Nik Bartsch's Ronin, Llyria (ECM, 2010)

I Ronin del pianista Nik Bartsch (che vi ho proposto domenica scorsa a Prospettive Musicali) arrivano da Zurigo, e sono difficilmente definibili.

Suonano una sorta di jazz fusion piuttosto freddo, che puo' ricordare i tedeschi Colours, la formazione del contrabbassista Eberhard Weber attiva nella seconda meta' degli anni settanta.

Rispetto ai loro due lavori precedenti, questo Llyria e' decisamente meno ritmico e funk. La musica tende a fluttuare nell'aria senza prendere una direzione precisa. I sapori d'oriente sono piu' marcati, soprattutto negli episodi sorretti da un ritmo appena suggerito.

Ritmo che quando e' presente e' spesso dispari, spezzato, tutt'altro che fluido, quasi contratto.

Il disco si suddivide in sette moduli, piuttosto articolati, di durata compresa tra i sei e i dieci minuti, difficilmente distinguibili, che vanno a costruire un album di musica non intrusiva, d'ambiente, adatta da tenere in sottofondo per leggere e scrivere.

Llyria e' un disco quieto e autunnale, un ascolto molto adatto a queste giornate che si vanno accorciando, ai colori che si fanno piu' spenti, alle temperature che iniziano a diventare piuttosto rigide.

Un album malinconico, pensoso, introverso e contemplativo, come ci capita di essere in questa stagione.

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