Lunedi' 22 Novembre 2004: "Let's get into trouble!"

Da un po' di tempo volevo scrivere questo post. Da quando Marco mi ha detto che una sera, uscendo con Aimee, lei ha pronunciato questa frase meravigliosa. Che mi ronza in testa da allora e che ha trovato spazio nella mia mente dalle parti di "Perform random kindness and senseless acts of beauty".

Ci vuole un po' di coraggio all'inizio, ma e' un modo bellissimo di vivere.

Commenti

Anonimo ha detto…
...ĆØ vero, ĆØ cosƬ bello "cacciarsi nei guai"!
Io letteralmente lo intendo cosƬ......sempre meglio emozionarsi e provare a buttarsi nelle cose che non farlo per timore e , poi, vivere con un rimpianto in piĆ¹!
claudia
Anonimo ha detto…
Penso che sia davvero molto bello, penso che sia come quel sentimento religioso che ti fa pensare che in ogni essere che incontri, incontri un' epifania del divino. E che ci siano angeli nascosti, in incognito, a cui sorridere fingendo di riconoscerli sempre.
Conoscete la storia di quel monaco tibetano, incarcerato e torturato per anni da aguzzini cinesi, che poi ha scritto un libro pieno di compassione e di pieta', per chi gli ha spaccato i denti e lo ha seviziato, per quei lunghi anni? Certamente lui e' un great performer of kindness and sensless acts of beauty.
So long, brothers; may love and joy prevail.

lo zio Henry
Fabio ha detto…
X Claudia: proprio qualche giorno fa la mia amica Giovanna e io ci domandavamo se sono peggiori i periodi di vuoto emotivo o quelli nei quali sei proprio sotto terra... Salvo eccezioni estreme, abbiamo concordato che i peggiori sono quelli nei quali l'encefalogramma emotivo e' piatto. Perche' quando sei proprio a terra puoi sempre raccogliere le tue energie e provare a reagire, mentre quando non succede niente non hai nemmeno quella forza. Quindi, appunto, let's get into trouble, se questo serve a vivere. E poi una via d'uscita la si trovera'.

Tra l'altro proprio questa sera, una sera davvero mite qui a Londra, camminando lungo il fiume, la mia amica Sarah e io parlavamo delle nostre paure. E Sarah mi ha fatto riflettere su come spesso consideriamo troppo poco la possibilita' di vincere, e troppo quella di perdere. Discorsi astratti forse, ma sono sicuro che ci capiamo.

X Enrico: grazie per aver lasciato una traccia del tuo passaggio, e per esserti firmato come ti chiamava il tuo amico Enzo. Per me sei un maestro Enrico, e il tuo commento mi fa molto riflettere. Troppo spesso stiamo incollati al terreno invece di spiccare il volo. E sai chi mi ha fatto conoscere "Perform random kindness and senseless acts of beauty"? Paolo, che lo lesse scritto su un furgone Volkswagen guidato da hippies in California.

(Scritto verso l'una di notte, ascoltando "You doo right" dei Can. Ora that's all folks: nanna!).
Fabio ha detto…
Ciao Vale, come sempre le tue parole mi fanno molto riflettere. La differenza che tu suggerisci e' importantissima, e anche l'esempio del corso di scrittura. Sai qual e' un concetto che non riesco mai a comprendere? Quello del cosiddetto "rischio calcolato". E' una cosa che non capiro' mai. Nel senso che per quanto sia "calcolato", quando prendo un rischio e fallisco, beh poi le conseguenze si rivelano sempre molto diverse da come le avevo previste. E' sempre cosi'. E allora sai che faccio di solito? Se mi conosci un pochino (anche per i discorsi della Simo) lo sai: mi chiudo come un riccio. E questa difesa mi fa sempre "perdere molta vita", non so se riesco molto a spiegarmi (se sono un po' astratto e' soprattutto perche' scrivo su un blog invece di parlarne di persona).

E allora, se l'alternativa e' tra chiudersi oppure scardinare le porte prendendo qualche rischio, beh meglio la seconda strada. Tu pero' hai indicato una terza possibilita, quella di emozionarsi. Ieri sera ero a cena con una mia amica neozelandese, Sarah, che sta studiando per diventare personal coach. Parlavamo di forze vitali, quelle che ci fanno sentire davvero vivi e felici di esserlo. Io le dicevo che per me le forze vitali sono le emozioni. Pero' sulla definizione di emozioni e "emozionarsi" tu e io siamo abbastanza lontani. Per te "emozionarsi ĆØ buttarsi in qualcosa che credi, che ami, che hai costruito tu e che sai che ti darĆ  felicitĆ  e orgoglio di te stesso". C'e' molto "controllo delle emozioni" in quello che dici (nonostante tu usi, a ragione, l'espressione "buttarsi"), un controllo quasi zen. Per me, invece, le emozioni che proprio mi fanno sentire vivo, sono sempre impreviste: qualcosa che mi sorprende e sul quale ho un controllo davvero minimo. Ieri, per esempio, mi ha chiamato una mia amica di Parigi che non sentivo da almeno 4 anni. Mi ha detto che le ero venuto in mente e ha pensato di salutarmi. Ci eravamo persi di vista e ho scoperto che ora e' sposata, con una figlia, e ne sta aspettando un'altra. Mi e' sembrata felice. La sua telefonata mi ha davvero emozionato. E cosi' l'sms di una mia amica di Londra che mi e' arrivato settimana scorsa, una sera mentre ero a Chicago, e che mi diceva semplicemente: "Se non riesci a dormire siamo in 2, anch'io soffro di insonnia questa notte". Non so se riesco a spiegarmi e ho usato volutamente esempi molto quotidiani. A me piace costruire delle cose, ma quello che davvero mi emoziona non e' mai costruito "ad arte". Puo' essere il sorriso di una persona, una gentilezza, una cosa minima, ma e' sempre imprevisto, sorprendente.

