Rohmer est le Racine du XXème siècle
Non pensavo che la chiusura, fortunatamente temporanea, del cinemino dell'Istituto Culturale Francese avesse un impatto cosi' drammatico sulle mie serate. Non mi ero bene reso conto dell'elevato numero di film che vedo ogni anno nella vecchia sala di South Kensington, prima che decidessero che era giunto il momento di darle una rinfrescata: una mano di bianco alle pareti, sostituire le poltroncine un po' scomode, fare un po' piu' spazio tra le file per permettere di distendere un po' le gambe e non alzarsi soddisfatti del film ma anchilosati.
Fortunatamente tra Barbican e Renoir, il mio amato cinema francese rigorosamente in lingua originale posso continuare a seguirlo, in attesa della riapertura della mia sala cinematografica preferita, che se capisco bene dovrebbe avvenire in Gennaio.
In entrambe le sale stanno programmando l'opera prima di un regista che si chiama Philippe Claudel. Si intitola Il y a longtemps que je t'aime, l'ho visto ieri sera, ed e' per me il miglior film francese, anzi europeo, visto negli ultimi mesi.
Impressionante quanto il miglior cinema francese deve praticamente tutto al genio di Eric Rohmer - a quel suo modo gentile di raccontare storie quotidiane di banale leggerezza che ti restano dentro per giorni. A quel suo inventare personaggi che si scostano solo in misura e modi trascurabili da te stesso e dalle persone che frequenti. Al riproporre sullo schermo ambienti fisici e sociali che risuonano con quelli appena fuori dalla sala. A quel porre domande aspettandosi che sia tu a cercare una risposta dentro di te. Finisci quasi per non ricordare se hai visto un film o hai letto un libro - e le citazioni letterarie infatti in questo capolavoro minimalista abbondano, da Racine a Giono.
Straordinario film sul tempo, su relazioni perdute che finiscono per intrecciarsi ancora magicamente nel richiamo di una vita che chiede una possibilita' di affermarsi. Tutto con linguaggio understated, dialoghi che si costruiscono a poco a poco, emozioni che si fanno strada con naturalezza e leggerezza. Senza forzature o colpi di scena.
Bellissimi i personaggi. Juliette che esce di prigione dopo 15 anni e prova a confrontarsi con una vita che non sa minimamente come affrontare. La sorella di Juliette, Lea, con quella gentile aria da collegiale francese e una aggraziata e non intrusiva sensibilita'. Il marito di Lea, che lentamente, con i suoi tempi, abbassa le difese. Le figlie di Lea che impareranno a conoscere e amare una zia inizialmente distante. Il nonno che vive tra i libri, rappresentazione della cultura francese classica.
Straordinaria la scena che si svolge nella casa di campagna. Il cibo, il vino, i racconti, le domande. L'atmosfera che degenera, proprio come accade nella vita.
Film straordinario, da non perdere, credetemi.
Fortunatamente tra Barbican e Renoir, il mio amato cinema francese rigorosamente in lingua originale posso continuare a seguirlo, in attesa della riapertura della mia sala cinematografica preferita, che se capisco bene dovrebbe avvenire in Gennaio.
In entrambe le sale stanno programmando l'opera prima di un regista che si chiama Philippe Claudel. Si intitola Il y a longtemps que je t'aime, l'ho visto ieri sera, ed e' per me il miglior film francese, anzi europeo, visto negli ultimi mesi.
Impressionante quanto il miglior cinema francese deve praticamente tutto al genio di Eric Rohmer - a quel suo modo gentile di raccontare storie quotidiane di banale leggerezza che ti restano dentro per giorni. A quel suo inventare personaggi che si scostano solo in misura e modi trascurabili da te stesso e dalle persone che frequenti. Al riproporre sullo schermo ambienti fisici e sociali che risuonano con quelli appena fuori dalla sala. A quel porre domande aspettandosi che sia tu a cercare una risposta dentro di te. Finisci quasi per non ricordare se hai visto un film o hai letto un libro - e le citazioni letterarie infatti in questo capolavoro minimalista abbondano, da Racine a Giono.
Straordinario film sul tempo, su relazioni perdute che finiscono per intrecciarsi ancora magicamente nel richiamo di una vita che chiede una possibilita' di affermarsi. Tutto con linguaggio understated, dialoghi che si costruiscono a poco a poco, emozioni che si fanno strada con naturalezza e leggerezza. Senza forzature o colpi di scena.
Bellissimi i personaggi. Juliette che esce di prigione dopo 15 anni e prova a confrontarsi con una vita che non sa minimamente come affrontare. La sorella di Juliette, Lea, con quella gentile aria da collegiale francese e una aggraziata e non intrusiva sensibilita'. Il marito di Lea, che lentamente, con i suoi tempi, abbassa le difese. Le figlie di Lea che impareranno a conoscere e amare una zia inizialmente distante. Il nonno che vive tra i libri, rappresentazione della cultura francese classica.
Straordinaria la scena che si svolge nella casa di campagna. Il cibo, il vino, i racconti, le domande. L'atmosfera che degenera, proprio come accade nella vita.
Film straordinario, da non perdere, credetemi.
Commenti
ciao, auro.m
Ora, come collega, e potrei cambiare le mie parole in ogni momento: ma in che azienda fantastica lavoriamo?
Ieri sono stato a cena con uno dei direttori mondiali che era in visita a Londra. A un certo punto ho buttato li' il fatto che vorrei trascorrere 6 mesi in Svizzera questa primavera/ estate.
Non solo mi ha dato immediatamente il suo benestare - per l'ufficio di Schaffhausen, sopra Zurigo. Ma pure mi ha proposto di passare prima un fine settimana spesato da loro, per vedere se il posto mi piace.
Quindi, insomma, il dado e' tratto. la Svizzera aspetta, e non voglio farla aspettare a lungo.
(Peraltro non sai quante persone mi stanno chiedendo se sono impazzito. Schaffhausen e' una cittadina di 30mila abitanti, sospesa tra un parco nazionale e il lago di Costanza - pare non ci sia nulla, ne' un cinema, ne' una galleria d'arte... Pare che dopo le 10 sia proibito anche solo flush the toilet: assoluta consegna del silenzio. Non chiedo altro, ma pochi capiscono questa mia nuova necessita'...).
cio' detto, se questo e' quello che VERAMENTE vuoi, fallo. e la questione non e' banale.
nella svizzera tedesca ci passai quasi un anno intero, il mio primo progetto. chiamami, ne parliamo.
auro.m
ma la possibilità di vedere questo film, consigliatomi da un amico che aveva curiosato tra le tue parole, è arrivato solo ora.
e quindi dico grazie.
in lingua finalmente originale con sottotitoli in olandese, ho amato questo film per milioni di ragioni diverse. direi personali. ma direi anche universali.
quindi grazie.
Ho visto che parli di Wall-E, ora sono di corsissima ma domani ti leggo con calma.