Le riforme che farebbero ripartire il Paese
A me sembra che si sia generata un po' di confusione. Il fatto che sto burattino del cazzo annunci sfracelli di riforme una piu' lugubre dell'altra senza sapere da dove cominciare, guardate che in fin dei conti e' positivo.
Perche' tra tagli alla sanita' e alla scuola pubblica, precarizzazione definitiva del mercato del lavoro e annullamento dell'autonomia dei magistrati, non ce n'e' una sola anche vagamente auspicabile. Pensate che disastro se sapesse come realizzarle.
Io resto convinto che le riforme da attuare per aiutare la ripresa del Paese siano ben altre:
1) Cancellazione del pareggio di bilancio
2) Riconversione delle spese militari in aiuti alle famiglie in difficolta'
3) Diritti uguali per tutti, indipendentemente dallo stato di famiglia e dall'orientamento sessuale
4) Raddoppio dell'IVA sui beni di lusso e cancellazione della stessa imposta sui beni di prima necessita' e sui prodotti culturali (libri, dischi, giornali, riviste, cinema)
5) Reddito minimo garantito a tutti, finanziato con un prelievo sui patrimoni superiori al milione di euro e con la socializzazione forzosa dei profitti di imprese che delocalizzano la produzione
6) Riduzione dell'orario di lavoro a 30 ore settimanali per tutti, per garantire l'inserimento dei giovani e il re-inserimento dei disoccupati
7) Lotta all'evasione fiscale attraverso un registro degli acquirenti di beni di lusso a disposizione della Guardia di Finanza
8) Investimenti nella riqualificazione del territorio e del patrimonio culturale e paesaggistico, finanziati attraverso un'imposta speciale sul possesso di auto private che contemporaneamente incentivi il car sharing e l'utilizzo di mezzi pubblici e biciclette.
Dimentico sicuramente qualcosa che se volete potete aggiungere.
Commenti
In questi giorni tra i commenti dei miei contatti molti sono a dargli ragione che sì, è tutta colpa del sindacato. Che probabilmente soccomberà perché non ha saputo stare al passo con la difesa dei più deboli: ma anche perché renzi sta riuscendo così a far dimenticare che l'istituzionalizzazione del precariato l'han fatta i politici, quelli di cui lui intende completare l'opera. Un maestro della mistificazione.
E' un macroscopico errore prospettico. Perche' Renzi e' assai peggio della Thatcher: e' il Tony Blair italiano.
Credo di parlare a ragion veduta, dato che gia' avevo trasferito qui la mia residenza quando Blair introdusse tuition fees di 9,000 sterline annuali e moltiplico' esponenzialmente le spese militari, preparando cosi' la mattanza (55 morti e oltre 700 feriti) di miei concittadini, il 7 luglio 2005.
Fu quella strage da lui fortemente voluta e della quale e' il principale autore l'epitome degli anni dei blairismo.
Anch'essi furono all'inizio salutati positivamente dagli elettori laburisti, gli stessi che oggi hanno preso coscienza che Blair fu assai peggiore della Thatcher. Per la stessa ragione per la quale Renzi e' assai peggiore del peggiore Berlusconi.
Concludo in modo se vuoi non particolarmente elegante, suggerendo che ai tuoi contatti, cosi' come al 41% degli italiani, deve piacere assai prenderlo nel culo, a meno che se si tratti di imprenditori multi-milionari, gli unici la cui condizione dopo il renzismo sara' migliorata.
Che Monti si presentava come eminente accademico di fama internazionale. Contrastare le sue teorie economiche di stampo monetarista richiedeva una piuttosto approfondita base teorica di matrice keynesiana, che obiettivamente non tutti possono possedere.
Di conseguenza l'ignoranza di quelli che votavano Monti riesco ancora a giustificarla, perche' se nulla si sa e' abbastanza normale affidarsi alle opinioni di uno che ti viene presentato come un esperto (come tutti i media tranne i soliti 4 che leggiamo tu, io e un altro 4% di italiani hanno fatto).