Fammi sapere che ne pensi e soprattutto auguri per il tuo corso di sceneggiatura!
Anonimo ha detto…
....le emozioni sono belle proprio perchĆØ impreviste, inaspettate.
Una telefonata, un messaggio, una lettera,una buona notizia,il sorriso di una bambino,la carezza di un anziano, la tenerezza di un cucciolo....insomma...nulla di prevedibile.
Per me ĆØ cosƬ e mi trovo d'accordo con te Fabio.
Avrei voluto scrivere piĆ¹ o meno le stesse cose ma, oggi, non sono tanto in vena.....
Pensieri sconnessi e poche parole....per fortuna i concetti rimangono!
claudia
Fabio ha detto…
Ciao Vale, in effetti il discorso potrebbe proseguire per sempre perche' come dici tu, non ci sono ricette per vivere felici.

Un paio di idee su quello che hai scritto. Io non sono cosi' convinto che non impariamo dai nostri sbagli. Impariamo, a volte anche troppo. E infatti, a me capita di bloccarmi, di rinunciare a vivere pienamente. Cioe' se una cosa che ho fatto mi ha dato dolore, allora tendo a non ripeterla (e infatti io faccio tanti sbagli, ma sono sempre nuovi, non ripeto quelli gia' fatti). E per paura (questo almeno capita a me) ci chiudiamo, non rischiamo piu'. In questo senso, e per uscire da questa situazione, "Let's get into trouble" puo' smuovere le acque, qualche volta in modo positivo (non sempre ovvio).

La seconda cosa che vorrei dirti e' che io non penso affatto "che le emozioni forti siano date solo da cose proibite o sbagliate". Anzi, credo proprio il contrario. La gentilezza, la compassione, l'empatia sono tutte cose ne' proibite ne' sbagliate, ma sono a loro modo rivoluzionarie e possono creare emozioni fortissime. "Quiet is the new loud" (titolo del primo indimenticabile Kings Of Convenience). E infatti, come ho scritto nel post, associo "Let's get into trouble" a "Perform random kindness and senseless acts of beauty". Atti di bellezza, capaci di migliorare il mondo attorno e dentro di noi. Se poi per fare questo si finisce nei guai (pensa, che so, ai manifestanti animalisti che vanno a liberare animali dai laboratori: non e' un'attivita' legale, ma e' a mio parere giusta e bella), beh... "don't think about it, do it", come cantavano i leggendari Pink Fairies. O meglio, non pensarci troppo.

Anche le mie non sono affatto verita', ma ti ringrazio per avermi fatto pensare. E guarda che quando torno a Natale dobbiamo ripetere la pizza da Biagio.

Baci!
Fabio
Unknown ha detto…
"Perform random kindness and senseless acts of beauty".
Non so di chi sia la frase, ma mi fa pensare ad un titolo per una mostra d'arte contemporanea.
Ogni tanto devo dire che mi ritrovo a vivere secondo questa frase, forse perche' mi piace sorprendere le persone, forse perche' al contrario di molte persone non penso molto prima di parlare o di agire.
Basta solo certe volte staccare il cervello e ritornare un po' bambini.
Per quel che riguarda i periodi di vuoto emotivo possono essere sia incredibilmente belli che disastrosi dipende da cio' che li ha provocati. E' bello sentirsi come dei nuovi nati, o aver fatto tabula rasa per poi ricominciare da capo.
Ma ahime' molte volte il vuoto emotivo e'causato dalla morte di una persona cara, e li e' tremendo...non raccomando a nessuno di provare.
D'altra parte quando si e' a terra e si raccolgono le energie per risalire, si passa per un tempo molto limitato attraverso un'apatia di sentimenti (almeno e' quello che mi capita).
La tua amica Valentina, Fabio, e' una persona molto saggia, anche se penso ci sia una differenza tra fare bambini e scopare un uomo diverso tutte le sere e non vedo come le due cose siano relazionate.
I rischi della vita non penso siano veramente "calcolabili" ma possono essere estimati e solo soggettivamente.
D'altronde ho un po' capito leggendo il tuo Blogg di essere un po' diversa da te nonostante l'amicizia che ci lega. Per esempio, se io avessi ricevuto un SMS da un'amico che non vedo da tanto tempo
"Se non riesci a dormire siamo in 2, anch'io soffro di insonnia questa notte", l'avrei proprio mandato a quel paese. Non ho mai sopportato le persone che si permettono di giocare con i miei sentimenti ed i sentimenti altrui! LI ODIO! Per cui odio questa tua amica perche' sta giocando con i tuoi sentimenti.

oh..non so piu' che scrivere e vedo che il blog e' un po' vecchio..ecco ho detto la mia..Baci da Canterbury, la citta' degli acts of beaty.