Nessuno sconto.
La Brexit per noi immigrati ha significato cambiare le regole del gioco a gioco in corso.
Immaginate di giocare, che so, a Monopoli. E mentre state giocando le regole cambiano. O meglio cambiano solo per alcuni giocatori, quelli che non sono nati qui. I quali in base alle nuove regole possono solo perdere.
Voi come vi sentireste?
Che rispetto avreste dei giocatori nativi del luogo che hanno cambiato le regole per svantaggiarvi?
Io non voglio trascendere. Non voglio nemmeno dar loro la soddisfazione di diventare razzista nonostante ce ne sarebbero i presupposti: non si tratterebbe di pre-giudizio, ma di un post-giudizio ben motivato.
Quello che desidero pero' e' che subiscano fino in fondo le conseguenze della loro decisione dato che due anni e mezzo per rinsavire li hanno avuti. E soprattutto chiedo che l'Europa non faccia loro sconti.
Commenti
Leggo il tuo messaggio mentre sto ascoltando un'intervista a un critico musicale che ha scritto un libro sul 1968 (Franco Bergoglio, I giorni della musica e delle rose, Stampa Alternativa).
Intervistatore e scrittore stanno parlando delle proteste studentesche di quell'anno, per l'uguaglianza, il disarmo, la difesa dell'ambiente. Quei giovani avrebbero potuto vivere edonisticamente come tante generazioni che li hanno preceduti e seguiti. Ma non l'hanno fatto. Si sono uniti ai lavoratori e hanno conquistato diritti dei quali godiamo ancora - anche se molti sono stati successivamente perduti.
Il disgraziato che si e' visto umiliare e risponde nichilisticamente invece non riscuote la mia simpatia. Perche' fa il gioco dei padroni che come sappiamo prosperano grazie alla guerra tra poveri, mettendo i penultimi contro gli ultimi.
C'erano 10 panini e 10 commensali. Un commensale ha preso 9 panini e poi ha detto agli altri: "Guarda che ti portano via il tuo panino!". E i 9 commensali hanno iniziato a scannarsi per il panino rimasto.
Tra questi 9 commensali ci siamo anche noi. E intanto il capitalista sta mangiando indisturbato i nostri 9 panini.
Questo non sto dicendo che e' un fenomeno britannico, eh. Qui si chiama Brexit, altrove si chiama Trump, Putin, Salvini, Orban, Kurz. O acquista le sembianze appena appena piu' presentabili di Juncker, Macron, Lagarde, Moscovici, Taiani, ma la sostanza non cambia.
Oggi ho letto che in Italia un gommista ha ucciso un disgraziato che stava per rubargli una bicicletta. Due disgraziati che si fanno la guerra tra di loro. Proletariato contro sottoproletariato.
Ho letto che nella fogna a cielo aperto (i social) il gommista assassino viene considerato un eroe. Salvini lo ha chiamato per congratularsi.
Il capitale ringrazia sentitamente.
Ecco, a me illumina il pensiero che stiamo vivendo lo stesso disagio che vivono i cingalesi che vogliono stabilizzarsi in Italia. Spero non sia nichilismo. Spero che risvegli un sentimento di comunanza con gli ultimi-ultimi. Che attraverso questi ultimi due anni la coscienza collettiva (ma proprio globale) abbia fatto un passo avanti: diventare ultimi e' giusto una questione di sfiga, e succede in un istante, e senza che te ne accorgi
Piuttosto non sono fiducioso come sei tu che la coscienza collettiva abbia fatto un passo avanti. Credo che al contrario sia in atto un progressivo imbarbarimento. Mi auguro che da questo letame nascano fiori a un certo punto. Ma se guardiamo alla storia ci sono ulteriori gradi di imbarbarimento possibili e forse anche probabili.
Noi ce ne stiamo fuori, ma il dialogo sui social e' incendiario, il linguaggio gretto a livelli che non sopporteremmo. E per un numero impressionante di persone la realta' e' quella cosa li'. Il branco. L'esibizione di muscoli verbali. Lo sfogo virulento.
Gli animi sono surriscaldati. L'esaltazione e' per molti uno stato normale. Il livello di consapevolezza, minimo o inesistente.
Forse quello che dici (che basta pochissimo per precipitare nel girone degli esclusi) lo percepiscono anche loro. Ma anziche' sviluppare compassione, mi pare che sublimino la paura con l'odio.
Voglio pero' imparare dalla tua positivita'. In fondo, per tornare a dove siamo partiti, gli anni '60 furono anni di grande ottimismo. Senza ottimismo, non cambia nulla.
Per fortuna il giovedi' sera vado dall'analista. Vediamo se almeno lei riesce a fare qualcosa.