Sotto questo cielo color Bert Jansch
Stasera allo Spitz suonano Bert Jansch, Beth Orton e James Yorkston. Biglietti finiti prima ancora di annunciare la data, nessuna speranza di sentire quello che per gli appassionati di musica folk inglese come me suona come il possibile concerto dell'anno.
Mi consolero' ascoltando per l'ennesima volta il meraviglioso "The black swan", capolavoro del bardo inglese, inciso insieme a collaboratori eccellenti, dal nostro Devendra a Beth Orton, dal batterista di Espers e Vetiver Otto Hauser fino a, pensate, David Roback di Rain Parade, Opal, Clay Allison e Mazzy Star. Il disco merita meta' per la musica che contiene e meta' per le foto del libretto. Foto bucoliche: chitarre acustiche, flauti, violoncelli, gatti, il mare. Avete bisogno di altro nella vita? Io no.
E' il disco dell'autunno inglese, piovoso e brumoso, ma non senza qualche raggio di sole e qualche notte stellata (ascoltate il duetto con Beth Orton "Watch the stars", di sconcertante semplicita', e commuovetevi fino alle lacrime). Non manca una bella sarcastica tirata anti-Bush, del resto nei dischi che mi piacciono tanto quella non manca mai.
E in questi giorni alterno le poesie di Jansch con quelle di un giovane di belle speranze del New Jersey. Era il 1973, e Bruce Springsteen pubblicava "Greetings from Asbury Park, NJ", il suo disco piu' dylaniano, album di folk rock struggente (sentite, vi prego, "Mary queen of Arkansas" e "The angel"). Springsteen non sapeva cosa sarebbe successo, non era ancora il boss e le porcherie degli anni '80 erano ancora lontane a venire. "Greetings from Asbury Park, NJ" e' un disco aspro e difficile, che parla di amori impossibili e di speranza di essere assunto per un posto da operaio in fabbrica. E parla di spiriti nella notte, di luce che all'improvviso abbaglia, di com'e' dannatamente difficile essere santi nella citta'.
Potrei passare mesi alternando nel lettore questi due dischi, senza desiderare di ascoltare nient'altro. Anime messe a nudo, poesia del quotidiano, tutto cosi' infinitamente commovente.
Passate un buon fine settimana folks, io qualche consiglio per i vostri ascolti ve l'ho dato, fatene buon uso.
[Ha chiamato Marina Petrillo per invitarmi anche quest'anno a partecipare a Zoe come corrispondente da Londra, con la versione radiofonica del blog.
Il calendario che le ho proposto e' (sempre alle 12.15 ora italiana):
4/ 10
12/ 10
2/ 11
16/ 11
30/ 11
14/ 12.
Piu' altre date varie ed eventuali che concorderemo di settimana in settimana (questi sono solo gli appuntamenti sicuri).
Se vi va di ascoltare mi fa piacere].
Mi consolero' ascoltando per l'ennesima volta il meraviglioso "The black swan", capolavoro del bardo inglese, inciso insieme a collaboratori eccellenti, dal nostro Devendra a Beth Orton, dal batterista di Espers e Vetiver Otto Hauser fino a, pensate, David Roback di Rain Parade, Opal, Clay Allison e Mazzy Star. Il disco merita meta' per la musica che contiene e meta' per le foto del libretto. Foto bucoliche: chitarre acustiche, flauti, violoncelli, gatti, il mare. Avete bisogno di altro nella vita? Io no.
E' il disco dell'autunno inglese, piovoso e brumoso, ma non senza qualche raggio di sole e qualche notte stellata (ascoltate il duetto con Beth Orton "Watch the stars", di sconcertante semplicita', e commuovetevi fino alle lacrime). Non manca una bella sarcastica tirata anti-Bush, del resto nei dischi che mi piacciono tanto quella non manca mai.
E in questi giorni alterno le poesie di Jansch con quelle di un giovane di belle speranze del New Jersey. Era il 1973, e Bruce Springsteen pubblicava "Greetings from Asbury Park, NJ", il suo disco piu' dylaniano, album di folk rock struggente (sentite, vi prego, "Mary queen of Arkansas" e "The angel"). Springsteen non sapeva cosa sarebbe successo, non era ancora il boss e le porcherie degli anni '80 erano ancora lontane a venire. "Greetings from Asbury Park, NJ" e' un disco aspro e difficile, che parla di amori impossibili e di speranza di essere assunto per un posto da operaio in fabbrica. E parla di spiriti nella notte, di luce che all'improvviso abbaglia, di com'e' dannatamente difficile essere santi nella citta'.
Potrei passare mesi alternando nel lettore questi due dischi, senza desiderare di ascoltare nient'altro. Anime messe a nudo, poesia del quotidiano, tutto cosi' infinitamente commovente.
Passate un buon fine settimana folks, io qualche consiglio per i vostri ascolti ve l'ho dato, fatene buon uso.
[Ha chiamato Marina Petrillo per invitarmi anche quest'anno a partecipare a Zoe come corrispondente da Londra, con la versione radiofonica del blog.
Il calendario che le ho proposto e' (sempre alle 12.15 ora italiana):
4/ 10
12/ 10
2/ 11
16/ 11
30/ 11
14/ 12.
Piu' altre date varie ed eventuali che concorderemo di settimana in settimana (questi sono solo gli appuntamenti sicuri).
Se vi va di ascoltare mi fa piacere].
Commenti
In compenso,per chi gradisse, si possono fare delle grosse abbuffate di funghi.
Si fa sempre piĆ¹ forte in me il desiderio di trasferirmi in un paese dell'Europa del Nord!
bert jansch ieri protagonista della serata musicale dal bar atomic di milano (non l'ultimo album pero'). session in effetti piuttosto crepuscolare con nick drake, nico e i king crimson insieme a sensazioni simili ma piu' recenti. a chiudere radiohead in versione ninna-nanna (con troppi alti) e nusrat fateh ali khan per cacciare i piu' ostinati..
roadrunner-roadrunner next to come (e ti devo almeno una fetta di margherita), insieme a un altro amore moderno, gelido, elettronico: unai (se ti va leggi il post (e ascolta i pezzi) del 15/9 su http://batteriaricaricabile.blogspot.com/ ‘Trenta e MĆøller’). ciao!
in effetti non ero stato molto chiaro..
(per il te’ delle 5 ti consiglio l'ascolto della triztissima exit wounds, se non ami l’elettronica le altre le puoi skippare)
passo e chiudo