Quelli che difendono Renzi sono ingiustificabili, soprattutto ora che e' evidente a tutti che la sua e' stata l'avventura di un gradasso qualunque e dei suoi amici dell'oratorio, una recita che ha portato il Paese sull'orlo del baratro e che va interrotta, lo dico nel loro interesse, prima che la gente si arrabbi sul serio e prima di vedere la Boschi tirata sulla piazza per i capelli e coperta di sputi.
Quel giorno al quale a occhio e croce non sembra mancare molto saro' contento di essere molto lontano e di non avere una televisione.
Evito di scrivere il mio francesismo
Hrundi V. Bakshi
E questo spettacolo ci rappresenta all'estero.
A questo punto dateci l'originale Silvio Berlusconi, che mi faceva vergognare molto meno.
Ripeto, non ho motivo di credere nella sua buona fede ma quello che dice sul sindacato italiano (italiano, tengo a precisare) è fondamentalmente vero, lo dico per esperienza diretta di chi si è trovato in vari luoghi di lavoro a vivere quella situazione che lui descrive e promette di sanare.
aggiungo anche che ho sentito le stesse cose dette da Taddei con molta più convinzione e cognizione di causa a RadioPop e dunque, almeno per il momento, non posso che prenderle per buone.
poi si vedrà che ne viene fuori e allora potremo valutare.
Infatti non personalizzerei lo scontro in termini di Renzi - Camusso.
L'attacco ai diritti dei lavoratori parte da molto prima del governo Renzi. Gia' nel 2011 Draghi e Trichet, seguendo i diktat di JP Morgan/ Morgan Stanley/ Merrill Lynch e dell'altra quindicina di banche estere che detengono nei loro caveau i titoli del debito pubblico italiano, hanno definito i diritti dei lavoratori italiani un lusso che l'Italia non puo' piu' permettersi.
Lo scontro e' tra le grandi istituzioni finanziarie globalizzate e un piccolo sindacato che difende i diritti dei lavoratori e che se ne avesse la forza li estenderebbe.
Tu tratti un burattino come fosse un essere umano, e in questo sbagli secondo me.
Il burattino sa che viene immediatamente sostituito se prova a mettersi di mezzo, ed essendo innamorato del suo potere prende posizione per il piu' forte.
Ma al di la' di capire, come dicono qui, "which side the bread is buttered", non ha alcuna preparazione in materia.
Per cui non lo considero un interlocutore.
Renzi e' il nulla, il vuoto. Fa quello che gli da' potere. Partire da un presupposto diverso sarebbe sbagliato secondo me.
è evidente che stano tentando una mediazione fra le varie esigenze e la cosa ridicola è che da ambo le parti si enfatizza la faccenda dell'articolo 18 che ormai è qualcosa che garantisce pochissimi e viene utilizzato da ancor meno i quali poi, se voncono, vengono reintegrati in un ambiente di lavoro ostile e spesso poi se ne vanno lo stesso, pare che siano non più di un centinaio i casi in Italia.
questa è la situazione e qualsiasi cosa cambi, con contratti migliori, ammortizzatori sociali decenti e qualche tutela in più per mioni di persone sarebbe già un risultato,
e tieni conto che i lavoratori non garantiti in Italia sonno più di quelli garantiti e che il sindacato della Camusso ha più iscritti fra i pensionati che fra i lavoratori in attività...
Io sono molto d'accordo quando dici che "contratti migliori, ammortizzatori sociali decenti e qualche tutela in più per milioni di persone sarebbe già un risultato". E' cosi', non c'e' dubbio.
Ma perche' per raggiungere questo risultato si devono cancellare le tutele esistenti? Soprattutto quando stiamo parlando di piccoli numeri.
Ci sono contratti di serie A e contratti di serie B, come dice Renzi? E li vogliamo uniformare? Allora ci sono due possibilita': o si porta tutti in serie A o si porta tutti in serie B.
