Il grande manganello

Documentario impressionante, presentato qualche giorno fa a un pubblico di inglesi increduli nell'ambito del festival del cinema italiano che e' terminato oggi ai Riverside Studios.

L'avete visto? Racconta l'impatto delle televisoni commerciali sul cambiamento culturale degli ultimi trent'anni in Italia, che come estrema conseguenza ha portato Silvio Berlusconi a diventare un molto votato primo ministro. Una sorta di ipnosi collettiva portata avanti a suon di programmi sempre piu' rincretinenti, costruiti ad arte per impedire di pensare.

Il film da' la parola sia alle vittime che ai carnefici, mettendo a confronto un giovane operaio che sogna di trasformare la propria vita attraverso la celebrita' televisiva, e i personaggi che di quel mondo sono i grandi e piccoli burattinai. E' un mondo da incubo, mascherato da grande sogno da perseguire con ogni mezzo. Il concorso delle veline e' straziante. Le scene girate in Costa Smeralda, con la folla radunata in adorazione dei personaggi del Billionaire, sono imbarazzanti.

Lo guardi e capisci perche' il controllo sul mezzo televisivo ha trasformato la cultura di un Paese: perche' per molti tutto cio' che di quel mondo non fa parte non esiste. Conseguenza e' un desiderio di celebrita' che non conosce limiti, remore, valori. Un'egomania della quale sono vittime sia le aspiranti veline che coloro che quel sistema hanno messo in piedi.

Film davvero interessante, che fornisce una chiave interpretativa del presente agghiacciante, ma purtroppo molto realista.

Commenti

Anonimo ha detto…
e se non si ĆØ mai guardato la Tv ĆØ qui che si capisce che dire "la Tv? basta non guardarla" equivale a dire "mi importa solo di me".

http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=2321
Marina ha detto…
ciao Fabio caro - Videocracy mi ha tenuto sveglia per un paio di notti e ancora ci ripenso con i brividi - piĆ¹ di tutto mi ha stravolto l'incontro ravvicinato con Lele Mora e con Corona - quel condensato di mondanitĆ  da Millionaire, ricatti bullisti e fiera ignoranza fascistella su cui si stanno modellando i comportamenti di tanta gente comune. Mi sarebbe piaciuto tanto vedere le facce degli spettatori inglesi :)
Unknown ha detto…
visto, a tarda notte su una delle reti nazionali francesi, un mesetto fa.

di fattura non eccelsa, ma e' il messaggio che fa rabbrividire.

ed e' bello avere la possibilita' di meditare su certi fatti, che diluiti nel tempo sembrano perdere valore, ma che in realta' hanno cambiato la nostra vita...
hrundi v. bakshi ha detto…
io non so proprio da dove iniziare, forse dal fatto che il film non mi ĆØ piaciuto?
Non mi piace il potere arrogante la totale mancanza di etica il denaro come valore l'assenza di senso civico.....per quale motivo dovrei guardare la tv?
Poche cose mi mancano del video; report, che forse meglio del film ha descritto tutto ciĆ²...qualche passione sportiva,Daverio...a me tutti questi personaggi mi infastidiscono, pure quelli che fan di tutto per diventar cosƬ....e se non capiscono che c'ĆØ di meglio....(sarei contento se smettessero di votare)
Da tre anni ho eliminato fisicamente la televisione e la relativa antenna, non posso dire che ĆØ una meraviglia, perchĆØ tutto ciĆ² te lo ritrovi la mattina al bar al cinema in ufficio per strada, su qualsiasi portale; non ho bisogno della tv che ulteriormente mi ricordi come siamo mesi. Ecco! a casa non voglio che entri arroganza, ignoranza, maleducazione...la dose giornaliera ĆØ abbondantemente sufficente
Anonimo ha detto…
e se, invece, dire "la Tv? basta non guardarla" equivalesse a dire "m'importa na s**a?".

Di che cosa, ve lo lascio immaginare. Tanto ci siamo capiti, no?

JC in "blow up your video" mode
artemisia ha detto…
I quotidiani scrivono solo monnezza?
Basta non leggerli.
Non si scrivono piĆ¹ libri degni di questo nome?
Chi se ne frega, io non leggo.

Si potrebbe continuare cosƬ, appunto.

M'importa na sega, senza asterischi, ĆØ l'esatto contrario dell'"I care" di Don Milani.
Ricorda, anche, il "me ne frego" fascista.

