Giovanna Pessi/ Susanna Wallumrod, If grief could wait (ECM, 2011)
Ascoltando questo disco in una notte invernale, capisco istintivamente per quale ragione Will Oldham non penso' nemmeno un istante quando gli chiesi chi stima piu' di tutti tra i musicisti suoi contemporanei. Susanna Wallumrod, mi disse.
Lo capisco, non solo per la sensibilita', il rispetto, la profondita' e l'understatement tipicamente nordico con i quali l'affascinante cantante norvegese affronta il repertorio di Leonard Cohen e Nick Drake, ma anche per il modo nel quale la sua fragile e purissima voce sa fondersi con le note della giovane arpista svizzera Giovanna Pessi quando insieme interpretano con infinita grazia composizioni di epoca barocca.
Giovanna Pessi che abbiamo sentito a Prospettive Musicali qualche tempo fa, magari qualcuno di voi si ricorda: la sua arpa e' presente nel progetto Diminuito del nostro amatissimo Rolf Lislevand e su Fabula suite Lugano di Christian Wallumrod, il pianista fratello di Susanna.
Paradossalmente (ma neanche tanto, dato che Cohen e Drake sono certamente stati a loro volta ispirati dal repertorio antico e classico, barocco e romantico), quasi non si avverte la dimensione tempo. Al contrario, nonostante si affrontino periodi diversi il disco vive di grande continuita', di cambiamenti atmosferici quasi impercettibili. A sottolineare il fatto che la poesia di Cohen e Drake non appartiene a un'epoca storica, a uno stile definito. E' classica. E' eterna come eterni sono l'amore, la gioia, il dolore.
Al disco partecipano anche il suonatore di nyckelharpa Marco Ambrosini e la violista Jane Achtman.
In una delle prime sessioni, hanno scelto di suonare insieme una delle canzoni piu' belle di Leonard Cohen, Who by fire. Il testo di Who by fire non venne scritto da Cohen, ma e' una preghiera che gli ebrei sono soliti recitare durante le celebrazioni dello Yom-Kippur.
Sentite che meraviglia diventa nell'interpretazione di questo ensemble, e poi procuratevi una copia di If grief could wait. E' un disco che cresce ad ogni ascolto. Struggente, magica poesia per queste lunghe notti invernali. Prometto che lo ascolteremo approfonditamente a Prospettive Musicali, nel mio ritorno di febbraio.
Lo capisco, non solo per la sensibilita', il rispetto, la profondita' e l'understatement tipicamente nordico con i quali l'affascinante cantante norvegese affronta il repertorio di Leonard Cohen e Nick Drake, ma anche per il modo nel quale la sua fragile e purissima voce sa fondersi con le note della giovane arpista svizzera Giovanna Pessi quando insieme interpretano con infinita grazia composizioni di epoca barocca.
Giovanna Pessi che abbiamo sentito a Prospettive Musicali qualche tempo fa, magari qualcuno di voi si ricorda: la sua arpa e' presente nel progetto Diminuito del nostro amatissimo Rolf Lislevand e su Fabula suite Lugano di Christian Wallumrod, il pianista fratello di Susanna.
Paradossalmente (ma neanche tanto, dato che Cohen e Drake sono certamente stati a loro volta ispirati dal repertorio antico e classico, barocco e romantico), quasi non si avverte la dimensione tempo. Al contrario, nonostante si affrontino periodi diversi il disco vive di grande continuita', di cambiamenti atmosferici quasi impercettibili. A sottolineare il fatto che la poesia di Cohen e Drake non appartiene a un'epoca storica, a uno stile definito. E' classica. E' eterna come eterni sono l'amore, la gioia, il dolore.
Al disco partecipano anche il suonatore di nyckelharpa Marco Ambrosini e la violista Jane Achtman.
In una delle prime sessioni, hanno scelto di suonare insieme una delle canzoni piu' belle di Leonard Cohen, Who by fire. Il testo di Who by fire non venne scritto da Cohen, ma e' una preghiera che gli ebrei sono soliti recitare durante le celebrazioni dello Yom-Kippur.
Sentite che meraviglia diventa nell'interpretazione di questo ensemble, e poi procuratevi una copia di If grief could wait. E' un disco che cresce ad ogni ascolto. Struggente, magica poesia per queste lunghe notti invernali. Prometto che lo ascolteremo approfonditamente a Prospettive Musicali, nel mio ritorno di febbraio.
Commenti
Questo CD me lo procuro.
A me pare, ma parlo da non esperta, che quella di fondere elementi di diverse tradizioni e diverse epoche sia una caratteristica abbastanza diffusa tra i migliori esperti norvegesi. In generale, qui c'ĆØ meno sacro rispetto per la musica classica morta e molta sensibilitĆ per la musica viva, di qualunque epoca e genere. Forse perchĆ© siamo alla periferia di tutto, non c'ĆØ prestigio da mantenere ma desiderio genuino di far musica.
Come scrivevo gia' qualche giorno fa, mi sono fatto l'idea che dipende dal non avere rendite di posizione da difendere.
Qui nel mondo anglosassone tutto e' piu' codificato, rigido. Suoni jazz O rock O folk O musica antica O musica contemporanea. Entri in uno stream preciso, che ha suoi canali di diffusione, linguaggi, media, e non ne esci piu'.
La fluidita' e l'intercambiabilita' dei linguaggi che i musicisti nordici sanno gestire con grande leggerezza e' un insegnamento. Alcune delle musiche piu' mischiate, e quindi interessanti, oggi arrivano proprio da voi.