Perche' e' bellissimo non esserci.



Il fatto di non essere in Facebook non ha proprio nulla a che vedere con tutti i discorsi sulla privacy dei dati personali di questi giorni.

Non sono in Facebook perche' e' bellissimo non esserci.

Non essere in Facebook consente di vivere in modo meravigliosamente imperfetto, senza dovere dimostrare nulla. Il tempo liberato dalla schiavitu' di Facebook si puo' usare per fare una passeggiata, tenere un diario per noi stessi, scattare fotografie come appunti e album di ricordi personali.

Senza aspettarsi like. Senza dover rispondere a commenti sciocchi, falsi, superficiali, irritanti.

Per condividere pensieri c'e' questo taccuino dove arriva ogni giorno una ventina di persone, sempre le stesse, probabilmente allergiche a Facebook del quale questo bloc notes desidera essere l'antitesi.

Commenti

auro.m ha detto…
vabbĆØ ti voglio bene lo stesso dai
Fabio ha detto…
Sinceramente con te stesso, fai un rapido calcolo di costi e benefici.

Come per molte altre cose, meno e' di piu'. Non esserci e' piu' di esserci. Non avere e' piu' di avere. Non consumare e' piu' di consumare. Ne sono sempre piu' convinto.

Liberare spazi e' essenziale per stare bene. I fogli bianchi sono pieni di possibilita'. Sta poi a noi coglierle, certo.
Anonimo ha detto…
Il mio parere ĆØ che se sei nessuno, facebook o i social network vanno bene. Ma se sei un pincopallino qualsiasi che per sua professione ha a che fare col "pubblico" (vedasi operatore culturale, o tutto lo scibile della socialitĆ , dallo scrittore al politico, etc.) hai giĆ  un canale per manifestarti al prossimo che ĆØ il tuo lavoro, e in quel senso facebook ĆØ fuorviante perchĆ© non ti consente di dare tutto nel tuo lavoro o, peggio, crea delle anticipazioni o altre cose che rendono meno prezioso quello che fai. Infatti i VIP giustamente di solito si stufano abbastanza presto e piantano lƬ tutto.

Massimo
Unknown ha detto…
Eravamo stati premonitori nella nostra discussione di qualche tempo fa, caro Fabio ...
Fabio ha detto…
Massimo, Nicola,

Il punto secondo me e' che raccontarsi e' una cosa difficilissima, che richiede un lavoro di scavo interiore che non molti sono disposti a intraprendere. E questo per vari motivi.

Prima di tutto perche' e' inevitabilmente doloroso, se eseguito con cognizione di causa. A volte estremamente doloroso.

E poi perche' in genere richiede molto tempo, molto silenzio, e l'intervento di un maieuta che ci accompagni, proprio come Virgilio e Beatrice accompagnano Dante nella Divina Commedia.

Puo' essere una persona che e' stata al nostro fianco per un lungo tratto del nostro percorso di vita oppure un aiuto esterno, per esempio un analista.

Io ho e ho avuto bisogno di piu' persone, ognuna delle quali mi ha offerto una prospettiva diversa che e' stato mio compito alla fine riconciliare.

Scrivendo taccuini su taccuini, scrivendo ogni giorno.

Ho troppo rispetto per il percorso autobiografico vero per non considerare Facebook il peggior insulto all'intelligenza collettiva di tutto il ventunesimo secolo. I suoi inventori dovrebbero subire un processo pubblico e una punizione detentiva esemplare per il danno sociale che hanno compiuto colpevolmente e scientemente verso tante persone profondamente sole, impreparate, sprovvedute e quindi meritevoli di grande rispetto.
Anonimo ha detto…
SƬ ĆØ vero, c'ĆØ questo aspetto di una specie di circonvenzione d'incapaci, ovvero quello di postare il peggio di sĆ© per poi vergognarsene, ed ĆØ comune a tutti i social (io li chiamo a-social), d'altra parte perĆ² a volte succedono anche delle cose simpatiche. Una volta pubblicai una sciocchezza a proposito di Alfano (sottinteso Angelino) e tra i miei contatti una violinista americana che aveva inciso due cd con le sonate di Franco Alfano me li spedƬ gratuitamente a casa. Poi, per esempio, se hai qualche interesse un po' di nicchia, nel mio caso il fumetto, per esempio, ci sono notizie che non circolano su mezzi mainstream e invece su facebook capita di venire a sapere parecchie cose. Questi sono alcuni dei lati positivi, perĆ² capisco la repellenza di fondo.

