Due frasi



Quando ho appuntamento da un medico, mi piace arrivare molto prima.

Mi siedo nella sala d'aspetto e faccio esercizi mentali di rilassamento.

Questo non e' pero' possibile quando vado dal mio dentista, che nella sala d'aspetto ha un'enorme televisione perennemente sintonizzata su BBC World. Di solito mi ci siedo proprio davanti e seguo le notizie, cercando di distrarmi in quel modo.

Una mattina di direi 5 o 6 anni fa sono arrivato come sempre con i miei bei 20 minuti d'anticipo e mi sono seduto al solito posto, in attesa che il dentista uscisse dallo studio e mi chiamasse. Purtroppo, proprio quella mattina BBC World aveva deciso di trasmettere un servizio su un incidente accaduto a un appassionato di parapendio che si era schiantato contro una montagna.

I particolari erano parecchio raccapriccianti e sanguinolenti, del tutto inadatti per ottenere quel rilassamento che mi avrebbe permesso di vincere la tensione pre-dentista.

Cosi' mi sono spostato sulla poltrona piu' lontana dalla televisione e ho preso dal tavolino di fianco a me una rivista, una a caso pur di distrarmi dalle immagini crude che avevo appena visto.

Si trattava della rivista Psychologies (che mi pare di avere visto anche in versione italiana non so se con il titolo originale in inglese o tradotto). Sfogliandola, mi sono imbattuto in un articolo sul potere terapeutico di tenere un diario.

L'articolo diceva: non e' importante quanto scrivete, ma scrivete ogni giorno. Basta una frase. L'idea, piuttosto ovviamente, era quella che "una parola tira l'altra". Una frase sarebbe stata solo l'inizio. Poi ne sarebbero seguite altre, in modo naturale.

Tornato a casa dopo la visita, io che ho sempre tenuto un diario in modo pero' saltuario, occasionale, iniziai a seguire quel consiglio. Lo cambiai solo leggermente sostituendo a "Basta una frase" "Bastano due frasi", dato che scrivere mi risulta molto naturale, mentre invece innaturale e' per me la sintesi estrema.

Vale un po' la stessa cosa con i libri, se ci pensate. Un libro abbandonato per 4 o 5 giorni non vi viene piu' tanta voglia di riprenderlo. Mentre leggendo ogni giorno con continuita', anche poche pagine, si riescono a affrontare volumi anche piuttosto complessi.

Mi resi subito conto che l'idea di scrivere ogni giorno aiuta tantissimo a sviluppare un bel dialogo, onesto e sincero, con noi stessi: con i nostri sentimenti, le nostre preoccupazioni, le nostre paure. Da allora infatti scrivo tutti i giorni senza eccezioni.

Anzi, con un'unica eccezione che e' quando sono con la Gio' (qui, a Milano, durante i nostri viaggi) dato che quando questo accade sostituisco la scrittura con il dialogo tra di noi (dialogo che spesso e' ancora piu' profondo, e rivela piu' cose, di quello che ho con me stesso - e credo che questo succeda proprio grazie alla "scrittura ininterrotta" della quale parla questo post, che facilita come conseguenza molto naturale il dialogo con chi amiamo).

Stamattina pensavo che forse avrebbe senso fare la stessa cosa anche se si tiene un blog. Se avessi tempo credo ci proverei. Ma "Se avessi tempo credo ci proverei" e' quello che dissi a me stesso anche quando lessi quell'articolo nella sala d'aspetto del dentista...

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