un album sostanzialmente pop, ma suonato con sintetizzatori analogici anziche' con chitarre.
Cosi' lo descrive oggi Gary Numan: I wanted to experiment a little by making the album without guitars. It wasn't intended to be a great artistic statement although I did feel synthesizers were, to this new form of music, what guitars had been to most of the musical styles that had gone before. They provided an opportunity for people without any great musical training or ability to make pop music. You could rent them fairly cheaply, record them in little studios, and they would sound incredibly powerful.
Personaggio profondamente antipatico alla stampa musicale dell'epoca, Numan non fece mai nulla per conquistare i favori dei bei nomi della critica musicale britannica, prendendo pure posizione ripetutamente a favore di Margaret Thatcher e del Partito Conservatore. Eppure la musica e i testi di questo loner, che viveva ancora con i genitori all'apice del successo, raccontano un mondo che e' per molti versi quello nel quale stiamo vivendo ora. Le paure che con la musica Numan cercava di esorcizzare (solitudine, paura della diversita e dei cambiamenti troppo rapidi, desiderio di protezione all'interno di mondi limitati) sono fondamentalmente quelle dell'uomo del ventunesimo secolo.
The pleasure principle, che sarebbe stato citato come influenza soprattutto da artisti neri (Afrika Bambaataa e Snoop Doggy Dogg tra gli altri), conteneva dieci potenziali singoli. A venire pubblicati su piccolo formato furono Cars (Here in my car/ I feel safest of all/ I can lock all my doors/ It's the only way to live, a proposito di chiudersi al mondo) e Complex (They won't come back/ you know it's always the same, dedicata a un amore finito e alla difficolta' di dimenticare; e che con la sua viola in primo piano mi piace pensare come un omaggio a John Cale).
Il disco e' ancora ampiamente disponibile in diverse versioni, compresa quella del trentennale (che pero' non ho ancora sentito, e comunque e' doppia e cara), e una vecchia ristampa Beggars Banquet che trovate davvero a due lire e che contiene una dignitosissima rimasterizzazione (la versione del trentennale immagino sia stata rimasterizzata meglio, ma non ne sono sicuro al 100%).
[Un po' di avvisi ai naviganti:
1) vi ricordo che il 9 Ottobre questo blog torna alla radio, a mezzogiorno e poi in replica alle 21, all'interno di Alaska
2) e che questa settimana tocca a me condurre Prospettive Musicali, Domenica 11 Ottobre alle 22.35.
Il tutto, naturalmente su Radio Popolare e un po' di stazioni di Popolare Network, e subito dopo disponibile da ascoltare e scaricare dal blog].
Commenti
Comunque, pure Tubeway ARmy, il disco prima (credo) era bello assai.
Il resto ĆØ un pĆ² ovviabile...
siamo ancora qui perĆ²: chi avrebbe scomesso un soldino sulla rivalutazione di queste cose?????
E dei primi Human League???
Heh...
JC
La prima generazione dell'electropop inglese in fondo aveva un suo che, a essere terrificante fu la generazione successiva.
A proposito di vicinanza che cambia le prospettive, mi sono accorto ieri sera che un pezzo del video di "I just can't get enough" (quello dove entrano le trombette) lo hanno girato in un punto della citta' dove passo tutti i giorni.
E pensa che le basi di Dave Ball le preparava uno che quando arrivai qui faceva il tecnico dei computer in un istituto con il quale collaboravo (mi aiuto' a connettermi piu' volte, e una volta si interruppe per una telefonata: dall'altra parte della cornetta c'era il suo migliore amico: Adam Ant...).
Credo di avere trasmesso, negli anni, un po' tutti i gruppi tedeschi krautrock, dai Can ai Neu (formati da Klaus Dinger e Michael Rother, ex Kraftwerk), dai Faust ai Popol Vuh.
Per una discografia krautrock ti rimando all'ottimo Krautrocksampler di Julian Cope.
Qui trovi la sua lista di album preferiti:
http://rateyourmusic.com/list/groonrikk/krautrock_sampler__top_50_albums_compiled_by_writer_julian_cope.
Io metterei un po' piĆ¹ in alto Neu, Harmonia e Cluster, e un bel po' piĆ¹ in basso gli Amon Duul, perĆ² mi sembra una lista bella completa.
Aggiungerei un album che inspiegabilmente Cope non include tra i primi 50: Canaxis di Holger Czukay dei Can.
Il libro usci' nel 1995 ed e' da tempo introvabile e pagato a caro prezzo da chi desidera leggere la edizione originale in inglese. Piu' volte e' stato chiesto a Cope di ristamparlo (lo aveva edito lui stesso) e piu' volte il druido si e' rifiutato.
Ora, nel numero di Wire del novembre 2009, spiega perche'.
