# 1500

Mi fa un po' specie pensare che questo e' il millecinquecentesimo post di London Calling. 1500. Guardate che sono tanti.

Chissa' com'e' che quando il vento cambio', mentre tutti quanti abbandonavano in tutta fretta il loro blog e abbracciavano le sorti progressive dei social media, io invece me ne sono rimasto a zappare questo orticello ormai dimenticato da tutti (da 150 - 200 visite giornaliere attorno al 2005 - 2006, adesso si arriva si' e no a 30).

Perche' in tempi di schermi al plasma sia rimasto a trasmettere da questa scassata televisione in bianco e nero con la sintonia che fa un po' quello che vuole e' un mistero prima di tutto per me.

Mi fa sentire un po' un dinosauro. Ma del resto, francamente, non e' che se guardo la mia collezione di dischi mi sento tanto piu' moderno. L'altra sera parlando con la Gio' le dicevo che, di questo passo, se arrivero' a 70 anni a quell'eta' ascoltero' solo musica dei cavernicoli primitivi, che in mancanza di supporti disponibili riprodurro' io stesso percuotendo sassi e tronchi con rami e salmodiando inni al Dio Sole in lingue sconosciute.

L'unica spiegazione razionale, credo, dev'essere che per me un blog continua a essere un taccuino scritto in forma libera. Non ci sono limiti nel numero di caratteri come in Twitter, quello che scrivi non lo vedono tutti i tuoi "amici" come in Facebook, non devi pubblicare necessariamente fotografie come in Instagram. Chi arriva qui ci arriva per caso cercando qualcosa (che probabilmente non trovera'), oppure perche' per qualche ragione gli interessa quello che pubblico.

L'altra spiegazione possibile e' che, io che sono notoriamente ultra-smemorato, scrivo per tenere memoria delle cose che succedono a me e nel mio mondo. Perche' l'archivio di London Calling (con tutti i commenti che un tempo venivano scritti, le mie risposte, le discussioni, qualche volta pure i litigi che si concludevano inevitabilmente con "stiamo dicendo la stessa cosa") a me piace ogni tanto andare a rileggerlo. E' divertente, e a volte abbastanza emozionante, ricordare persone che si sono frequentate in certi periodi, cose che si sono sentite, lette e viste, luoghi che si sono visitati. Pescare un mese a caso e ritornarci con la memoria, rivivere momenti, felici o confusi, o completamente neutri come sono tanti periodi della nostra vita, quelli che passano e se ne vanno e ne perdiamo traccia.

E' una bella cosa un blog, e mi mancherebbe se non l'avessi.

Commenti

borguez ha detto…
hai sostenuto una causa (giĆ  persa?) che anch'io sorreggo dall'altro lato, come Laurel & Hardy quando trasportavano il pianoforte. mi cucio al petto le tue parole, che condivido ed incarno.
le userĆ² nel qual caso qualcuno mi dovesse chiedere perchĆ© scrivo ancora in un blog.
e poi, se ti fanno piacere, felicitazioni per il traguardo raggiunto. non c'ĆØ gara e neppure competizione, ma il piacere di partecipare nessuno lo puĆ² togliere.
a presto
borguez
Fabio ha detto…
Grazie per le tue parole caro Borguez. A volte mi distraggo e quel pianoforte lo faccio cadere in malo modo, ma forse fa anche quello parte del gioco.

Il blog e' un gioco libero, a differenza dei social network e' un gioco senza regole, e quindi per sua natura non adatto a tutti.

Pero' ti dico una cosa, che credo valga anche per te: proprio per l'assenza di regole in questi lunghi 9 anni non ho mai avuto una sola volta la sindrome del foglio bianco. Casomai mi e' mancato il tempo di scrivere quello che avrei voluto.

Invece i social network hanno il potere di bloccarmi completamente. Ho moltissimo da scrivere "a qualcuno" (e ho la netta selezione che chi passa da te e da me e ascolta la Radio Uabab e Prospettive Musicali sia molto auto-selezionato), ma non ho proprio niente da scrivere "a tutti".

