The social network (David Fincher, 2010)

Il film del quale tutti parlano, e quel che e' peggio non riusciro' a dire nulla che non sia gia' stato scritto da qualcun altro.

Pero' e' inevitabile farci i conti, per provare a far luce su uno dei piu' incomprensibili fenomeni contemporanei. Come molti di noi, da un paio di anni cerco di comprendere la ragione per la quale molte persone che quando le incontri sembrano normali sentono poi quando vedono un computer, o addirittura col telefonino, un irresistibile bisogno di inserire in Internet foto in costume da bagno, alle riunioni natalizie di famiglia, il giorno della laurea, con il fidanzato, con il vestito della festa. Una esibizione di facce, scollature, pettinature, abbronzature, abbracci, sorrisi, bicchieri, interni di case, bar, localita' marine, descrizioni del cibo mangiato e del tempo che fa, proteste contro il governo, esposizioni di stati d'animo semplificati e battute che sembra non avere mai fine, e che abbiamo finito per considerare normale.

Il film non entra nel merito, preferendo raccontare (in modo un po' prolisso e da telefilm) la storia del fondatore del mezzo.

Non mi e' chiaro per quale ragione la storia di Facebook dovrebbe differire da quella di qualsiasi altra start-up, quale sarebbe l'eccezionalita', la specificita' di quello che vediamo. Questo Zuckerberg sarebbe un classico nerd. E allora? Qualcuno di voi si sarebbe aspettato qualcosa di diverso? Cosi' come il fatto che nel momento dell'inaspettato successo tradisce l'amico che con lui ha condiviso i primi passi, per tenersi il malloppo: non mi sembra quel colpo di scena che uno non si sarebbe potuto aspettare, conoscendo le storie di altre start-up.

Cosi', tra dialoghi tirati un po' per le lunghe, un montaggio veloce che cerca di evitare gli sbadigli piu' sonori, qualche festa studentesca, qualche scena girata in ufficio, ci si trascina fino alla fine.

Si esce dal cinema ne' annoiati ne' divertiti, ne' con domande ne' con risposte.

Un film non brutto, ma innocuo: un'occasione persa per indagare un fenomeno sociale interessante, i suoi effetti, le sue implicazioni.

Commenti

Unknown ha detto…
grazie. Anche se i miei amici mi spingevano ad andarlo a vedere, non mi tentava per niente. Adesso non ci andro' a maggior ragione. Film nuovi da consigliare?
Anonimo ha detto…
Sai, caro Fabio, a cosa ancora non mi sono abituato ? Quando conosco qualcuno, non importa come o dove, si congeda dicendo: ci teniamo in contatto su FB, assumendo come un dato apoditticamente certo che io abbia un'utenza e che la controlli regolarmente. L'espressione di stupore alla notizia che non ho un mio profilo ĆØ seconda solo a quella che sorge quando dico piĆ¹ o meno quello che ben sintetizzi all'inizio del tuo post.
Nicola
oceano ha detto…
su quello che una cosa non ĆØ, ĆØ difficile dire.
cosa voleva essere questo film?
Mi pare dalla tua e altre recensioni che cavalchi l'onda del "social network di qua e social network di lĆ " per raccontare una biografia a vanvera.
Forse bastavano 15 minuti.
PerĆ² non l'ho visto.

Io sono un'occasione persa per essere un pettirosso.
e via cosƬ
Fabio ha detto…
Myriam -

Si' pero' sono comunque convinto che sia sempre meglio fare esperienza e poi giudicare, anziche' fidarsi di quello che pensano gli altri.

E purtroppo no, non ho film nuovi da consigliare. Per me andare al cinema significa recuperare o rivedere classici all'Istituto Culturale Francese e al British Film Institute.

Come per la musica e per le arti visuali, non mi sembra che il presente che stiamo vivendo offra ragioni di particolare interesse. Trovo piu' interessante rovistare negli archivi.

Nicola -

Bentornato qui!

In realta' credo che Facebook sia un mezzo di comunicazione, e come tale abbia una valenza neutra, o addirittura potenzialmente positiva. Dipende da quello che ne facciamo.

Per farti un paio di esempi, gli sono molto grato per avermi consentito di recuperare i contatti con la mia professoressa di filosofia del liceo, o di poter tenere un carteggio di tema musicale con il mio idolo di gioventu' Carlo Massarini (come avremmo fatto a scriverci altrimenti?).

Usato come rubrica, e' un mezzo molto potente.