E si torna al manganello. Corsi e ricorsi storici.
Fabio ha detto…
Prima di tutto scusatemi tutti se non ho risposto prima ai vostri interessantissimi interventi. Ieri sera quando ho cercato di intervenire il blog ha iniziato a darmi strani codici di errore (un po' come il cane che morde la mano del padrone).

Laura -

Grazie sia per il tuo commento che per la segnalazione dell'eccellente post di Lorella Zanardo, che condivido parola per parola.

Faccio ammenda: l'ultima volta che sono stato in Italia, su un sentiero ho incontrato un noto giornalista di Repubblica, e abbiamo iniziato a parlare di politica. Devo aver detto a un certo punto qualcosa come "In Italia un'alternativa esiste: da quando sono qui non faccio altro che ascoltare Radio Popolare e Radio 3, leggo Repubblica, vedo il TG3... Da tutto il resto non mi lascio raggiungere".

Lui mi ha guardato strano, e riflettendo ho capito, col tempo, quello sguardo che voleva dire, elegantemente, "Non hai capito nulla".

Non avevo capito nulla, infatti: il tuo commento, il post di Lorella, il film di Gandini mi fanno comprendere molte cose, che vivendo oltre confine non si riescono nemmeno a immaginare.

Marina -

Tocchi un tema importantissimo, che e' l'impressione che come Paese diamo di noi all'estero, dopo avere votato in massa per ormai varie volte un omino che altre doti non ha che non siano la furbizia e la falsita'.

Ci sono due cose da dire, una collegata all'altra. Cerco di non essere troppo prolisso, ma credo che il tuo commento esiga un livello di analisi non troppo superficiale.

La prima cosa e' che tutti gli altri, in Europa, non capiscono. Questo, prima di esprimere qualsiasi giudizio.

Ho passato questo fine settimana in una casa sulla costa Sud dell'Inghilterra, a festeggiare il trentesimo compleanno di una mia cara amica tedesca che vive qui a Londra. Eravamo quindici: tedeschi, inglesi e un italiano (io). Persone come te e me: piuttosto colte e interessate alle cose del mondo, alle quali piace viaggiare, ecc.

Ebbene, Domenica sera ho riflettuto sul fatto che avro' trascorso complessivamente almeno 2o 3 ore rispondendo a domande sulla situazione italiana. Dall'estero, non riescono a capirci: chiedono chi lo vota, quali strati sociali, con quali motivazioni.

La seconda cosa, dolorosa per chi vive all'estero, e' l'ilarita' che la situazione provoca. Il fatto che Berlusconi si faccia le leggi ad personam per evitare i processi, che nomini ministro una ex prostituta, che abbia dato del kapo' a un parlamentare tedesco, che il suo migliore alleato abbia detto che con la bandiera si puliva quando andava in bagno sono cose che hanno fatto sghignazzare tutto il mondo.

Il problema e' che questa ilarita' si riflette negativamente sull'immagine di tutti, che crea imbarazzo in tutti: chi l'ha votato e chi lo subisce. Per chi vive all'estero, Berlusconi e' un problema con il quale siamo chiamati a confrontarci tutti i giorni.

Ti assicuro che sentire i commenti degli spettatori inglesi, capire che il tuo Paese viene disprezzato, considerato arretrato, quando sei all'estero fa davvero male.
Fabio ha detto…
Auro -

Credo che tu abbia colto la caratteristica che anch'io ho molto apprezzato nel film.

Non e' un film politico, perche' la dimensione politica non e' nemmeno sfiorata. E' un film sul cambiamento socio-culturale, valoriale, di un popolo. Da una cultura solidarista (di matrice cristiana o marxista, poco importa) a un'affermazione privatistica del proprio ego il cui riflesso evidente nel film e' il desiderio di apparire alla televisione. Che pero' non si ferma a quella dimensione. Affermazione di ego-ismo e' anche dare pane e acqua ai bambini che non possono pagare la mensa all'asilo, e' anche sottopagare i lavoratori immigrati costringendoli a lavorare nei campi per orari impossibili senza diritti, senza assistenza sanitaria, senza nulla.

Il passo e' breve, e l'abbiamo compiuto molto velocemente.

Hrundi, JC e Artemisia -

Quello che penso, credo sia stato chiarito nella mia risposta a Laura, e ringrazio Artemisia per aver citato il motto, bellissimo, di don Milani.

Non si tratta tanto di non fare entrare in casa "arroganza, ignoranza, maleducazione" secondo me, quanto piuttosto di prendere coscienza di certe dinamiche e contrastarle nel quotidiano.

