A chi ha lavorato.



Alla fine io credo che il Primo Maggio possa essere anche un'occasione per domandarci il senso della vita. Cosa vogliamo davvero fare, nella nostra vita e della nostra vita?

E cosa vogliamo che diventi, per noi, il lavoro? Che ruolo desideriamo che abbia? Per usare un modello che stiamo utilizzando spesso nell'analisi dell'identita' l'analista danese molto ECM e io, quali bisogni vogliamo che il nostro lavoro soddisfi all'interno della sempre utile piramide di Maslow?

Il senso, un senso, puo' stare all'interno della sfera del lavoro? Oppure i rapporti di produzione capitalisti per loro natura lo rendono di fatto impossibile, in quanto un senso umano e umanista sarebbe solo un ostacolo alla competitivita'/ produttivita' per esempio? Questo al netto delle dichiarazioni di principio degli uffici comunicazione che non vanno presi sul serio neanche per un istante.

Ecco, secondo me il Primo Maggio serve a farci queste domande.

PS: non voglio sprecare il tema perche' merita un post a parte, ma la Gio' mi diceva qualche sera fa che un'insegnante dei suoi figli ha detto che valuta piu' le domande delle risposte. O era un'altra mamma che ha chiesto che gli insegnanti valutassero le domande che vengono poste loro tanto quanto o ancora di piu' delle risposte nelle interrogazioni. Oggi me lo faccio ri-raccontare perche' me l'ha detto che era un po' tardi, e poi ve lo scrivo.

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