Quello che faccio fatica a comprendere e' l'esposizione, a un vasto pubblico di sconosciuti (perche' io posso vedere anche le foto degli amici dei miei amici, anzi me le trovo negli RSS... che poi... amici...), di momenti della propria vita che di volta in volta mi sembrano molto privati, oppure molto banali.

Per non parlare dell'esibizione competitiva di trofei: il fidanzato, il figlio, la localita' delle vacanze.

Dopodiche' non esprimo giudizi critici, ci mancherebbe: mi piacerebbe solo capire.

E si', sembra che Facebook sia un obbligo: e invece molti miei amici, quelli veri, un account di Facebook non l'hanno e non mi sembra ne sentano una particolare mancanza, o ancor meno che siano dei sociopatici.

Oceano -

Esatto, bastavano 15 minuti.

E' un film puramente descrittivo, il che per carita' va bene, non sempre e' necessaria l'analisi.

Quando pero' quello che descrivi e' una realta' sostanzialmente banale, che si ripete per tutte le start-up dal 1990 a oggi, e' durissima tirare fuori un film interessante.

Comunque e' un film che sta piacendo a molti, quindi consiglio di vederlo e farsi un'idea.

E' blando, ma non e' brutto ne' particolarmente tedioso. Si lascia vedere, passa e va.
Anonimo ha detto…
ne avevano parlato come di un film che avrebbe tanto rotto le uova nel paniere al fondatore di FB...
ma evidentemente era un lancio pubblicitario.
Su FB, secondo me c'ĆØ anche da dire che la sua struttura sembra fatta apposta per impedire di approfondire le cose. Credo che molti lo usino per trovarci ciĆ² che sanno giĆ , e rassicurarsene - o continuare a rotolarsi nel fango dell'indignazione, che costa poca fatica.
Fabio ha detto…
Si', mi pare che ci sia un certo numero di caratteri, oltre i quali taglia quello che vorresti dire.

Sopravvivono solo la frase a effetto, la battuta, il pensierino, l'improperio, il link, la fotografia. Il ragionamento articolato e' bandito.

E' il trionfo dell'immediatezza, con tutti i suoi vantaggi innegabili e con i suoi altrettando innegabili limiti.

In questo senso non mi sento di considerarlo un mezzo di comunicazione neutro, come e' il telefono per esempio: Facebook pone limitazioni forti all'articolazione dell'espressione. Si e' costretti a semplificare, in un modo che a qualcuno piace, perche', inizio a pensare, forse il loro modo di ragionare e' quello.

E' una conclusione un po' triste, ma credo inevitabile.

Buono/ nobbuono.
Unknown ha detto…
mah, se dovessi andare a vedere tutti i film che passano a Londra sarei senza soldi. La maggior parte delle volte mi tengo alle recensioni dei critici e amici che rispetto e poi scelgo. Stessa cosa con i libri e la musica, non si puo' leggere o ascoltare tutto. Almeno io non ce la farei.
Unknown ha detto…
Facebook lo si deve vedere come uno strumento complementare alla sfera sociale e non come un suo sostituto.
Fabio ha detto…
Beh, ci mancherebbe.
Anonimo ha detto…
vado fuori tema per assenza di opinioni interessanti sul tema principale, consetimelo.

Carlo Massarini era seduto a fianco a me a Firenze (settembre scorso) estasiato e rapito nell'assistere ad un concerto di Leonard Cohen!
Non aveva bisogno di un surplus di stima incondizionata che gli debbo, ma in qualche modo se l'ĆØ presa (credo abbia persino pagato il biglietto come tutti i comuni mortali).
scusa l'intrusione.
a presto,
borguez
Fabio ha detto…
Guarda, la mia stima e' aumentata immensamente dopo averlo conosciuto, purtroppo solo via mail.

Preciso, come ho fatto anche con lui, che per me lui e' il Carlo Massarini di Popoff sentito nella cameretta in montagna che condividevo d'estate con il mio cugino Mario, di 6 anni piu' grande, al quale devo molta della mia passione per la musica (e non il Carlo Massarini, pure apprezzabile, di Mister Fantasy).

La mia prima mail fu dura, provocatoria, e nemmeno mi sarei aspettato mi rispondesse. In un suo post in Facebook cito' Mojo e Uncut. Fu allora che gli scrissi una mail (non quindi un commento in Facebook, una mail vera) nella quale gli chiedevo cosa avrebbe pensato il Carlo giovane, quello di Popoff, di una stampa che storicizza il rock, in qualche modo rendendolo classico e quindi, in qualche misura, irrigidendone i canoni. (Lo scrissi meglio di cosi', mi impegnai un po'...)