Qualche giorno fa parlavo con il mio amico Colin (dato che sto parlando a appassionati di musica: Colin e' il fratello del ragazzo che programma i concerti del Cafe Oto, il festival Freedom of the City, ecc.), che ha una super laurea e un super master in sociologia e ha scelto di fare l'assistente sociale (e' un fantastico San Francesco contemporaneo il mio amico Colin). Si discuteva del fatto che essere "nice" (sorridere alle persone, parlare con gli sconosciuti, ecc.) e' spesso visto con sospetto qui a Londra. Ebbene, Colin sosteneva che proprio per questo e' fondamentale elaborare strategie NON di difesa, MA di contrasto attivo. Essendo ancora piu' nice, dandosi questo come obiettivo.

Si tratta di un'applicazione contemporanea dell'I care di don Milani (grazie grazie grazie Arte per la tua saggezza impagabile come sempre).

Difendersi, credo, e' importante ma non sufficiente.
Anonimo ha detto…
Io sono super-nice. Se non me ne importa na sega di talune cose, ĆØ perchĆ© la mia vita la filtro; ci faccio entrare solo ciĆ² che merita e idem uscire.
A 40 anni, ĆØ il minimo che posso fare per non flippare del tutto, comprare un AK-17 al mercato nero, mettermi in cima a un palazzo milanese del centro e iniziare a far fuoco su iSUV messi in doppia fila. Come minimo.

E non ĆØ fascismo, grazie. E' vivere salvandosi.

JC loves the world
artemisia ha detto…
Si salvi chi puĆ².

E chi non puĆ², guardi canale 5.
Fabio ha detto…
Allora, intanto e' vero: JC e' super-nice, ed essere super-nice in questo mondo, da un lato non e' semplice e dall'altro io credo che sia parte dell'essere attori del miglioramento che si vorrebbe vedere attorno a noi.

Quindi, conveniamone: essere nice non e' valorialmente neutro, anzi. E' fare qualcosa di attivo e concreto.

Detto questo, io credo che il problema che sollevano Laura e Artemisia sia un altro, ed e' quello di non chiudere gli occhi, di non chiudersi in una torre d'avorio fatta di cinema d'essai, teatro d'avanguardia, notti trascorse in collina a guardare le stelle, dischi comprati da etichette tedesche che ristampano artisti africani che sentiamo in 100 in tutto il pianeta.

Il lavoro che Laura e Lorella Zanardo fanno, lo trovo eccezionale. Mettono tutte se stesse nello smascherare l'illusione di massa che ha permesso all'omino furbo e falso di incantare milioni di persone che non hanno i mezzi culturali per difendersi.

Con mezzi poveri (blog, scrittura, mostre di fotografia, incontri sul territorio) fanno la loro parte per rompere l'incantesimo e risvegliare le coscienze assopite.

