All is full of love

Sabato mattina. Primrose Hill e le sue bancarelle di verdure e pane artigianale. Ci arrivo attraversando il parco, con calma.

Ricordo di aver letto qualche giorno fa di questo museo appena aperto, dedicato all'outsider art, e decido di cercarlo. Arte prodotta da figure marginali della societa', lontanissime dalle luci abbaglianti delle art fairs, delle gallerie, delle aste.

Artisti untrained, che lavorano nelle loro case, nei loro giardini. Per i quali l'arte e' necessita' e terapia. Lavori fatti unicamente per se', per rappresentare il proprio mondo. Come passatempo, senza pressione ne' fretta, mettendoci tutto il tempo necessario. Settimane, mesi. Quando e' finito, e' finito. Senza alcuno scopo altro che l'espressione, la rappresentazione. Con materiali poveri, trovati. Filo di ferro, spago, cocci.

Poi un giorno qualcuno rovista nelle loro cantine, sui loro solai, e trova questi lavori, fantastici. Concepiti in realta' esclusivamente per se', non per essere mostrati.

Ne esistono collezioni. Il primo collezionista di outsider art mi risulta sia stato Jean Dubuffet. La chiamo', ingenerosamente, art brut, e a Losanna c'e' un magnifico piccolo museo che raccoglie i lavori che gli appartennero.

Il giorno prima che lo visitassi, ci era passato Nick Cave, che lascio' un bell'autoritratto nel registro all'ingresso.

E Nick Cave e' tra i selezionatori dei lavori di questa versione inglese del Musee de l'Art Brut, che hanno chiamato Museum of Everything. Lo trovate in una vietta secondaria di Primrose Hill, di fianco alla biblioteca. Non lo vedete subito, si fa cercare per un po'. Dovete chiedere in giro, come ho fatto io. Fa parte dell'esperienza.

Non e' un museo come siamo abituati a intendere il termine, infatti. E' una casa, con annesso un laboratorio per la lavorazione dei formaggi. Divenne studio di registrazione (ci registrarono pure i Radiohead), prima di venire abbandonato.

La collezione che oggi quello spazio ospita e' arte delicata, profonda, gioiosa. Rigenera, riconnette con un significato primitivo, giocoso, leggero e purissimo di arte, antitetica rispetto all'enfasi commerciale espressa dalla tanto celebrata Pop life.

Gli autori, per vivere facevano tutt'altro. Per questo mantennero sempre un linguaggio e uno stile incontaminati e incompromissori. Non ne avevano bisogno, di compromessi.

Lo spazio, stanze strette ai piani superiori e poi una grande area indivisa al piano terra, e' bellissimo. L'arte sacra (espressione di una fede purissima) e' tutta concentrata in uno spazio a parte, che puo' ricordare la cripta di una chiesa, sonorizzato da canti gospel presi da chissa' quali 78 giri. Alcuni lavori devono essere visti con piccoli cannocchiali, essendo stati esposti molto in alto. Per altri servono lenti di ingrandimento, necessarie per cogliere intricati dettagli.

Alla fine della visita arrivi in una stanza con un tavolone, dove una nonna vende torte fatte in casa e te', servito in vecchie tazze di porcellana decorate. Mi metto a parlare con il curatore, felice che il corrispondente di una radio italiana si interessi a loro. La simpatica ragazza spagnola che lo aiuta, dopo la bella chiacchierata che facciamo mi chiede se posso lasciarle la mia e-mail, dice che le piacerebbe non perdere i contatti. Alcuni visitatori escono sorridendo.

Londra, si', ma irriconoscibile. Saluto ed esco, commosso.


[Avviso ai naviganti. Questo post lo racconteremo a Radio Popolare, Marina Petrillo e io, Venerdi' 30 Novembre a mezzogiorno, all'interno di Alaska. La puntata sara' poi ascoltabile e scaricabile qui in streaming].

Commenti

Unknown ha detto…
esiste, esiste..bisogna solo prendere tempo ed aprire il cuore. Mi chiedo come avrebbero reagito se avessi detto : sono Fabio, mi piace la vostra mostra. La ragazza spagnola, avrebbe lasciato l'email? Il curatore ti avrebbe dato l'ascolto che ti ha dato? Scusa la puntina di cinismo.
Grazie per la dritta andro' a vedere la nonna
Fabio ha detto…
Credo di si', perche' no?
Andre ha detto…
Perle che arrivano quando meno te lo aspetti...che meraviglia eh?!? :-)
Fabio ha detto…
E, sei il primo a sapere, ne parliamo ad Alaska, su Radio Popolare, Venerdi' a mezzogiorno.
Unknown ha detto…
mah..perche' ho fatto la prova del 9 e non viene :)
Fabio ha detto…
Ma e' proprio l'atmosfera che e' cosi'. E' un'esperienza. I visitatori si parlano tra di loro. Durante il percorso ho fatto una bella chiacchierata con una signora che mi raccontava di conoscere uno degli "artisti".

Se vai capisci.
Anonimo ha detto…
In alternativa alla definizione di Dubuffet io preferisco Outsider Art ma ancora di piĆ¹ mi piace l'espressione "artisti loro magrado".
Unknown ha detto…
vabbe ma anche in altre mostre la gente di parla, no?..boh anche alla Hayward, alla Tate, al British, al National Gallery poi becchi sempre dei grandi chiaccheroni.. dicevo sull'atteggiamento del curatore e della sua assistente..poi magari sono una grande cinica e ho visto troppe brutte cose..pace, andro' e vedro' quanta attenzione mi dedica il curatore.
Fabio ha detto…
Meristemi -

Concordo. A me piace molto anche folk art. Arte della gente. Del popolo, e non degli artisti classicamente intesi.

Myriam -

Poi facci sapere.
Anonimo ha detto…
Interessantissimo posto...appuntato!

A breve a Londra per lavoro...non mancherĆ²!

Grazie one thousand.

Costantino
Fabio ha detto…
Non mancare anche di mandare una mail prima Costantino, cosi' se riusciamo ci salutiamo di persona.
Anonimo ha detto…
...Molto volentieri, caro e prezioso Fabio!!
Marco Reina ha detto…
Per chi e' interessato ad approfondire la folk art/outsider art/art brut consiglio la lettura della rivista (in lingua inglese) "Raw Vision", l'unica - nello sterminato panorama di riviste d'arte - dedicata a questo fenomeno (non certo avulso dal mercato, pero').
La stessa rivista ha appena pubblicato un utile annuario (sfogliato in libreria di recente) che contiene innumerevoli riferimenti a artisti/gallerie/collezionisti.
Tutti i dettagli sul sito di "Raw Vision".
Fabio ha detto…
Grazie Marco, sto proprio uscendo per andare in centro. Mi fermo da Foyles a dare un'occhiata.