Mi rispose dopo pochi giorni, con una mail bellissima, alla quale ne segui' prima che avessi tempo di rispondere io a lui, un'altra che mi chideva cosa faccio a Londra, se fotografo (altra passione comune), ecc.

La cosa che mi piacque molto e' che lui, il maestro, chiese a me di indicargli riviste e siti, di dargli informazioni.

E quella fu la risposta piu' bella, quella che (ci ho pensato dopo) mi sarei proprio aspettato dal Carlo di Popoff: quella che indicava una profonda curiosita', un sincero desiderio di conoscere, di andare oltre.

Un grandissimo, Carlo. Un maestro, sempre e per sempre.
Anonimo ha detto…
ho fatto in tempo ad ascoltare qualcosa di Popoff ma debbo confessare che ricordo meglio Mister Fantasy e mio padre che mi lasciava sveglio fino a tardi per assecondare la mia (e la sua) passione per quel giovinastro di bianco vestito (ricordo bene?) che pareva saperne assai, e soprattutto dotato di entusiasmo e curiositĆ  da regalare.
ma le tue parole non fanno che confermare le impressioni avute (e mantenute) per tutto questo tempo.
in effetti a Firenze fotografava come un dissennato!

Ma che combina ora? ho perso le tracce: possiamo ancora godere del suo spirito "positivo"?
Fabio ha detto…
E qui si ritorna infatti on topic, Borguez.

Nel senso che e' molto attivo su Facebook: scrive qualcosa ogni giorno. Spesso si tratta di link con un commento di due righe.

Non aspettarti grandi novita'. Per lo piu' linka video di Springsteen, Marley, Lennon. Quelli che trasmetteva allora.

Ma a me basta, e da' conforto.

(Piccola avvertenza tecnica: credo che la sua pagina abbia raggiunto il massimo numero di "amici". Per cui credo che possa accettarne di nuovi solo se qualcuno degli esistenti dovesse cancellarsi, ipotesi abbastanza improbabile. Ti dico questo perche' conosco chi ha cercato di leggerlo senza successo).
lophelia ha detto…
peccato, mi era venuta voglia di iscrivermi - anche se i miei ricordi si limitano a Mister Fantasy
Anonimo ha detto…
allora torno nel topic anch'io.
appartengo alla categoria extra-parlamentare di facebook (ne sono fuori, non ho l'account) e per ora non ho nessuna necessitĆ  di farvi parte. senza giudizi ulteriori.

Lennon, Springsteen e Marley sono comunque nel gotha personale, per cui sostengo e supporto i vecchi comuni amori che condivido con Massarini.
lo ricordo pure attento alle nuove tecnologie e per questo speravo fosse giunto un poco oltre Facebook.
in ogni caso portagli (se puoi/vuoi) i saluti di un fan.
Fabio ha detto…
Leggendolo, mi sembra una persona felice, appagata.

Uno che non si affanna a cercare il nuovo a tutti i costi, ma tiene gli occhi aperti, e' curioso.

Sembra, da quello che leggo, avere trovato il segreto della felicita': relazioni profonde e stabili, e grandi passioni (la musica, la fotografia).

Anche in questo senso, guardo a lui come si guarda a un maestro: mi ha infatti fatto venire voglia di riscoprire proprio Marley, Lennon e Springsteen, che sto ascoltando molto quest'anno.

(Ho addirittura piazzato un pre-order per The promise, speriamo non sia deludente).
Fabio ha detto…
Lo -

Pero' prova, quello che so mi e' stato riferito una settimana fa, magari adesso qualcosa e' cambiato.

Mister Fantasy e' stato certamente una rivoluzione per la televisione italiana.

Ma Popoff ("un'ora di sana e solida musica rock") fu, per me, una rivoluzione personale. Fu la rivelazione che la musica poteva essere qualcosa di profondo, che scuoteva, non lasciava indifferenti, cambiava.

Fu solo un'intuizione, un'intuizione istintiva (ero troppo piccolo allora per comprenderne le conseguenze), ma fu la scintilla dalla quale nacque un fuoco che brucia ancora oggi, una passione che ha trasformato la mia vita.

Per quella scintilla, gli saro' sempre grato.