Like a prayer
[Central Mosque, Aprile 2007]
Faccio subito una cosa che avevo promesso a Alessandro e Gigi settimana scorsa e poi mi sono completamente dimenticato. E cioe' vi annuncio che anche questa Domenica, cosi' come la scorsa e quella prossima, Prospettive Musicali salta. Si riprende a trasmettere regolarmente da Domenica 13 Luglio, quando tocchera' a me occuparmi del programma.
Espletate le formalita' di dovere, vi leggo una cosa che mi e' capitata sotto gli occhi oggi mentre mangiavo un buon green thai da Leon quello in Ludgate Circus, il cui impianto mentre sotto i miei occhi scorrevano queste parole stava trasmettendo niente meno che Tuareg di Gal Costa, da Gal del 1969 (!).
Articolo How to bossa nova, sul guardiano di oggi. A un certo punto dice but for me, bossa nova is also a very deep and melancholic music, and this feeling was something that I also recognised in the music of English new wave bands such as Joy Division and Echo and the Bunnymen. Non ho ancora avuto tempo di pensarci bene a questa quadratura del cerchio, ma comunque ve la butto li' come food for thought per il fine settimana.
Vorrei parlare di bossa nova, e ce ne sarebbe ragione dato che ieri mi e' finalmente arrivato un volume della solita benemerita El con oltre un'ora di musica dello strepitoso Tamba Trio, tutta roba registrata tra il 1962 e il 1966. Ma facciamo che ne parliamo settimana prossima quando ho avuto tempo di conoscerlo bene.
Invece no, parliamo di spritual jazz. L'abbiamo fatto spesso qui a London Calling e a Prospettive Musicali ultimamente, ascoltando insieme dischi diversi tra di loro ma tutti molto astratti e spirituali, da Phil Cohran a Bill Dixon, passando per Sun Ra, l'Art Ensemble of Chicago e il Miles Davis di In a silent way.
L'ascolto che vi propongo e' un disco che mi e' piombato in casa come un UFO. Un album inciso nel 1965, stampato in un paio di centinaia di copie distribuite privatamente e poi scomparso fino ad oggi. Tirato fuori da un'altra etichetta ultra-sotterranea e totalmente improbabile, la Jonny di Jonny Trunk, ristampato in un altro massimo migliaio di copie, non lo so, sto inventando ma non credo di andarci tanto lontano forse addirittura esagero, e destinato a scomparire nel giro di un paio di mesi. Poi bisogna aspettare altri 40 anni.
E' un disco registrato in una sinagoga del Massachussetts, durante la preghiera del Venerdi'. Detto cosi' sembra una cosa che potrebbe interessare al massimo John Zorn e me. Invece no, perche' in quella chiesa, per suonare la prima esecuzione di quel concerto, si ritrovarono alcuni dei nomi migliori del jazz newyorkese di quegli anni. Due che in quegli anni suonavano nel secondo quintetto classico di Davis, il pianista Herbie Hancock e il contrabbassista Ron Carter, piu' altri nomi di spicco della scena jazz della grande mela: il saxofonista e flautista Jerome Richardson, il trombettista Thad Jones e il batterista Grady Tate.
Insieme a loro troviamo un giovane, appena diciassettenne, cornettista, Jonathan Klein, autore di questo straordinario concerto. Che si intitola, se vi ho incuriositi e lo volete cercare, Hear, o Israel a prayer ceremony in jazz.
Non ho ancora finito. A cantare sul disco troviamo un soprano e un contralto. E infine il rabbino David Davis che recita preghiere ebraiche.
Detto cosi', fa molto piu' strano di quello che e'. E' in fondo un disco di armonie che devono parecchio a Kind of blue, con in piu' influenze che vanno dalle colonne sonore dell'epoca alla bossa nova, soprattutto nello splendido brano intitolato Kiddush, il quale evoca addirittura il meraviglioso Quarteto Em Cy. Gli intermezzi cantati o parlati non superano mai di molto il minuto. Poi, appunto, e' cool jazz della migliore qualita'.
Lo trovate, come sempre, per corrispondenza da Other Music di New York. E con questo consiglio di ascolto, vi lascio fino a Lunedi'. Devo ancora scrivere una mail e poi il fine settimana inizia anch per me.
Naturalmente non ho trovato nulla in rete da Hear, o Israel. Accontentatevi si fa per dire di una cosuccia del quintetto classico di Davis, registrata a Stoccolma nel 1963.
[Miles Davis - Herbie Hancock - Wayne Shorter - Ron Carter - Tony Williams]
Faccio subito una cosa che avevo promesso a Alessandro e Gigi settimana scorsa e poi mi sono completamente dimenticato. E cioe' vi annuncio che anche questa Domenica, cosi' come la scorsa e quella prossima, Prospettive Musicali salta. Si riprende a trasmettere regolarmente da Domenica 13 Luglio, quando tocchera' a me occuparmi del programma.
Espletate le formalita' di dovere, vi leggo una cosa che mi e' capitata sotto gli occhi oggi mentre mangiavo un buon green thai da Leon quello in Ludgate Circus, il cui impianto mentre sotto i miei occhi scorrevano queste parole stava trasmettendo niente meno che Tuareg di Gal Costa, da Gal del 1969 (!).
