Bonjour tristesse (Otto Preminger, 1958)
E' una serata tranquilla di meta' settimana. Sullo stereo qui in soggiorno gira un vecchio classico immortale e io mi prendo un po' di tempo per aggiornare il nostro taccuino engadinese. Tra la cena e la preparazione della scaletta di Prospettive Musicali di domenica prossima (puntata a tema, collector's edition, come non facciamo da un po', ma non voglio anticiparvi nulla).
In questi giorni sto seguendo, quando riesco, l'enciclopedica (un mese e mezzo con proiezioni giornaliere) retrospettiva che il British Film Institute sta dedicando alla fascinosa Deborah Kerr. Sabato scorso sono riuscito a recuperare Bonjour tristesse, adattamento del romanzo della Sagan, fino ad ora la pellicola che ho preferito della rassegna.
Film sostanzialmente fedele al libro, recitato a mio parere benissimo, con la magnifica Jean Seberg (sulla cui vita, vi prego, qualcuno giri al piu' presto un film) nella parte della figlia ribelle che la futura matrigna intende correggere. Notevole la naturalezza con la quale la Kerr interpreta il suo personaggio, dall'iniziale algida compostezza fino alla finale caduta di ogni difesa. Tragica, non melodrammatica.
Indimenticabili il tema del film, cantato da Juliette Greco, e un cameo di Walter Chiari, che recita in inglese: geniale, come sempre.
Pellicola di impeccabile grazia visuale ed eleganza, di gusto assai francese nonostante il cast internazionale: girato nella villa della direttrice di Elle, e i titoli di testa (disegnati da quel maestro di Saul Bass, cosi' come il manifesto) precisano che i vestiti di Deborah Kerr sono di Givenchy, i gioielli di Cartier, gli accessori di Hermes...
Bonjour tristesse venne del resto apprezzato soprattutto dal pubblico d'oltralpe, dopo essere stato accolto da critiche tiepide in America.
Un bel profilo di Deborah Kerr si trova sull'ultimo numero di Sight & Sound e lo potete leggere qui. Un articolo molto ben scritto su Otto Preminger lo potete trovare qui. Il programma della seconda parte della retrospettiva e' questo.
In questi giorni sto seguendo, quando riesco, l'enciclopedica (un mese e mezzo con proiezioni giornaliere) retrospettiva che il British Film Institute sta dedicando alla fascinosa Deborah Kerr. Sabato scorso sono riuscito a recuperare Bonjour tristesse, adattamento del romanzo della Sagan, fino ad ora la pellicola che ho preferito della rassegna.
Film sostanzialmente fedele al libro, recitato a mio parere benissimo, con la magnifica Jean Seberg (sulla cui vita, vi prego, qualcuno giri al piu' presto un film) nella parte della figlia ribelle che la futura matrigna intende correggere. Notevole la naturalezza con la quale la Kerr interpreta il suo personaggio, dall'iniziale algida compostezza fino alla finale caduta di ogni difesa. Tragica, non melodrammatica.
Indimenticabili il tema del film, cantato da Juliette Greco, e un cameo di Walter Chiari, che recita in inglese: geniale, come sempre.
Pellicola di impeccabile grazia visuale ed eleganza, di gusto assai francese nonostante il cast internazionale: girato nella villa della direttrice di Elle, e i titoli di testa (disegnati da quel maestro di Saul Bass, cosi' come il manifesto) precisano che i vestiti di Deborah Kerr sono di Givenchy, i gioielli di Cartier, gli accessori di Hermes...
Bonjour tristesse venne del resto apprezzato soprattutto dal pubblico d'oltralpe, dopo essere stato accolto da critiche tiepide in America.
Un bel profilo di Deborah Kerr si trova sull'ultimo numero di Sight & Sound e lo potete leggere qui. Un articolo molto ben scritto su Otto Preminger lo potete trovare qui. Il programma della seconda parte della retrospettiva e' questo.
Commenti
a me la kerr ha sempre fatto un po' paura
Bello davvero questo R3: assai personale, come tutti i blog che mi piace leggere ma che non ho il coraggio di scrivere.
Chi scrive blog come il tuo riceve tutta la stima incondizionata di Engadina Calling.
Il blogroll qui a destra meriterebbe un bell'aggiornamento per essere davvero utilizzabile, ma per il momento accolgo con piacere La storia dell'Oceano Atlantico tra i blog che seguiro'.
cercherĆ² di fare omeopatia kerriana finchĆ© spacciano dosi al BFI
la kerr piace alle donne adulte. adulte dentro.
