Paolo Fresu/ A Filetta/ Daniele di Bonaventura, Mistico Mediterraneo (ECM, 2011)
L'ultimo progetto del trombettista sardo Paolo Fresu sa esprimere tutta la poesia che si fa strada dentro di noi quando contempliamo il mare, cercando di entrare in contatto profondo con la sua vastita', la sua storia, il suo mistero.
Ho letto da piu' parti che questa collaborazione di Fresu con il gruppo corale A Filetta (che vuol dire la felce), dalla Corsica, e con il fisarmonicista marchigiano Daniele di Bonaventura, potrebbe ricordare i progetti di Jan Garbarek con l'Hilliard Ensemble.
A me pare un'osservazione piuttosto superficiale, che non tiene conto a sufficienza della natura geografica, culturale, climatica totalmente diversa di queste collaborazioni, e puo' portare fuori strada.
A Filetta, ad esempio, sono molto diversi dall'Hilliard Ensemble, decisamente meno legati a tradizioni corali colte (casomai popolari), meno filologici, piu' liberi. Ed e' questa liberta' che voci e strumentisti si prendono nell'interpretazione delle tradizioni, popolare e jazz, a rendere questo progetto cosi' particolarmente interessante.
Con gli anni, Fresu ha maturato uno stile sempre piu' personale, che in alcune tracce di questo disco (l'iniziale Rex tremendae, Gloria e altre) puo' forse ricordare vagamente Jon Hassell e Mark Isham, piu' dei monumenti Miles Davis e Chet Baker che lo ispirarono nelle sue prime prove.
Il suo stile sempre piu' astratto si incontra benissimo con la fisarmonica che di Bonaventura suona con un'intensita' che ricorda molto lo stile del bandeonista argentino Dino Saluzzi.
Protagonisti assoluti del disco pero' sono le polifonie (in idioma corso, in latino, in francese) di A Filetta, formazione attiva dal 1978, che esprimono ricerca e contaminazione di tradizioni piu' che conservazione filologica.
Questa traccia, ispirata da un canto della Resistenza corsa, e' tra le piu' intense e riuscite di Mistico Mediterraneo, uno dei dischi piu' belli, emozionanti, originali ascoltati negli ultimi tempi.
A tutti, ma specialmente a chi legge queste righe a poca distanza dal mare, buon fine settimana, ci vediamo lunedi'.
Ho letto da piu' parti che questa collaborazione di Fresu con il gruppo corale A Filetta (che vuol dire la felce), dalla Corsica, e con il fisarmonicista marchigiano Daniele di Bonaventura, potrebbe ricordare i progetti di Jan Garbarek con l'Hilliard Ensemble.
A me pare un'osservazione piuttosto superficiale, che non tiene conto a sufficienza della natura geografica, culturale, climatica totalmente diversa di queste collaborazioni, e puo' portare fuori strada.
A Filetta, ad esempio, sono molto diversi dall'Hilliard Ensemble, decisamente meno legati a tradizioni corali colte (casomai popolari), meno filologici, piu' liberi. Ed e' questa liberta' che voci e strumentisti si prendono nell'interpretazione delle tradizioni, popolare e jazz, a rendere questo progetto cosi' particolarmente interessante.
Con gli anni, Fresu ha maturato uno stile sempre piu' personale, che in alcune tracce di questo disco (l'iniziale Rex tremendae, Gloria e altre) puo' forse ricordare vagamente Jon Hassell e Mark Isham, piu' dei monumenti Miles Davis e Chet Baker che lo ispirarono nelle sue prime prove.
Il suo stile sempre piu' astratto si incontra benissimo con la fisarmonica che di Bonaventura suona con un'intensita' che ricorda molto lo stile del bandeonista argentino Dino Saluzzi.
Protagonisti assoluti del disco pero' sono le polifonie (in idioma corso, in latino, in francese) di A Filetta, formazione attiva dal 1978, che esprimono ricerca e contaminazione di tradizioni piu' che conservazione filologica.
Questa traccia, ispirata da un canto della Resistenza corsa, e' tra le piu' intense e riuscite di Mistico Mediterraneo, uno dei dischi piu' belli, emozionanti, originali ascoltati negli ultimi tempi.
A tutti, ma specialmente a chi legge queste righe a poca distanza dal mare, buon fine settimana, ci vediamo lunedi'.
Commenti
noi chi?
Non sei tu quella che vuole stare "tra"? :)
Tania -
Sono suoni infatti molto piu' "rotondi" e amalgamati, laddove i progetti Garbarek/ Hilliard Ensemble (che pure amo molto), a volte tendono a suonare un po' come sovrapposizioni di due individualita' che restano tali.
Mi raccontava tempo fa Alessandro Achilli di Prospettive Musicali che Manfred Eicher visito' lo studio di Udine dove e' stato registrato Mistico Mediterraneo e prima di andarsene lascio' una lista della spesa piuttosto lunga di apparecchiature tecniche che assicurassero i giusti riverberi, ecc.
Credo che la ricercatezza del suono di questo disco sia evidente e lo renda un ascolto ancora piu' emozionante.