Articolo How to bossa nova, sul guardiano di oggi. A un certo punto dice but for me, bossa nova is also a very deep and melancholic music, and this feeling was something that I also recognised in the music of English new wave bands such as Joy Division and Echo and the Bunnymen. Non ho ancora avuto tempo di pensarci bene a questa quadratura del cerchio, ma comunque ve la butto li' come food for thought per il fine settimana.
Vorrei parlare di bossa nova, e ce ne sarebbe ragione dato che ieri mi e' finalmente arrivato un volume della solita benemerita El con oltre un'ora di musica dello strepitoso Tamba Trio, tutta roba registrata tra il 1962 e il 1966. Ma facciamo che ne parliamo settimana prossima quando ho avuto tempo di conoscerlo bene.
Invece no, parliamo di spritual jazz. L'abbiamo fatto spesso qui a London Calling e a Prospettive Musicali ultimamente, ascoltando insieme dischi diversi tra di loro ma tutti molto astratti e spirituali, da Phil Cohran a Bill Dixon, passando per Sun Ra, l'Art Ensemble of Chicago e il Miles Davis di In a silent way.
L'ascolto che vi propongo e' un disco che mi e' piombato in casa come un UFO. Un album inciso nel 1965, stampato in un paio di centinaia di copie distribuite privatamente e poi scomparso fino ad oggi. Tirato fuori da un'altra etichetta ultra-sotterranea e totalmente improbabile, la Jonny di Jonny Trunk, ristampato in un altro massimo migliaio di copie, non lo so, sto inventando ma non credo di andarci tanto lontano forse addirittura esagero, e destinato a scomparire nel giro di un paio di mesi. Poi bisogna aspettare altri 40 anni.
E' un disco registrato in una sinagoga del Massachussetts, durante la preghiera del Venerdi'. Detto cosi' sembra una cosa che potrebbe interessare al massimo John Zorn e me. Invece no, perche' in quella chiesa, per suonare la prima esecuzione di quel concerto, si ritrovarono alcuni dei nomi migliori del jazz newyorkese di quegli anni. Due che in quegli anni suonavano nel secondo quintetto classico di Davis, il pianista Herbie Hancock e il contrabbassista Ron Carter, piu' altri nomi di spicco della scena jazz della grande mela: il saxofonista e flautista Jerome Richardson, il trombettista Thad Jones e il batterista Grady Tate.
Insieme a loro troviamo un giovane, appena diciassettenne, cornettista, Jonathan Klein, autore di questo straordinario concerto. Che si intitola, se vi ho incuriositi e lo volete cercare, Hear, o Israel a prayer ceremony in jazz.
Non ho ancora finito. A cantare sul disco troviamo un soprano e un contralto. E infine il rabbino David Davis che recita preghiere ebraiche.
Detto cosi', fa molto piu' strano di quello che e'. E' in fondo un disco di armonie che devono parecchio a Kind of blue, con in piu' influenze che vanno dalle colonne sonore dell'epoca alla bossa nova, soprattutto nello splendido brano intitolato Kiddush, il quale evoca addirittura il meraviglioso Quarteto Em Cy. Gli intermezzi cantati o parlati non superano mai di molto il minuto. Poi, appunto, e' cool jazz della migliore qualita'.
Lo trovate, come sempre, per corrispondenza da Other Music di New York. E con questo consiglio di ascolto, vi lascio fino a Lunedi'. Devo ancora scrivere una mail e poi il fine settimana inizia anch per me.
Naturalmente non ho trovato nulla in rete da Hear, o Israel. Accontentatevi si fa per dire di una cosuccia del quintetto classico di Davis, registrata a Stoccolma nel 1963.
[Miles Davis - Herbie Hancock - Wayne Shorter - Ron Carter - Tony Williams]
Commenti
http://www.jonnyrecords.co.uk/
E dovrebbe persino essere distribuito in Italia, da Goodfellas.
Ciao
Tra l'altro, a proposito di Bianciardi, ho nella lista della spesa Vita agra di un anarchico, di Corrias.
Tu o qualcun altro lettore di London Calling l'avete letto? Compro quando torno in Italy?
Il libro che citi non l'ho letto.
http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/ClassicAlbums/speciali/TrunkRecords.htm
leggere per credere....
JC back from Stockholm...
Il video sarebbe piaciuto anche a Bianciardi, ci puoi scommettere.
JC -
La fotona del tuo articolo e' stata fatta a 1 minuto a piedi da casa mia.
Tra l'altro ho scoperto da poco che Jonny Trunk fa un programma su Resonance FM, adesso cerco di capire quando va in onda.
Bella eh Stockholm? Poi in questa stagione con le giornate che non finiscono mai e' un gran divertimento.
mitico: e in un negozietto (no: non da Per Sounds) ho trovato The New Folk Of Terry Callier a 12 euro...e li primo di Betty Davis a 14...
JC il vikingo
E' un libro straordinario, godibilissimo che ti stra-consiglio. Non so se e' ancora in catalogo pero': e' anni che sto cercando di rimpiazzare la mia copia rovinata con una nuova, da collezione.
Pero' ho anche presente il sole che sorge alle 10 e tramonta alle 2 in pieno inverno. Non fosse per quello, e per la lingua particolare non da poco, mi sarei trasferito li'.
Marco -
Avremo tempo nelle tue due settimane di vacanze londinesi di parlarne. Lo cerco settimana prossima in Italia. Enjoy Hong Kong!