E comunque, a proposito di recuperi, sto scrivendo dalla redazione della radio, dove mi sono reso conto che il disco piĆ¹ nuovo che ho portato con me da trasmettere questa notte ĆØ del 1972... Eppure sembra musica modernissima.
E' come se gli anni tra il 1950 e il 1980 si fossero storicizzati, classicizzati, al punto di suonare assai piĆ¹ attuali di qualsiasi cosa sia successa dopo.
Nella musica, nel cinema, nella letteratura, nel design, nello stile.
(Le magliette a righine delle Jean Seberg di Shoreditch perĆ², mi costringi a correggerti, arrivano dal negozio di Agnes B all'interno di Spitalfield).
alla rassegna kerriana non ci sono (ancora) andata ma dubito che sarei la piĆ¹ giovane. invece sabato mi sono rifatta le piante dei piedi con tre ore di gauguin e un incontro a mezza via tra psicanalisi e buddismo.
sai che non mi ero accorta del tuo ruolo a radiopop? ĆØ da ridere se ti dico che quest'estate ho fatto due dirette (penose) a patapalla con aleone e la cosa rossa (cristiano valli)?
con niccolĆ² vecchia invece ho solo litigato su facebook.
se penso che cercavo solo una foto di Bankside.
Radio Pop ĆØ un altro luogo magico secondo me. Il fatto che entri in quello studio, schiacci il bottone della diretta e i dischi che metti viaggiano nell'aria della notte, beh se ti fermi a pensarci un momento, ĆØ qualcosa di una magia che toglie il fiato. Per me la radio resta una cosa inspiegabile, come il fatto che gli aerei sono cosƬ pesanti e perĆ² volano.
Alone ĆØ proprio una bella persona (tra l'altro ĆØ stato il "fidanzato storico" di un'altra milan-londinese). Il programma non l'ho mai sentito perĆ²: erano le dirette dei mondiali vero? In quel periodo ero in Inghilterra.
Le Jean Seberg davvero povere le magliette a righine le comprano da Primark in Oxford Street durante i saldi. M&S ĆØ giĆ piuttosto middle-class (anche se a me le signore che nel carrello hanno una confezione famiglia di yogurt, un set di posate e un reggiseno fanno un po' tristezza).
sull'esperienza in radio avevo scritto. cristiano aveva rinominato il mio post "la radio ĆØ fatica" perchĆ© a me aveva dato l'idea di un lavoro faticoso, difficile e miracoloso, come i soffiatori di vetro di murano. una fatica che non si vede, si vedono solo le magie.
metti in dubbio la mia povertĆ o la mia middleclassitudine?
Credo che il segreto di un buon programma sia anche nel non fare percepire quello sforzo, ma ti assicuro che nulla viene davvero improvvisato: i programmi non preparati vengono inevitabilmente male. Sono prolissi, si perdono nel cazzeggio fine a se stesso, e la manopola si sposta su Radio 3.
La radio e' fatica come hai acutamente colto, tensione (soprattutto se non trasmetti spesso: ne parlavo proprio ieri sera con Vito War quando ci siamo dati il cambio), ma una fatica e una tensione molto piacevoli. Quando preparo un programma per Radio Pop il tempo vola. Mi trovo sepolto di appunti, libri e dischi e non so come sia successo.
La Tate piena il sabato sera e' una notizia che raggela: e' la mia oasi di asocialita' controllata.
Metto in dubbio la tua poverta', non la tua middleclassitudine. Gli italiani che vanno a vivere a Londra sono tutti middle class, anche se ben camuffati da boho metropolitani. Vivere a Peckham e Hackney puo' essere tres chic.
Le Jean Seberg belle e dannate di Shoreditch direi che sono middle-upper.
praticamente una BB che ĆØ uguale alla Minogue d'inizio duemila. O meglio, il contrario...
JC FAshion Observer
JC per espiare la citazione di Kylie Minogue dovrai consegnare domattina a Sentire Ascoltare 15 cartelle sui Black Flag, con discografia SST ragionata.
(E lo so che Nick Cave ecc. ecc.).
XOXO
;D
JC Reynolds
;D
JC in an Alvaro Vitali mode
"belle... e quante so'... tutte nude..."
ti ricordi che risate?
xoxo
JC Sheepesque
Il film in realta' non credo di averlo mai visto (se non a pezzi a Blob).
Prestia per altro e' scomparso di nuovo. Per un po' abbiamo corrisposto a proposito di gatti. Di musica credo si curi ormai assai poco, il reverendo.
Fu un grandissimo, che non sopravvisse al cambiare dei tempi e dei valori.