Passato da te proprio stamattina: Master Musicians of Jajouka sono gia' nella prossima scaletta di Prospettive Musicali. Great minds think alike, come dicono qui :)
borguez ha detto…
gioco senza regole e senza "padroni" (che brutta parola anche scritta qui e decontestualizzata), senza litigare con editori o colleghi ottusi, senza fretta e senza urgenza.
piuttosto senza tutto il tempo necessario per raccontare le innumerevoli meraviglie che occorrono ai curiosi, a chi guarda senza il bisogno di vedere, a chi ascolta con la voglia di stupirsi ancora un poco.
credo non resti altro d fare che proseguire, senza occuparsi poi tanto dei "tutti" e pensando che ci sarĆ  sempre "qualcuno" che troverĆ  interessante ciĆ² che si scrive, si legge o si ascolta.
te lo scrivevo anni addietro e te lo ripeto qui: forse io e te siamo due "qualcuno" rispettivamente l'uno dell'altro e questo ĆØ giĆ  piĆ¹ di tanto per pensare e considerare "a cosa serve un blog".
buona giornata, buone cose e a presto
borguez
Anonimo ha detto…
si dice "Buon Compleanno" per un blog? o qualcosa di simile? Felice Traguardo?
vabbĆØ, insomma, continua cosƬ
hai i tuoi affezionati lettori, credo siano proprio pochi quelli che passano di qui per caso, direi che la stragrande maggioranza ĆØ qui di ritorno
ciao
Auro
CICCILLO ha detto…
secondo me ĆØ improprio pensare al "blog" come uno strumento vecchio.
in realtĆ  quello che forse ĆØ calato, in favore di facebook, ĆØ l'uso del blog da parte di sconosciuti o semi-sconosciuti.
mentre ĆØ in forte ascesa l'uso del blog da parte di chi ĆØ giĆ  sulla "scena".
ormai non c'ĆØ giornalista o politico o attore o scrittore che non abbia il suo, specialmente in Italia.
non voglio parlare qui di Grillo che in un certo senso ĆØ stato il precursore di questo fenomeno e il primo a intuirne le potenzialitĆ  comunicative ma per esempio notavo poco fa come Civati, astro in ascesa della derelitta sinistra italiana, abbia costruito gran parte della sua notorietĆ , prima della sua elezione in parlamento e delle conseguenti apparizioni televisive, proprio grazie al suo blog, chiamato giovanilisticamente Ciwati e dove ognuno dei 3 o 4 post che lui scrive ogni giorno ha centinaia di commenti, e in generale grazie a un buon ufficio stampa gestito, come peraltro accade ai gruppi 5S in parlamento, da un ex-blogger.
dunque mi pare di intuire che in realtĆ  sia una fenomeno che, come accade spesso, partendo dal basso viene poi risucchiato verso l'alto, che sia il mercato culturale mainstrean o la politica televisiva, lasciando i creatori originali fuori dalla "scena".
e in tutti i modi io ne vedo ancora tanti di blog aperti, quella che forse ĆØ finita ĆØ la rete di contatti che attraverso i blog si creavano negli anni passati.
ma questo secondo me ĆØ dovuto alla difficoltĆ  eterna di passare dal virtuale al reale senza intoppi, un fenomeno che certo facebook non risolve, anzi probabilmente lo accentua, con tutto il suo carico di illusioni e disillusioni.
Fabio ha detto…
Borguez -

Io credo davvero che fare conoscere buona musica, musica libera al mondo sia un contributo che possiamo dare per migliorarlo,

Scrive Stephan Nachmanovitch nel suo bel saggio sull'improvvisazione intitolato Free play:

"Le piu' influenti istituzioni educative dei nostri giorni, la televisione e la musica pop, inculcano il conformismo di massa in modo ancora piu' pervasivo. Le persone vengono cresciute come fossero cibo da dare in pasto al sistema. Poco a poco, il nostro sguardo si assottiglia. Cosi' la semplicita', l'intelligenza e la forza della mente ludica vengono omogeneizzate fino a ottenere complessita', conformita' e debolezza".

Ascoltare buona musica, musica libera come quella che promuoviamo noi alla radio, contribuisce a mantenere le nostre menti e quelle di chi ci ascolta libere e indipendenti.

Se non fossi convinto dell'importanza di questa funzione, lascerei Prospettive Musicali oggi stesso, e oggi stesso chiuderei London calling.
Fabio ha detto…
Auro -

Credo anch'io che si tratti perlopiu' sempre delle stesse persone, anche se sono sempre meno, perche' molti prevedibilmente trovano piu' appagante leggere Facebook e Twitter, dove succede sempre qualcosa, piuttosto che accedere a blog che a volte non vengono aggiornati per giorni.

Se a questo aggiungi che ci sono persone che passano di qui per leggere di musica e magari invece quel giorno ho scritto un commento politico, per un commento politico e invece quel giorno ho inserito una serie di fotografie scattate in citta', per le foto di Londra e invece quel giorno trovano una scaletta di Prospettive Musicali... capisci che e' comprensibile che dopo un po' si stanchino e facciano altro.