Si tratta di un libro "sorpassato" dice il nostro, che e' stato strumentale per dare avvio alla riscoperta di un'era musicale ma che, per stessa ammissione dell'autore, non e' affatto esaustivo (ecco forse perche' non c'e' l'album di Czukay).
Consiglio la lettura - per guardare ad un altro fenomeno musicale "sconosciuto" - di "Japrocksampler", sempre scritto da Julian in epoca piu' recente (2007).
Alla scoperta di altri mondi, altra musica.
JC
Volume di imminente pubblicazione (anno di prima edizione: 2009) e gia' considerato - da chi lo ha ricevuto in preview - il testo "definitivo" sull'argomento.
Buona lettura a chi e' interessato.
Ottimo David Stubbs del quale non finirĆ² mai di consigliare il pamphlet polemico Fear of music (del quale tu e io abbiamo discusso recentemente).
Solo una domanda mi sorge spontanea: come fa a essere vetusto un libro pubblicato nel 1995 che fa riferimento a una scena musicale degli anni '60 e '70? Logicamente faccio fatica a capire. Forse che i classici dei Can e dei Faust sono cambiati tra il 1995 e oggi? O sono cambiati i gusti di Julian Cope? Questo non sarebbe di per sĆØ sufficiente per considerare un libro superato, no?
JC -
Ricordo, ricordo. Mi pare di averlo comprato alla Virgin di Dublino, quando ancora esistevano i negozi di dischi...
Cope e' stato il primo, l'iniziatore degli studi sul fenomeno definito "Krautrock".
Non credo proprio abbia cambiato gusti ne' che i classici non siano piu' tali (come potrebbe essere cio'?!) ma, chi viene dopo di lui semplicemente ha avuto il tempo di approfondire vieppiu' la materia grazie alla sua scintilla iniziale.
Ad ogni modo, ti rimando alla lettura dell'intervista a Cope pubblicata sull'ultimo numero di "The Wire".
(Nota: l'intervista e' disponibile in rete, per gli interessati.
Inoltre copio di seguito una risposta (datata 2000 - ben nove anni fa) dello stesso Cope ad un fan che gli chiedeva della ristampa (riveduta ed accresciuta) del testo (ristampa che non e' mai uscita).
"When I wrote the book, the main reason for doing so was to stop it getting mixed up with all that prog-rock crap that experimental fans love, and to introduce the word 'Krautrock' in a positive, pouting glamrock way. So many journalists pussyfooted around the term and called others xenophobic for using it, which was the main stumbling block in the way of its advancement. And Alan and Steve Freeman at Ultima Thule told me they'd been working on their tome ["The Crack in the Cosmic Egg"] for years but were spurred on to complete it purely because they knew I was getting mine out first. I don't feel like really updating the book much - it's a period piece written at a time when no fucker was interested.
Of course the book is out of date now - but that only shows how successful it has been, because wussies like Q hacks now deign to interview Amon Duul 2, etc. when they wouldn't have previously stuck their necks out an inch. And remember that the 10,000 sales doesn't include the German language edition which has been really well received".
All'epoca, secondo me, servƬ eccome, perĆ².
JC
JC
"Finally, here's the loooooong awaited follow-up to Krautrocksampler -- Julian Cope's excellent deconstruction of German psychedelic/experimental sounds of the '70s -- and very much like that book, Japrocksampler is a combination of impassioned discourse and some of the funniest music writing you'll ever come across. Starting out with a brief history of post-WW2 Japan, and leading into the explosion of Shadows/Beatles-inspired bands (the Group Sounds phenomenon), the book discusses the clash between conservative Japanese traditionalism and the influence of wild Western rock n roll. Japrocksampler's main focus, though, is on Cope's favorites of the '60s and '70s, the hairy, loud, and avant-garde renegades. With individual chapters dedicated to Other Music favorites such as Les Rallizes Denudes, Flower Travellin' Band, Taj Mahal Travellers, and Speed, Glue & Shinki, Cope's anecdotal writing style really blossoms here, and the childlike enthusiasm is inevitably contagious. However, I dare you not to skip directly to the Druid's own personal top 50 (guilty as charged!), which features page-long reviews of albums by the aforementioned bands and many others. Once you're done with that, you can ogle the full-color pictures of the sleeves, and then it's time to empty the pocketbook. Essential through and through".
Dopo la prima pubblicazione in hardcover (2007) e' uscita l'edizione inglese in paperback.
Inoltre, la casa editrice Arcana ha pubblicato nel 2008 l'edizione italiana con il folle sottotitolo trash/demenziale "Come i giapponesi del dopoguerra uscirono di testa per il rock'n'roll"!
Spero - per la tua sanita' mentale - che tu non memorizzi ogni parola: guarda che ti interrogo!
Ha, ha, ha!!