Martedi' 8 Marzo 2005: autoguarigione

"Tolstoj, da vecchio, credeva di dovere risolvere tutti i problemi dell'esistenza. Cechov credeva che questi problemi potessero solo essere sollevati, non risolti, almeno se ti muovi da artista. Forse come uomo puoi agire fattivamente nel mondo; e Cechov lo faceva. Come scrittore, pero', lo scetticismo e' preferibile a posizioni didattiche o avvocatesche che apparentemente ordinano tutto, ma che in realta' servono solo a creare isolamento. Soluzioni politiche o spirituali restituiscono un mondo meno interessante. Piuttosto che ricordarti della sua stupefacente stranezza, lo appiattiscono.

Alla fine c'e' un solo soggetto per un artista. Qual e' la natura dell'esperienza umana? Cosa significa essere vivi, soffrire, provare sentimenti? Cosa significa amare o avere bisogno di un'altra persona? Fino a che punto possiamo conoscere gli altri? O noi stessi? In altre parole, cosa significa essere un essere umano? Sono domande a cui non si puo' dare una risposta soddisfacente, ma devono essere poste in continuazione da ciascuna generazione e da ciascuna persona.

[...]

Scrivere significa farsi trascinare una seconda volta dall'esperienza; significa anche assaporarla. In una ripetizione di questo tipo c'e' il tempo di gustare la vita in tutta la sua complessita' e impegnarsi in essa.

L'esperienza non si ferma. Se l'io viene formato in parte dai colpi, dalle ferite e dai segni inferti dal mondo, allora la scrittura e' una sorta di auto-guarigione".

- HANIF KUREISHI Da dove vengono le storie?

Commenti