E' un atteggiamento allo stesso tempo marxista e cristiano, quindi altissimo.
Unknown ha detto…
quello che non sopporto sono le persone che si dicono "nice", che poi e' un termine che odio, soltanto per salvare la faccia e dire che fanno del bene agli altri o che sono gentili e poi sono delle persone fredde e cattive. No, non basta dare 1 pounds a chi fa l'elemosina vicino al tuo ufficio e non basta andare a fara la maratona per una charity se poi torni a casa e picchi tua moglie o lavori come ingegnere in una centrale nucleare. E tutti i nice di facciata si sentono cosi puliti e nice.. E ce ne sono tanti.
Insomma i nice di facciata, no. I nice dentro si..e basta con sto "nice" ...penso Borat abbia reso tutta l'essenza e la sciocchezza di questa parola.
Unknown ha detto…
Fabio, un'altro commento."La seconda cosa, dolorosa per chi vive all'estero, e' l'ilarita' che la situazione provoca...capire che il tuo Paese viene disprezzato, considerato arretrato, quando sei all'estero fa davvero male"
Io da italiana all'estero non mi sento italiana. Ho lasciato l'Italia per vari motivi.
E ora mi interessa il mio paese: l'Inghilterra che ho scelto come luogo dove vivere.
Se gli italiani che vivono a Londra s'interessassero alla politica inglese con la stessa veemenza con la quale si occupano della politica italiana, potremo veramente cambiare le cose. Iniziamole a cambiare nel paese nel quale viviamo,no?
Proprio stamane riflettevo che Londra e' il "mio paese", fatto di migliaia di stranieri, di mille storie e culture diverse.
Poi quello che succede in Italia, in Francia, in Giappone, in Grecia, in Thailandia ha per me lo stesso interesse. L'Italia non e' piu' il mio paese. Quindi quando la gente ridicolizza l'Italia, analizzo/approvo o disapprovo i loro commenti ma mi lasciano completamente indifferente.
Comunque non so che ambienti frequentate con Colin..ma quando vado in strada e sorrido alle persone mi sorridono. Parli gentilmente e ti rispodono gentilmente..parli del tempo, della politica e ti rispondono gentilmente..poi c'e' chi inizia anche la conversazione, donnine anziane, o ragazzi giovani.. Figurati che poi mi e' anche capitato qui a Londra di essere fermata per strada da due signori che mi hanno detto di sorridere di piu'...e non erano ubriachi...ah ah ah ..chissa che nottataccia dovevo aver passato. ..e della storia di "non chiudersi in una torre d'avorio"..vabbe ma azz...non posso nemmeno espormi a tutto, no? Non c'e' tempo e la vita e breve e quindi no non guardero mai X-Factor o East-Ender alla tele solo per capire la societa' britannica! Lo lascio fare al Colin e ai tuoi amici sociologi.. a propositio di Colin...Nina Nastasia, Cafe' Oto, ci sei?
Anonimo ha detto…
e' vero. Chiaro che nel mio piccolo, come posso e coi mezzi che posso, reco di rendere la vita migliore a un pĆ² di persone. Il fatto di scrivere di musica mettendoci dentro piĆ¹ umanitĆ  possibile, da parte mia punta a quello. Ma non posso pretendere di raggiungere le masse scrivendo di Vic Chesnutt o Warren Zevon. qualcosa credo di fare, perĆ²: magari facevo di piĆ¹ durante il servizio civile, ma chissĆ ...

quando viene a mancare, di una persona sono gli atti e i gesti che restano; e anche le parole che ha rivolto agli altri. Mai quelle che ha tenuto per sƩ.

JC "nice 'n' sleazy"
Fabio ha detto…
Myriam -

Beh, credo che su "i nice di facciata, no. I nice dentro si" siamo tutti d'accordo. Immagino che pochi oseranno contraddirti :)

Noi usavamo il termine nice per capirci, ma se non ti piace suggeriscine pure un altro e usiamo quello che piace anche a te.

Che tu da italiana all'estero non ti senta italiana va benissimo, ci mancherebbe. Ne ho incontrati tanti in questi anni.

C'e' chi preferisce tagliare col proprio passato e chi preferisce costruirci sopra, entrambi atteggiamenti dignitosissimi. L'importante e' non fermarsi e guardarsi indietro solo per quello che serve a guardare avanti, almeno credo.

Io non ho lasciato l'Italia in acrimonia. L'ho lasciata per fare un'esperienza all'estero, quando me ne si e' presentata l'occasione.

Ho un rapporto tutto sommato sereno con il Paese nel quale ho trascorso i primi 35 anni della mia vita. Molti miei amici in quel Paese vivono, ci vivono i miei genitori, che sono l'unica famiglia che ho.

Ci torno volentieri e spesso apprezzo la qualita' umana delle persone che incontro (oltre al tempo metereologico e ai gelati).

Credo poi che, indipendente dal fatto che io mi senta italiano oppure no, gli altri di fatto mi vedano come tale: per i tratti somatici, l'accento, certi atteggiamenti culturali.

Lascia perdere come mi sento: io mi potrei sentire anche una donna somala o un transessuale finlandese, ma di fatto, per chi mi incontra, io sono un uomo italiano.

Ed essendo, volutamente o no, associato a un gruppo sociale, per osmosi, da parte di chi conosce solo determinate caratteristiche superficiali, vengo anche associato ai tratti percepiti di quel gruppo sociale. Questo a priori, se vuoi nei primi 5 minuti.

Da qui il mio disagio, che comunque non e' solo mio: e' un disagio abbastanza condiviso.

Ci sono molti altri esempi che potrei fare: le politiche aggressive di Bush mi pare che per un certo periodo si siano trasferite anche sull'immagine degli americani nel mondo, per dirne uno.

Sono percezioni, e si possono anche negare o ignorare, questo si'.

JC -

Si', e' cosi', e ti ringrazio per la perla di saggezza. Sei la seconda persona che mi ricorda questa cosa in tre giorni.

Resta l'amore che hai dato e quello che hai ricevuto. Il resto passa.

Difficile tornare a parlare d'altro, ora.