Massimo
Fabio ha detto…
Sono d'accordo con te, Massimo: il modo piu' pratico di farsi conoscere per artisti di nicchia, siano autori di fumetti o musicisti e' Facebook. Infatti e' pressoche' impossibile non avere una pagina se hai una qualsiasi attivita. Per esempio, parlo per me, un programma alla radio.

Ma come per tutte le cose vanno soppesati vantaggi e svantaggi e tratto un bilancio. Anche in termini di tempo che si potrebbe spendere facendo altro. Anche niente, anche lasciare che la mente spazi per conto suo, entrambi usi del tempo impediti dai social network.

Ecco, dopo averlo scritto che sia proprio questo il danno sociale per il quale gli inventori di Facebook dovrebbero essere messi alla gogna: avere convinto un enorme numero di sprovveduti che il tempo per se', il dolce far niente contemplativo dal quale nascono le migliori idee critiche, vada cancellato.

I fanatici di Facebook sono cosi' impegnati a vivere una vita fasulla per compiacere gli altri, che hanno perso la loro.

Facebook uccide le persone. Le trasforma in una copia finta di se stesse, incapaci di introspezione e di pensiero critico. E' un danno enorme, ma molto funzionale al sistema.

La combinazione Facebook + Apple rende di fatto inutile ogni deriva dittatoriale: le persone si sono volontariamente messe in riga.

E' l'eroina del ventunesimo secolo, i cui effetti si vedono meno ma sono assai piu' potenti.
albertocchio ha detto…
Questo commento ĆØ stato eliminato dall'autore.
albertocchio ha detto…
qui ho letto due delle piĆ¹ belle frasi su tutto questo casino di FB & Co.:
quella sul danno sociale con relativa pena e quella sull'eroina del XXI sec.
avevo letto il tuo intervento ma avevo pensato di non intervenire… al sabato di solito cambio idea, posso farlo e mi par giusto.
avrei una considerazione.
quando ho letto di questo social [e parlo di albori, sono un surfer da parecchi anni] mi sono detto: la solita idea che sfocerĆ  in caos collettivo, un calderone infernale. ci ho fatto parte per un po' anche se marginalmente e solo per interesse personale e lavorativo, ho fatto parte di due gruppi legati a dei forum morti e sepolti su grafica, typografia e editoria. ne sono uscito poco spontaneamente: ho avuto da ridire con un personaggio che mi perseguita da anni sul web, sono stato bloccato come utente e FB mi ha chiesto un nome vero corredato da carta d'identitĆ  per poter rientrare. figuriamoci. poi ĆØ successo un mezzo casino perchĆØ postavo in giro la foto di un cancello di Auschwitz manipolato con Phootoshop [al posto di arbait avevo messo Facebook] ma poi ho lasciato perdere.
la considerazione che volevo fare ĆØ di una stupiditĆ  disarmante:
ma possibile che [non dico l'utente comune ma almeno alcune delle menti migliori in circolazione] nessuno ne abbia previsto il danno massivo che questa cosa poteva provocare?
ma come? abbiamo tra-passato gli anni 70/80 con il terrore di essere spiati dal grande fratello [brrrr… che brutta parola l'hanno fatta diventare] e alla fine ci siamo autoinflitti questa cosa ancora peggiore?
un anonimo ha citato la "circonvenzione di incapaci" ma alla fine ci credo poco… questa ĆØ una cosa chiesta a gran voce, altro che incapaci… l'umanitĆ  ĆØ molto peggiore di quel che pensiamo, la stessa che tanto ha cercato di farmi accettare uno psichiatra [non ero in cura con lui, era solo un conoscente] nei primi anni ottanta, la stessa umanitĆ  che un paio d'anni dopo l'ha brutalmente ucciso a coltellate a 42 anni perchĆ© amava il suo lavoro piĆ¹ di ogni altra cosa.
ma sono fortunato: ho avuto maestri che mai avrebbero accettato una cosa nemmeno lontanamente simile a FB.
tra le righe Bill Burroughs queste cose le sapeva da decenni. bastava leggerle.
scusate la lungaggine.
una domenica migliore di questo sabato a tutti_alb
Fabio ha detto…
La risposta alla tua domanda, che e' tutt'altro che stupida, non l'ho. Tieni presente che a essere davvero potente e' la combinazione Facebook + smartphone, che all'inizio di Facebook non esisteva ancora. Facebook era una specie di blog semplificato, almeno ai suoi inizi. La dipendenza e' subentrata per due cose:

- prima quando hanno aggiunto il giochino dei like

- e poi, definitivamente, quando e' nata la app.

Quello che mi colpisce e' quanto questo strumento, che peraltro abbiamo deciso di usare anche noi di Prospettive Musicali dopo interminabili discussioni perche' abbiamo concluso che era inevitabile per restare in contatto con i nostri ascoltatori, appare vecchissimo e bruttissimo: nella grafica, nelle funzionalita', nella filosofia caotica e etero-diretta da un algoritmo, che impedisce di scegliere davvero cosa vuoi vedere e cosa no e in che ordine.

Posso sbagliarmi ma prevedo che tempo 2 anni sara' un brutto ricordo, uno strumento che useranno solo disperati e perditempo. Un po' e' gia' cosi', del resto. Dai giovani e' gia' da tempo considerato il passatempo dei genitori, dal quale stare alla larga.

A me non e' mai mancato e mai manchera'.
CICCILLO ha detto…
grazie, discussione molto interessante e condivido praticamente tutto, sia quello scritto da te, Fabio, che quello scritto dagli altri.
va detto che qualcosa si sta muovendo, ĆØ nato il movimento "delete facebook" (che promuove la cancellazione di tutti i post vecchi piĆ¹ di qualche giorno - onde evitare il conservarsi dei dati che poi vengono usati nel modo che sappiamo - ed ĆØ una cosa che personalmente io giĆ  faccio di mia iniziativa da qualche anno) ed ora gira pure una petizione di Avaaz a questo riguardo, indirizzata personalmente a Mark Zuckerberg.
io penso che di fatto facebook sia uno strumento di marketing, lo vedo chiaramente dai messaggi che mi mandano in relazione alla pagina in cui pubblico solo cose relative alla mia attivitĆ  artistica e professionale.
il loro scopo ĆØ che TUTTI facciano marketing di sĆ© stessi e soprattutto che siano il piĆ¹ possibile presenti (anche scrivendo schifezze, non importa) al fine di bombardarli di inserzioni piĆ¹ o meno occulte e che in modo totale nemmeno i programmi come AdBlock riescono a bloccare.
questo ĆØ il meccanismo e produce miliardi di dollari di profitti (come Google ma ne abbiamo giĆ  parlato) a fronte di un personale ridottissimo, pare inferiore numericamente a quello del Comune di Roma o di Milano.
il resto della mano d'opera, a costo zero, siamo noi e l'algoritmo che una volta creato funziona da solo e di cui, in tutta evidenza, hanno perso il controllo.
detto ciĆ² posterĆ² questa discussione du facebook, sperando che qualcuno la legga, per poi cancellarla dopo 24 ore, a meno che non si accenda una discussione interessante.
poi ti faccio sapere come ĆØ andata! :-)
Fabio ha detto…
Avaaz che peraltro usa Facebook, a conferma della sua potenza come strumento di marketing.

Su quanto tutta l'economia digitale necessiti di un numero di addetti ridottissimo scrive con cognizione di causa Riccardo Stagliano' in due volumi entrambi pubblicati da Einaudi, Al posto tuo e Lavoretti, che ti consiglio qualora fossi interessato al tema. La ragione e' infatti che il lavoro di elaborazione dei contenuti e' svolto dall'utenza. Nell'economia digitale guadagna chi fornisce la piattaforma.

