Nessuna domanda, nessuna tensione, nessuna offesa



Walk into the Rough Trade record store or any coffee shop in London - or LA, probably - and you 're likely to hear some hazy indie rock by the likes of Tame Impala where the tracks sound like songs, they have the sonic markers of the 70s or 80s, but they are mind blowingly forgettable and foursquare, sliding away from the listener as soon as they're over: no questions, no tension, no offence.


http://www.thewire.co.uk/issues/379


Non succedera', ovviamente non mi illudo che un post pubblicato su un blog che ha ormai 5 lettori alla settimana, sempre gli stessi, possa fare anche la minima differenza. Ma io credo che, per pura decenza, Rough Trade farebbe un favore al proprio nome e alla propria storia cambiando l'intestazione dei propri negozi.

Per ragioni anagrafiche, associo quel nome alla scoperta di musiche, ognuna a proprio modo, rivoluzionarie: Cabaret Voltaire, Raincoats, Scritti Politti, Swell Maps, Subway Sect, Smiths, Young Marble Giants giusto per citare i primi nomi che mi vengono in mente.

Il sottofondo dimenticabile e inoffensivo di indie easy listening che tocca sentire ogni volta che si fa un giro nel grande magazzino di Brick Lane, e immagino in quello ancora piu' grande di Brooklyn, io credo che danneggi significativamente la memoria di un marchio che ha fatto la storia della musica di questo Paese.

Dischi interessanti ne escono ancora molti, come noi di Prospettive Musicali documentiamo settimana dopo settimana attraverso i nostri percorsi di ricerca (e come fanno Battiti, la Radio Uabab, Late Junction, Stile Libero). E quindi non riesco onestamente a spiegare a me stesso per quali ragioni Rough Trade si sia ormai fossilizzata nella proposizione di musica trita e blanda, frolla e prevedibile, una selezione che e' tristemente ben documentata nelle sue liste mensili di musica insignificante.

A questo punto, io credo che sarebbe meglio se iniziassero a considerare di cambiare nome, perche' con le musiche eclettiche e futuribili che Rough Trade seppe proporre negli anni '70 e '80 con la propria etichetta e i propri negozi, i grandi magazzini hipster modaioli di oggi non mi sembra abbiano piu' la ben che minima relazione.

Commenti

aurom ha detto…
sarebbe meglio se i proprietari, una volta capito, ne facessero uno spin-off d'avanguardia. il problema ĆØ che perderebbero i clienti hipster del momento, per i quali farsi vedere all'entrata di Rough Trade ĆØ importantissimo, soprattutto una volta immportalati in un selfie
Fabio ha detto…
Tra i quali, almeno sabato scorso, una folta rappresentanza di italiani in estasi che oltre a farsi il selfie all'ingresso da mettere immediatamente su Instagram compravano copiose quantita' di borse e magliette di Rafftrei da mettere in Instagram piu' tardi.

Minchia raga c'e' il vinile!
B ha detto…
Thanks for the wonderful post. You might also love to read: Happy Ganesh Chaturthi,
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