Qualche consiglio musicale oggi.
Cominciando da un concerto che consiglio se lei dovesse passare dalle vostre parti. Carla Bozulich me la ricordo ai tempi dei Geraldine Fibbers. Non immaginavo affatto che si fosse trasformata cosi' radicalmente. Oggi incide per Constellation e dal vivo fa veramente impressione. Immaginate un incrocio tra Patti Smith di Radio Ethiopia e, soprattutto, Lydia Lunch. Un suo concerto genera una tensione che prende lo stomaco. Vista al Luminaire, una piccola soffitta di Kilburn, contatto di occhi continuo con il pubblico e meraviglioso contatto di sguardi tra i musicisti. Una violoncellista che si agitava come un'erinni. La tastierista di ghiaccio che ogni tanto scrutava le nostre reazioni. Caos dal quale si generavano momenti di purissima poesia.
Su "The letting go" di Bonnie Prince Billy (Domino) torno dopo averlo presentato settimana scorsa a Prospettive Musicali, solo per dire che e' probabilmente il capolavoro assoluto di Will Oldham. A partire dalle prime imprevedibili note di archi. Cupa malinconia blues che incontra una sensibilita' profondamente nord-europea. Will Oldham e Dawn McCarthy come due giovani Bob Dylan e Emmylou Harris, periodo "Desire".
Robert Wyatt legge Haruki Murakami nel nuovo lavoro di Max Richter, che alcuni di voi ricorderanno soprattutto per essere stato il produttore dell'ultimo disco di Vashti Bunyan. Il suo "Songs from before" (Fat Cat) e' un delicato album di musica per sestetto di archi e piano, che mi ha ricordato parecchio "Music for Egon Schiele" dei Rachel's. Da ascoltare guardando gli alberi che cambiano colore. Colonna sonora di giornate che si accorciano.
Cecile Schott e' una polistrumentista francese alla quale Radio France Culture ha commissionato un progetto di musiche per carillon. Da quel progetto, a nome Colleen et les Boites a Musique, e' nato un disco con lo stesso titolo (pubblicato dall'inglese Leaf). Per me e' musica oltremodo evocativa. Il primo incontro con la musica che ricordo avvenne grazie a un tavolo per cucito della mia mamma (un tavolino piccolo piccolo, ma che allora mi sembrava enorme). Ogni volta che la mamma apriva il coperchio del tavolino si attivava un carillon, che ricordo ancora benissimo. Fu per me una grande conquista imparare ad aprire quel tavolino. Poi sarebbero arrivati i Technics 1200, il Walkman Sony, l'iPod. Ma il mio primo amore musicale fu quel tavolo capace di generare suoni. Quella magia la ritrovo oggi immutata in questo incantevole disco.
Infine, se avete pressappoco la mia eta', consiglio la versione cinematografica di un lavoro teatrale di Alan Bennett, ultrasettantenne playwriter inglese. "The history boys" lo vidi al National Theatre e non mi impressiono' particolarmente. E' la storia, ambientata nel 1983, di un gruppo di giovani studenti che si preparano ad entrare all'universita' di Oxford. Il racconto, giocato sul filo dell'ironia, sulla difficolta' di crescere, di maturare una propria identita'. Il film che ne e' stato tratto si avvale di una bella colonna sonora: New Order (Ceremony, Blue Monday), Cure (A forest), Smiths (This charming man), Pig Bag (Papa's got a brand new Pigbag). Splendido l'accostamento con le immagini (la severa architettura gotica di Oxford e il basso profondo di "A forest" su tutto). Si sente un po' la mancanza di "Uncertain smile" di The The, sarebbe perfetta in questo contesto.
Cominciando da un concerto che consiglio se lei dovesse passare dalle vostre parti. Carla Bozulich me la ricordo ai tempi dei Geraldine Fibbers. Non immaginavo affatto che si fosse trasformata cosi' radicalmente. Oggi incide per Constellation e dal vivo fa veramente impressione. Immaginate un incrocio tra Patti Smith di Radio Ethiopia e, soprattutto, Lydia Lunch. Un suo concerto genera una tensione che prende lo stomaco. Vista al Luminaire, una piccola soffitta di Kilburn, contatto di occhi continuo con il pubblico e meraviglioso contatto di sguardi tra i musicisti. Una violoncellista che si agitava come un'erinni. La tastierista di ghiaccio che ogni tanto scrutava le nostre reazioni. Caos dal quale si generavano momenti di purissima poesia.
Su "The letting go" di Bonnie Prince Billy (Domino) torno dopo averlo presentato settimana scorsa a Prospettive Musicali, solo per dire che e' probabilmente il capolavoro assoluto di Will Oldham. A partire dalle prime imprevedibili note di archi. Cupa malinconia blues che incontra una sensibilita' profondamente nord-europea. Will Oldham e Dawn McCarthy come due giovani Bob Dylan e Emmylou Harris, periodo "Desire".