Invece sono piu' scettico su questa faccenda della cancellazione, che citi. Credo che Facebook memorizzi tutto, anche quello che viene pubblicato e in seguito cancellato.

Aspetto di sapere se la discussione raccogliera' altri interventi.
albertocchio ha detto…
si, ĆØ vero… nell'economia digitale guadagna chi fornisce la piattaforma
ma ogni volta che ti offrono qualcosa "gratis" vuol dire che la merce sei tu.
un'idea medioevale trasportata/trasformata in bit che non usa mezzi coercitivi o banditore… non serve nemmeno investire in pubblicitĆ  piĆ¹ di tanto, basta il passa parola. ogni persona che si registra su un social ne trascina dentro almeno il triplo.
un futuro che nemmeno loro avrebbero mai immaginato cosƬ.

PS: scaricatevi il resoconto personale di Google dalla pagina di supporto e vi rendete conto di cosa "registrano" di noi.

salĆ¹_alb
Fabio ha detto…
Completamente d'accordo, dopodiche' la mia critica a Facebook come scrivevo all'inizio non ha molto a che vedere con quello che sanno di noi, quanto sul piu' sottile ma per questo piu' pericoloso meccanismo di condizionamento che riempie ogni spazio che un tempo restava vuoto: quello spazio di solitudine che e' bello dedicare a noi stessi, alla contemplazione, alla lettura, a quel niente dal quale nascono le idee piu' profonde, critiche, personali.

Facebook uccide l'introspezione, impedisce di stare da soli a pensare. E per la mia esperienza, quel tempo e' molto importante per restare umani.
CICCILLO ha detto…
ho lasciato questo post linkato sul mio diario per 24 ore, nessun commento e nessun like, niente di niente.
ergo, ora lo cancello sperando che come di tutto il resto non resti traccia.
se cosƬ non fosse perchƩ allora il movimento "delete facebook"?
si saranno ben documentati, no?
se non altro cancellando si impedisce alle varie app di accedere alle nostre informazioni e al sistema di inviarci quegli stupidissimi post di ricordo o riassunto dell'annata trascorsa e cose simili.
di certo so che alcune foto restano in memoria anche dopo la cancellazione e a volte te le ritrovi all'improvviso fra quelle archiviate.
perĆ² penso che se tutti adottassero una misura del genere un qualche piccolo sassolino nell'ingranaggio lo si potrebbe infilare.
per il resto io credo che facebook sia destinato a scomparire a breve, come altre cose tipo airb&b, foodora, blablacar e altre applicazioni della farlocchissima sharing economy che nasconde solo sfruttamento e altro lavoro gratuito.
e in effetti i giovani oramai usano altre cose, in particolare in metro vedo tanti che scorrono vorticosamente sullo smartphone foto su foto da instagram.
il che non ĆØ del tutto consolante perchĆ© in quel caso non ci sono nemmeno parole....
Fabio ha detto…
Ti rispondo punto per punto perche' il tuo intervento e' abbastanza complesso.

1) "nessun commento e nessun like, niente di niente".

E' abbastanza inevitabile che venisse ignorato. Non e' che perche' sui pacchetti di sigarette mettono bocche devastate e polmoni tappezzati di pece i fumatori smettono di fumare. Le ignorano.

2) "sperando che come di tutto il resto non resti traccia".

Non resta traccia nella tua pagina. Ma resta traccia nei server di Facebook di tutto quello che e' stato pubblicato, pur se per un nanosecondo, dicono loro per ragioni legali. Ed e' abbastanza logico che sia cosi'. Se tu offendi qualcuno e poi cancelli il post dopo un giorno, chi si e' ritenuto offeso ha tutto il diritto di chiedere a Facebook di ottenere il post a fini processuali:

https://www.facebook.com/help/community/question/?id=10209984216192645.

Dopodiche' credo che l'algoritmo che decide cosa tu vedi prima e cosa dopo tenga conto di tutto, anche dei post cancellati. Se per esempio tu scrivi che vai pazzo per le Allstar o per il gelato di Grom e poi cancelli il post, credi che non ti arrivi prima o poi la pubblicita' di gelati e scarpe da ginnastica? Ogni informazione e' per loro preziosa.