Tutto questo e' peraltro abbastanza calcolato. London calling e' un taccuino personale, non un organo di informazione come sono diventati molti blog, peraltro alcuni scritti molto bene e che seguo con interesse.
Fabio ha detto…
Francesco -

Quello di Grillo e quello di Civati (e tanti altri) sono prodotti editoriali con finalita' di propaganda, diretti e supervisionati dagli autori, ma scritti da uffici stampa.

Hanno ormai poco a che vedere con i blog taccuini che tutti aprimmo prima di Facebook, e che poi quasi tutti hanno chiuso o discontinuato all'avvento dei social network (come la colonna qui a destra testimonia bene).

Facebook ha semplificato, ma anche banalizzato tutto secondo me, perche' l'approccio e' diventato frenetico: si pubblica tutto subito, si commenta tutto subito. Sono ritmi che a me non piacciono, sia nella vita normale, dove si pretende che io li danzi a comando, sia nella rete.

Qualche tempo fa chiesi a un amico giornalista musicale (PJ Cantu', magari lo conosci) perche' avesse chiuso il suo account Facebook. Mi rispose: "Perche' non ho niente da vendere o da promuovere".

E' una bella risposta, e vale anche per me.

Quelli che mi piace leggere sono i blog scritti da chi non ha niente da vendere e da promuovere, quelli che si scrivono quando se ne ha voglia, senza un progetto preciso o una finalita'.

Sono i piu' umani, i piu' lo-fi, i piu' sinceri (forse *gli unici* davvero sinceri).

(Civati mi sembra, anche nell'espressione, un sopravvissuto da un bombardamento, che quando si guarda attorno si trova circondato dai cadaveri putrescenti del suo partito senza ricordare cos'e' successo e perche' si trovi li'. Appare sempre spaesato, come se a mettergli in tasca la tessera del partito dei servi di serie B di Berlusconi fosse stato qualcun altro).
CICCILLO ha detto…
anche a me Civati fa pena, lo dico quasi con affetto.
ma un mio giovane amico ha deciso di crederci e dunque sospendo il giudizio fino al giorno delle primarie.
anche se ieri gli hanno giocato un'imboscata mica da ridere oppure ci si ĆØ messo dentro da solo, non so.
fatto sta che la vedo dura...
perĆ² alcuni post sul blog sembrano davvero scritti da lui, il che comunque non cambia di molto il tuo ragionamento, certo un blog-taccuino ĆØ un'altra cosa, diciamo che il tuo e quello di Civati hanno la stessa forma ma tutt'altro contenuto!
Fabio ha detto…
Mi spieghi che senso ha fare opposizione interna, da posizioni di sinistra, a un partito di destra alleato di Berlusconi e Napolitano?

E' chiaro che ti asfaltano, come stanno facendo.

Civati e' l'uomo giusto nel posto completamente sbagliato, dopodiche' non so se un posto per Civati esista nello sconfortante arco parlamentare italiano, essendo Civati una persona di buon senso e che prova disagio ad allinearsi (pur poi facendolo senza fiatare).

Immagino che dopo l'8 dicembre lascera' il partito letamaio. Se non lo facesse mi deluderebbe molto.

Qui a Londra e' nato un piccolo movimento di giovani volenterosi che si stanno battendo per ottenere il diritto di voto alle primarie del PD e potere votare Civati.

Io non voterei comunque, non avendo mai fatto mistero del fatto che il PD lo trovo ripugnante.

Ma mi spiace davvero che Civati abbia cambiato casacca ieri in Parlamento, perche' i suoi sostenitori sono giovani che credono nel cambiamento. Con loro, pur se da posizioni politiche molto distanti, solidarizzo molto.
lophelia ha detto…
condivido molte cose dette qui dentro, non l'equiparazione di Fb ad un mero strumento di vendita: facebook ĆØ utilissimo anche come rapido veicolo di idee e informazioni- ovviamente da ben selezionare- alternative al mainstream.
Come per i blog puĆ² esserci l'uso "istituzionale" descritto da Francesco, oppure l'uso personale-culturale (nel senso piĆ¹ profondo) che ne fa egregiamente Fabio, cosƬ accade per altri social.
Sono macchine, ognuna con le sue caratteristiche, ma alla fine dipende tutto da come le guidi.
Proprio ieri comunque per il mio blog io sono invece arrivata alla decisione della "final solution".
Nell'ultimo post spiego un po' i motivi.
SpenderĆ² un po' di tempo per salvare anche le discussioni piĆ¹ significative, che non vorrei perdere.
In questo momento sento piuttosto il bisogno di carta, penna, materia, di tutto ciĆ² insomma che il virtuale non puĆ² offrire.