Io sono per la prima ipotesi.
A meno che tu consideri un operaio non specializzato ri-integrato di Termini Imerese un privilegiato, con il suo stipendio di 900 - 1000 euro al mese.
Su questo non ci sento. Lo so che un precario prende magari 500 euro, ma non per questo quello che ne prende 800 e magari ha una famiglia da mantenere lo possiamo considerare un privilegiato. Un operaio non specializzato va tutelato, in quanto anello debole della societa'. In ogni caso.
Io non ho tutele: lavoro con contratti annuali rinnovabili e un preavviso da entrambe le parti di 4 settimane (significa che se la mia azienda decide di lasciarmi a casa lo puo' fare pagandomi un indennizzo di meno di una mensilita').
A me queste condizioni vanno bene perche' come ricercatore ho costruito delle competenze molto approfondite, e per l'azienda per la quale lavoro lasciarmi a casa sarebbe controproducente dal punto di vista dei costi di sostituzione. E quindi mi sono tutelato da solo.
Ma come la mettiamo nel caso di un lavoratore senza qualifica che l'azienda fa prima a sostituire che a confermare?
Quel lavoratore deve godere di tutte le tutele possibili: non puo' essere licenziabile senza giusta causa. Su di lui non si puo' scaricare il rischio d'impresa. Quello se lo deve sobbarcare il padrone, che e' remunerato per questo con il profitto d'impresa.
Renzi sarebbe meglio che si concentrasse su norme contro la delocalizzazione e l'esternalizzazione. Ma con quella faccia da coglione non so nemmeno se sa di cosa stiamo parlando.
alcuni anni fa lavoravo al Teatro Regio di Torino ed ero con un contratto a tempo determinato.
quell'anno, 2002, ci fu un grosso sciopero organizzato da Cofferati in primis (che poi fu bruciato per la segretaria dell'allora DS o come si chiamava proprio da quelli che ora contrastano Renzi nel suo partito) per la difesa dell'art.18 e tutti in teatro scioperarono, me compreso che non ero coinvolto direttamente, persino i peggiori berlusconiani e destrorsi (e ce n'erano parecchi).
questo mi induce a pensare che l'argomento, fortemente simbolico peraltro, sia qualcosa che oltrepassa le collocazioni politiche e attraversa invece quelle di classe, dove in questo caso le classi sono i garantiti da una parte e i precari (o come li si voglia chiamare) dall'altra.
per questo non mi scandalizza più di tanto se, e sottolineo se, lo scambio proposto è la rinuncia ad una super-tutela in cambio di un miglioramento delle condizioni di tutti gli altri.
io per me sarei per una semplificazione che lasciasse in piedi solo il contratto a tempo indeterminato e quello a tempo determinato, il resto via, cancellato.
e naturalmente con adeguati ammortizzatori sociali per chi rimane senza lavoro.
in questo modo sarebbero garantiti sia i datori di lavoro e le loro varie esigenze produttive sia i lavoratori.
non so se questa sia la strada intrapresa da Renzi e compagnia, è probabile di no.
ma certo non mi strappo le vesti per un sindacato che ha avallato da quindici anni a questa parte tutte le leggi sulla flessibilità e di fatto odia i precari, perché non sa come occuparsene e perché de facto essi rappresentano una minaccia per gli altri, che sono la maggior parte degli iscritti.
i quali non si è mai visto che siano chiamati a scioperare o fare altre azioni in difesa di chi ha meno di loro e che agari lavora accanto a loro e con le stesse mansioni ma un altro contratto, né penso che sarebbero disposti a farlo.
poi certo, c'è chi ha giocato al divide et impera e ci è riuscito molto bene ma ormai la frittata è fatta e secondo me in questo i confederali hanno grossa parte di responsabilità e ormai, sia loro che la sinistra-sinistra (da Fassina a Rodotà, da Civati a Vendola e persino i 5S con l'articolo di Giannuli di oggi) che su questa questione tenta di ricompattarsi, non sono più credibili.
