[Particolare della copertina di Sight and Sound di un paio di numeri fa].

Il benemerito Barbican mi ha ancora una volta portato fin quasi dentro casa un film che attendevo. "Mutual appreciation" e' la seconda prova di un regista di Boston del quale vi avevo gia' parlato un paio di mesi fa.

Un po' Jarmush e un po' Cassavetes, "Mutual appreciation" e' la storia, girata in modo molto molto lo-fi, di Alan, musicista indie che decide di trasferirsi a New York. Non succede molto nel film. Qualcuno direbbe che non succede nulla. Il che e' pre-condizione di tutti i film che piacciono a me. Non succede superficalmente nulla, certo, ma insomma e' uno di quei film che prendono spezzoni della tua vita e li proiettano su un grande schermo che diventa improvvisamente lucido come una superficie riflettente.

Non succede nulla perche' a volte, nella vita, non succede nulla e non hai nessuna direzione che ti permetta di fare accadere cose. Cinema verite', prendere o lasciare.

E uno si aspetterebbe che il film finisse con il concerto di Alan, il lieto fine insomma, e invece no, il concerto c'e' ma e' a meta' film, e da li' inizia una impercettibile ma continua discesa verso il basso che e' molto Pavement se capite cosa sto cercando di dire. Niente droghe e auto-distruzione, quelle presuppongono un malessere definito, ma invece tanta esangue inedia, un lento lasciarsi trasportare notturno da un locale a una casa, da una pseudo-relazione incomunicata e improbabile a un'altra alterettanto priva di definizione, fino al finale tagliato come se fosse finita improvvisamente la pellicola - proprio come accade anche nel precedente "Funny ha ha".

Non per tutti i gusti, ma da questo post dovreste capire se vi potrebbe piacere o no. A me, come potete immaginare, moltissimo.

Per farvi un'idea, comunque, magari date un'occhiata al trailer.

Commenti

lophelia ha detto…
Nell'esangue inedia non mi riconosco molto ma il film mi piacerebbe vederlo, chissà se capiterà.
A proposito (quasi), di recente ho visto "Climates" (che qui in Italia è stato assurdamente intitolato "Il piacere e l'amore"). Lì succede poco e molto allo stesso tempo. La lentezza è veramente estenuante e almeno a me ha impedito un po' il coinvolgimento pieno, però sicuramente è un film che ricorderò, grazie di averlo a suo tempo segnalato.
(Il massimo è stato quando all'uscita una signora matura di una coppia un po' strana, tipo rallentati dagli psicofarmaci, ci ha chiesto con marcato accento fiorentino: "scusate, ma secondo voi 'icché ha voluto significare con questo film? in pratica che lui unn'era mai contento, no?" )
Fabio ha detto…
Che traduzione letterale eh? Ma che senso avra', mah. L'avevo sentita a Zoe una volta che ero al telefono, in attesa di andare in onda, e mi si erano rizzati i capelli, poi la mia amica Yuki mi ha confermato che si trattava proprio dello stesso film che le avevo sommariamente raccontato.

La signora matura la invidio molto, vorrei non averlo capito io quel film!