Fabio ha detto…
Come accade a te, cresce sempre piu' in me la percezione dei limiti degli scambi in rete, quindi comprendo bene cosa intendi Lophelia.

Di la' da te ti ho proposto la soluzione password, che ti permette di bloccare l'accesso a Fotosensibile a tutti tranne che a te. In questo modo salvi il blog come se fosse un archivio, ma lo rendi inaccessibile ad altri.

Credo che tu debba solo avere l'accortezza di aprirlo almeno una volta ogni tanto, perche' penso che i blog inattivi per lunghi periodi Blogger dopo un po' li cancelli dal server, senza nemmeno stare a chiedere se sei d'accordo.

Facebook a mio parere non e' utilissimo come sostieni tu, a meno che uno abbia una quantita' infinita di tempo a disposizione.

Ogni volta, sempre piu' raramente, che aprivo mi toccava, prima di trovare qualcosa di vagamente interessante, sorbirmi video del gattino che balla sul giradischi, spezzoni TV di Brunetta che litigava con Travaglio, foto di una che conosco appena in costume da bagno a Sharm-el-Sheik, video di Springsteen, sperticate lodi di chiunque sia morto quel giorno li', ecc.

Il giorno che sono entrato e ho trovato una mia foto fatta di sorpresa taggata nel mio profilo e commentata da 40 persone prima che me ne accorgessi, non ci ho piu' visto.

La procedura di cancellazione peraltro e' piuttosto complessa. Devi bloccare l'accesso al tuo profilo ma solo dopo 6 mesi (o un anno, non ricordo) lo cancellano. Per fortuna di anni ne e' passato qualcuno, e quell'esperienza despiriting si e' conclusa.

E comunque la caratteristica che mi fa preferire i blog ai social network e' l'autoselezione dei lettori.

Infatti mi guardo bene dal pubblicizzare London Calling nei social network: preferisco avere pochissimi lettori, ma che si selezionano in base ai loro interessi che piu' o meno coincidono con i miei.
CICCILLO ha detto…

su facebook ĆØ nato il gruppo "Gattini per Civati"...

non resisto a linkarti questa foto:

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=538076209616487&set=a.514797488611026.1073741828.514782685279173&type=1&theater

:-)
lophelia ha detto…
capisco l'arrabbiatura, infatti io ho blindato i tag da subito, ovvero se mi taggano lo vedo solo io finchƩ non decido, eventualmente, di autorizzare la pubblicazione in bacheca :-)
e capisco che tu la veda diversamente, certo c'ĆØ un mucchio di cose inutili, per me si affina la capacitĆ  selettiva e puĆ² capitare la "perla" che non pescheresti in mari piĆ¹ ristretti.
Grazie dei suggerimenti, ora guardo.
PerĆ² credo di aver bisogno proprio di "alleggerirmi" di certe protesi.
lophelia ha detto…
Questo commento ĆØ stato eliminato dall'autore.
Fabio ha detto…
Francesco -

Probabilmente l'hanno fatto gli stessi del comitato per Civati di Londra.

Solo persone molto ingenue, o che tornano in Italia molto raramente e quando sono qui non leggono i media italiani, possono arrivare a credere che il PD sia riformabile. E' un'ingenuita' che trovo tenerissima, e infatti li trovo simpatici. Male non ne fanno.

Lophelia -

Non c'e' dubbio che in Facebook si peschi qualche perla, esattamente come a volte finiscono in disacarica anche oggetti di qualche valore, ma bisogna avere molto tempo e molta disponibilita' a ravanare nella rumenta per trovarli.

Dopo essere stato in Facebook per un po', ho concluso che leggere un libro mi sembrava un uso migliore del mio tempo.

Tieni presente pero', per mettere le cose in prospettiva, che io sono un dinosauro: a me piace parlare con le persone incontrate per caso quando sono in coda o su un mezzo pubblico, comprare il giornale, andare al cinema, passare ore in librerie e negozi di dischi.

La mia non partecipazione a Facebook e' contemporaneamente causa e conseguenza della mia emarginazione dal mondo moderno. Ma e' una scelta molto consapevole: e' un'emarginazione voluta, che trovo molto piacevole. Se volessi potrei integrarmi pure io, e' solo che proprio non mi interessa.

Le app sono bellissime, tutte, ma non fanno per me.