Islaja, Keraaminen paa (Fonal, 2010)
E a proposito di Cafe Oto, ieri sera ci ha suonato Islaja, concerto che ho purtroppo perso.
Mi consolo ascoltando il suo quarto album, uscito questa settimana su Fonal, che mi piace molto. Ci ritrovo tante cose diverse, ma in qualche modo collegate dalla comune origine nordica: le ritmiche improbabili dei primi Mum, la Bjork astratta e chiaroscurale di Vespertine, la grazia di Susanna Wallumrod, la complessita' delle produzioni Rune Grammofon.
E altre memorie. Lo spirito gotico di This Mortal Coil e Dead Can Dance. Il gusto per le giustapposizioni anti-melodiche degli Animal Collective, per l'occasione immersi in liquido amniotico. L'irriconoscibile folk dei Tunng sfigurato attraverso i circuiti di un vecchio calcolatore IBM. Una versione subacquea della collaborazione dell'anno scorso tra Broadcast e Focus Group. L'oriente futurista cantato da Tujiko Noriko, trasferito in Finlandia.
E' un ascolto non immediato, che richiede pazienza e tempo, la lettura delle liriche tradotte, la disponibilita' a entrare nel fascinoso mondo onirico appena accennato da queste torch songs sbilenche cantate in una lingua strana che sembra arrivare da un pianeta parallelo.
[La sua performance di ieri era inserita in una stagione di concerti organizzata dal Barbican, dedicata alla musica devozionale, sacra o in qualche modo evocativa di stati di trascendenza, che prosegue fino a domenica].
Mi consolo ascoltando il suo quarto album, uscito questa settimana su Fonal, che mi piace molto. Ci ritrovo tante cose diverse, ma in qualche modo collegate dalla comune origine nordica: le ritmiche improbabili dei primi Mum, la Bjork astratta e chiaroscurale di Vespertine, la grazia di Susanna Wallumrod, la complessita' delle produzioni Rune Grammofon.
E altre memorie. Lo spirito gotico di This Mortal Coil e Dead Can Dance. Il gusto per le giustapposizioni anti-melodiche degli Animal Collective, per l'occasione immersi in liquido amniotico. L'irriconoscibile folk dei Tunng sfigurato attraverso i circuiti di un vecchio calcolatore IBM. Una versione subacquea della collaborazione dell'anno scorso tra Broadcast e Focus Group. L'oriente futurista cantato da Tujiko Noriko, trasferito in Finlandia.
E' un ascolto non immediato, che richiede pazienza e tempo, la lettura delle liriche tradotte, la disponibilita' a entrare nel fascinoso mondo onirico appena accennato da queste torch songs sbilenche cantate in una lingua strana che sembra arrivare da un pianeta parallelo.
[La sua performance di ieri era inserita in una stagione di concerti organizzata dal Barbican, dedicata alla musica devozionale, sacra o in qualche modo evocativa di stati di trascendenza, che prosegue fino a domenica].
Commenti
Mi sembra (e con questo concordo sul finale della review su Pitchfork) che si sia allontanata da quel suono che la rendeva unica per omologarsi.
Continuo ad apprezzare la sua musica ma ho come l'impressione che abbia perso qualcosa...
A me piace proprio per tutti i rimandi che ci trovo dentro, pero' concordo con te che e' un disco meno originale dei 3 precedenti.
Nel fine settimana mi e' capitata tra le mani una sua intervista pubblicata da Wire 3 anni fa, dove dice:
"My mother listened to religious music, hymns, Gregorian choir music, gospel. Once or twice a year, I also listened to old jazz and pop with my father: Italian pop and Charles Mingus. we even had old copies of choir tapes wgere it sounded like there were angels singing somewhere on the tape. I'm sure Islaja has a lot to do with those years".
Ecco, direi che almeno parte di quei riferimenti, se ancora sono presenti, sono un po' sepolti, meno evidenti.
(La prossima volta pero' ti firmi? Con uno pseudonimo qualsiasi, ma cosi' se commenti ancora ti riesco a identificare in qualche modo).