Heavy words are so lightly thrown but still I'd leap in front of a flying bullet for you
Quello che hanno fatto all'interno della Serpentine Gallery segue la stessa logica. Lo spazio della galleria e' stato trasformato in una serie di corridoi con porte chiuse, sale d'aspetto inquietanti con piante morte e un display che indica costantemente il numero 000, un corridoio di ospedale dove sono stati accatastati due letti e una persona moribionda, addetti alla security dappertutto, la porta di un ufficio amministrativo con la scala per arrivarci completamente distrutta, lo spazio centrale della galleria completamente transennato per via di un bagaglio smarrito (una borsa che non appartiene a nessuno, simbolo delle paure contemporanee) . E il gran finale dopo tutto questo, l'unica alternativa che viene lasciata alle persone che chiedono asilo, che arrivano da noi in cerca di accoglienza, fuggendo da poverta' e dittature: secchio e spazzolone oppure il lugubre palo della pole dance. Geniale.
E poi la tappa successiva, il mio modo di rifugiarmi in una realta' altra quando quella attorno a me diventa insopportabile. Il mio amato National Film Theatre, sul quale posso sempre contare quando ho proprio bisogno che qualcuno mi racconti una storia. Dove in questo periodo stanno passando tutti i film di Jean Renoir, proprio cosi', uno dopo l'altro in una rassegna di due mesi. Avete gia' visto "The river", interamente girato in India, sulle rive del Gange? Io non lo conoscevo e mi ha davvero affascinato. Non tanto la storia (la scoperta dell'amore da parte di tre ragazzine che si innamorano dello stesso uomo), ma il modo in cui viene raccontata. C'e' una grazia straordinaria in questo film, una coinvolgente lentezza che segue il ritmo disteso del fiume. Una formidabile cura nel mostrare la vita nell'India rurale degli anni cinquanta, i rituali di nascita e di morte, sempre legati alla natura.
[Non c'entra niente, ma avete notato che tristi diventano le cose delle quali ci circondiamo per comunicare (telefono, computer) quando perdiamo i contatti con chi ci e' stato vicino? Improvvisamente diventano grigie e morte come piante avvizzite. Diventano brutte da vedere, prima ancora che inutili].
Commenti
Hyde Park: visto pure io. Raccapricciante se non fosse genialmente scemo.
Claudia
Forse e' solo il periodo che sto attraversando, ma davvero faccio fatica a trovare una connotazione positiva nella parola solitario. E' una parola che mi fa molta paura. In questo periodo l'associo a autoindulgenza, autocommiserazione, ego, ecc. Non sono sicuro di volere essere *solitario dentro il mondo*. Voglio essere *dentro il mondo e basta* e felice di partecipare, di dare il mio contributo, di condividere. Desidero questo piu' di ogni altra cosa (come diceva quel brano bluegrass che forse ad Atlanta ti sara' capitato di ascoltare? "You don't miss your water 'til your well runs dry").
Alex -
Perche' scemo? io ho trovato tutto il progetto geniale e basta. Mi ha fatto molto pensare.
Vuoi scappare dalla solitudine o dal mondo o da tutte e due le cose? Io non lo so piu' dopo aver letto la tua mail. Poi beh, quando si perde una persona alla quale vogliamo davvero bene possiamo fare tutti i discorsi che vogliamo, girarci intorno per ore, ma quello che vogliamo davvero e' solo stare con questa persona, ritrovare la gioia che ci ha dato e che abbiamo perduto.
claudia
Mi spiace sentirti cosi'. La vita puo' essere in effetti molto crudele. Parlando esclusivamente per me, pero', la solitudine e' qualcosa che provo quando ci sono altri stati di squilibrio "a monte". Non sono sicuro che abbia senso prendere "analgesici contro il dolore locale", ma forse affrontare la situazione cercando le radici prime del fenomeno solitudine. Puo' essere un lavoro doloroso, ma forse e' necessario. Pero' non sei sola dai, ci siamo noi!
Pib -
Si' infatti, pensieri monotematici che tendono tutti allo stesso centro.