Robert Wyatt legge Haruki Murakami nel nuovo lavoro di Max Richter, che alcuni di voi ricorderanno soprattutto per essere stato il produttore dell'ultimo disco di Vashti Bunyan. Il suo "Songs from before" (Fat Cat) e' un delicato album di musica per sestetto di archi e piano, che mi ha ricordato parecchio "Music for Egon Schiele" dei Rachel's. Da ascoltare guardando gli alberi che cambiano colore. Colonna sonora di giornate che si accorciano.
Cecile Schott e' una polistrumentista francese alla quale Radio France Culture ha commissionato un progetto di musiche per carillon. Da quel progetto, a nome Colleen et les Boites a Musique, e' nato un disco con lo stesso titolo (pubblicato dall'inglese Leaf). Per me e' musica oltremodo evocativa. Il primo incontro con la musica che ricordo avvenne grazie a un tavolo per cucito della mia mamma (un tavolino piccolo piccolo, ma che allora mi sembrava enorme). Ogni volta che la mamma apriva il coperchio del tavolino si attivava un carillon, che ricordo ancora benissimo. Fu per me una grande conquista imparare ad aprire quel tavolino. Poi sarebbero arrivati i Technics 1200, il Walkman Sony, l'iPod. Ma il mio primo amore musicale fu quel tavolo capace di generare suoni. Quella magia la ritrovo oggi immutata in questo incantevole disco.
Infine, se avete pressappoco la mia eta', consiglio la versione cinematografica di un lavoro teatrale di Alan Bennett, ultrasettantenne playwriter inglese. "The history boys" lo vidi al National Theatre e non mi impressiono' particolarmente. E' la storia, ambientata nel 1983, di un gruppo di giovani studenti che si preparano ad entrare all'universita' di Oxford. Il racconto, giocato sul filo dell'ironia, sulla difficolta' di crescere, di maturare una propria identita'. Il film che ne e' stato tratto si avvale di una bella colonna sonora: New Order (Ceremony, Blue Monday), Cure (A forest), Smiths (This charming man), Pig Bag (Papa's got a brand new Pigbag). Splendido l'accostamento con le immagini (la severa architettura gotica di Oxford e il basso profondo di "A forest" su tutto). Si sente un po' la mancanza di "Uncertain smile" di The The, sarebbe perfetta in questo contesto.
Commenti
Su Max Richter già dibattuto in privato, ribadisco molto autunnale, molto evocativo, un pò ermetico. Ma davvero interessante, e se lo dico io che sono un'ignorante verso questo tipo di progetti...
"The History Boys" da come lo racconti sembra un pò Another Country un pò no. Cercherò info, anche se non so quando mai potrebbe uscire da noi. Cavoli A Forest in un film non me la voglio perdere!
(e The The starebbe bene su qualsiasi colonna sonora, a parere parzialissimo mio :-)
Caspita, non perderla Carla Bozulich, e' un'esperienza. Spero che recitasse un po', altrimenti e' completamente pazza. Mi ha ricordato un concerto visto a Chicago, di una certa Zeek Sheck. Dopo il concerto passai tutta la notte con lei, Weasel Walters dei Flying Luttenbachers e Mark, il proprietario della Skin Graft (a casa del quale mi addormentai su un divano attorno alle 6 del mattino per risvegliarmi appena in tempo per correre all'aeroporto e tornare a Milano). Mi ha troppo ricordato quel concerto, dopo il quale capii che si trattava di individui piuttosto disturbati (Zeek e Weasel soprattutto), che non recitavano affatto.
Richter a me non sembra affatto ermetico, ma soprattutto perche' non c'e' molto da capire, e' musica che riempi tu di significati, ricordi, immagini.
"The history boys" potrebbe infatti non uscire in Italia, richiede una conoscenza abbastanza approfondita del sistema e dei valori britannici (e infatti ho dovuto vederlo due volte per capire molte cose). Ma si trovera' su DVD di sicuro.
Un affezionato lettore-lurker.
agghiacciante direi, mi basta quest'ascolto che sto facendo sul suo sito, non andrò a Legnano a sentirla
:-)
grazie di tutte le segnalazioni Fabio
a presto, Francesco
questioni di gusti, io preferisco i massaggi, anche musicali.
ciao, a presto, francesco
Piuttosto d'accordo con te. Un paio di massaggiatori che consiglio allora: Paul Wirkus (su Staubgold) e, soprattutto, Robert Henke (su ICM).
Wiseacre -
Non l'ho ancora cercata, se non la trovo ti scrivo, grazie. In compenso ti segnalo Mojo di Dicembre, uscito ieri qui in Inghilterra, con un bell'articolo intitolato "Beyond folk: 50 albums that launched a quiet riot". Ci sono un po' tutti, da Jansch a Vashti Bunyan, da Bridget St. John a Joanna Newsom.