Si tratta di una semplificazione eccessiva a mio parere, che fa perdere di vista il contesto piu' ampio.
Devi pensare a una torta che si divide in tre fette:
1) Quella che va agli imprenditori sotto forma di profitto, che remunera l'organizzazione della produzione e il rischio d'impresa
2) Quella che va ai lavoratori sotto forma di salari, che remunera il lavoro necessario per produrre quei prodotti e servizi
3) Quella che va ai prestatori di capitale (banche, venture capitalists) sotto forma di interessi.
Ne consegue che:
1) I lavoratori debbano essere protetti dal rischio di impresa, dato che non ne percepiscono la remunerazione
2) Gli stessi lavoratori debbano essere protetti dall'erosione progressiva dei salari, che e' funzione di quello che Karl Marx nel Capitale chiamava esercito industriale di riserva. Se crescono i disoccupati, e quindi l'offerta di lavoro, si riduce la remunerazione del lavoro (in sostanza: se non ti vanno bene queste condizioni, c'e' la fila di gente che il tuo lavoro lo farebbe a una frazione dello stipendio).
Quindi una riforma del lavoro che sia favorevole ai lavoratori e consenta il ristabilirsi di un fisiologico equilibrio tra il potere contrattuale degli imprenditori e quello dei lavoratori (che dovrebbe essere il principale compito del legislatore) non puo' prescindere allo stato attuale da una riduzione dell'orario di lavoro che consenta un rapido raggiungimento della piena occupazione.
Ma questo, ragionando keynesianamente, non e' solo nell'interesse dei lavoratori, ma anche degli imprenditori, perche' i lavoratori ben pagati mettono in circolo i loro stipendi per comprare una vacanza, una cucina nuova, cibo di migliore qualita', dei libri, ecc. Danno quindi stimolo all'economia nel suo complesso.
Keynes inoltre affermava che per fare in modo che il meccanismo funzioni bene il legislatore deve ridurre il piu' possibile gli interessi, remunerazione del rentier (parlava proprio di eutanasia dei rentier). Di conseguenza il legislatore dovrebbe ridurre il piu' possibile i profitti delle banche, organismi parassitari, ridistribuendoli.
E' chiaro che il meccanismo deve essere mitigato da interventi per far si' che le produzioni siano sostenibili per l'ambiente.
Ecco, porrei la questione lavoro in questi termini, invece di quelli che hai usato tu.
ormai siamo a "l'importanti è che io abbia il lavoro e chi se ne fotte degli altri".
e naturalmente so che esistono anche le altre classi ma volevo dire che il fosso scavato fra garantiti e non è tale da oltrepassare le appartenenze politiche e da creare invece delle vere e proprie nuove differenze di classe che in Italia sono solo attutite e mascherate dal welfare familiare.
che vuoi che importi in fondo dell'art.18 alla coppia di amici miei, entrambi false partite IVA, con due figli a carico e poche decine di euro sul conto in banca per via anche dei crediti non riscossi per lavori regolarmente svolti da mesi?
io di situazioni così ne conosco decine e tutti ormai si reggono sui genitori pensionati che ormai sono diventati in Italia gli unici percettori di reddito sicuro (più o meno basso) fino alla morte.
d'altro canto vedo molti ex-sessantottini imborghesiti, anche di orgine operaia, aggrappati ai loro posti di lavoro, anche dirigenziale, con macchina pagata dalla ditta e molti altri bonus, seconda casa in Toscana e un tenore di vita decisamente alto, che han votato convinti Renzi, il quale non solo gli dà gli 80 euro (a prescindere dall'ammontare del loro stipendio) ma gli garantisce anche in fondo altri privilegi.
io credo che lui sia più scaltro di quel che pensi e sa dar bene i colpi ai cerchi e alle botti, vedremo come finirà questa storia ma non è detto che sia finito come sembri dire tu nell'ultimo post.