3) "penso che se tutti adottassero una misura del genere un qualche piccolo sassolino nell'ingranaggio lo si potrebbe infilare".

Io sono piu' scettico di te: credo ci voglia ben altro. E' come pensare che una frase pronunciata in pubblico non acquisti vita propria. Puoi ritirarla e chiedere scusa, ma l'hai detta.
Fabio ha detto…
4) "per il resto io credo che facebook sia destinato a scomparire a breve, come altre cose tipo airb&b, foodora, blablacar e altre applicazioni della farlocchissima sharing economy che nasconde solo sfruttamento e altro lavoro gratuito".

Anche su questo sono piu' scettico e pessimista di te. Facebook probabilmente scomparira' perche' appare gia' vecchio e superato. Diverso e' pero' il discorso sulla sharing economy. Ti consiglio di nuovo di sfogliare o meglio ancora leggere i libri di Stagliano', che ha studiato a fondo il tema e i cui volumi sono molto documentati in fatto di dati e interviste di prima mano.

In particolare, il giornalista di Repubblica esplora le cause che ci hanno portato alla sharing economy. Vedi Lavoretti, terzo capitolo (da pagina 153): 2008, la grande recessione.

Sintetizzando molto, dopo che ha provato nessuno e' contento di guidare le macchine di Uber, condividere una stanza di casa con estranei, portare pizza e birra in bici a tutta velocita' a chi non si alza dal triclinio per non far fatica o semplicemente perche' e' cosi' sfruttato a sua volta da non avere tempo di uscire dall'ufficio o di casa.

La sharing economy nasce dalla compressione dei salari, dalla precarizzazione di professioni un tempo piuttosto sicure, dall'espulsione crescente di forza lavoro dal sistema. Quindi scompariranno i brand di adesso magari, ma la logica della sharing economy e' destinata a restare per anni. Almeno fino a quando non si affermera' un reddito di base uguale per tutti. Ma ci vorranno anni e lotte che non mi pare si vedano all'orizzonte. Col voto e poi sedendosi in poltrona non si cambia nulla, mi sembra evidente.

5) "in metro vedo tanti che scorrono vorticosamente sullo smartphone foto su foto da instagram".

Che e' comunque stato comprato alcuni anni fa da Facebook. Come Whatsapp. Infatti potrebbe anche esistere qualcuno che non e' ne' in Facebook, ne' in Instagram e nemmeno usa Whatsapp. Ma io non conosco nessuno. Tutti siamo clienti di Zuckerberg. Le pubblicita' che ti arrivano su Instagram le ricevi anche in base a quello che condividi con tua moglie, i tuoi figli e i tuoi amici in Whatsapp.

Non si puo' scappare. E infatti anche se nessuno ne parla ancora sto giungendo alla conclusione che l'unica soluzione sarebbe socializzare quei media. Espropriarli da mani private e renderli di proprieta' pubblica. Ognuno paga una piccola quota ogni mese per la manutenzione dei server e dell'infrastruttura. In cambio la pubblicita' viene rimossa, cosi' come la possibilita' da parte di terzi di accedere ai dati e di utilizzarli.
CICCILLO ha detto…
beh se io chiudessi facebook sarei quell'uno che conosci.... :-)
ĆØ una cosa a cui penso spesso ma mi domando cosa accadrebbe dopo, probabilmente sarei ancora piĆ¹ isolato di quanto giĆ  sono.
Fabio ha detto…
Per quello che vale la mia esperienza, io non ne sento la mancanza.

Non posso affermarlo con certezza, ma da fuori ho la sensazione che sia piu' un'impressione di essere connessi che una connessione vera. La connessione e' fatta di ben altro che like e faccine con la linguetta.

Non sei d'accordo? Comunque non ti devi cancellare magari subito. Prova magari a non usare Facebook per un mese e vedi com'e'. Cancella al limite la app dal telefono e il link tra i preferiti del browser, per non cadere in tentazione.

Credo che Facebook dia dipendenza, ma credo anche che vincere le proprie dipendenze dia una certa soddisfazione personale. E' una piccola sfida: se la vinciamo ci rende forti.

Poi se provi fammi sapere come va.