Rook on

[Bon Iver - Social, Maggio 2008]


For Emma forever ago di Bon Iver, There were wolves degli Accidental, Fleet Foxes dei Fleet Foxes, Lookout mountain lookout sea dei Silver Jews: dischi eccellenti usciti nella prima parte di quest'anno. E pero' Rook dei Shearwater e' per me addirittura superiore, l'unico capace di evocare la ricerca spirituale di Tim e Jeff Buckley, Leonard Cohen, Mark Hollis.

Non c'e' una nota di troppo. Non e' folk non e' pop non e' niente di sentito prima eppure e' tutte queste cose insieme. E' di un lirismo che strazia e di una fragilita' che commuove, ma non so come spiegare, per sottrazione invece che per addizione di note e toni. E' sospeso e downtempo ma non manca un episodio elettrico, buttato li' a meta' percorso, che suggerisce passioni pronte a prendere il sopravvento su tutto, no matter what.

C'e' una canzone dedicata a un leopardo delle nevi, e io vi sfido ad ascoltarla e a fare anche qualcos'altro se riuscite e ancora piu' difficile ad ascoltarla e a non commuovervi e ad ascoltarla e a restare ancorati al pavimento. E di musica se ne ascolta tanta ma alla fine e' solo per scoprire canzoni come questa canzone dedicata al leopardo delle nevi. Ti senti tornato a casa e capisci che tutto e' possibile e diventi piano e chitarra e feedback e silenzio.

E voli via, lontano da tutto.

Commenti

Anonimo ha detto…
E la recensione promessa di "Waiting for the Barbarians"? ;-) Q.
Anonimo ha detto…
Disco meraviglioso. Ho sempre amato gli Shearwater, ma non mi sarei mai aspettato un album cosƬ emozionante.
Fabio ha detto…
Q -

Waiting for the Barbarians mi ha molto sorpreso, in positivo. La storia e' questa. La tranquilla vita di un magistrato di un villaggio di confine di un non meglio precisato impero subisce un brusco cambiamento quando nel villaggio arriva un colonnello intenzionato a dichiarare guerra ai Barbari. Che sono le popolazioni oltre-confine.

La situazione degenera velocemente: le leggi cambiano, viene ammessa la tortura, i prigionieri vengono uccisi senza processo.

Il magistrato cerca di contrastare tutto questo, fino al punto in cui aiuta una ragazza che ha subito tortura e che ha visto uccidere i propri genitori a fuggire.

Scoperto, il magistrato viene accusato di tradimento ed e' costretto a subire incarcerazione e percosse.

La domanda che risuona per tutta l'opera e': chi sono dunque i Barbari? Ed evidentissimi sono nel corso di tutte le tre ore, i riferimenti all'Iraq, a Guantanamo, ad Abu Ghraib.

Questo per quanto riguarda la storia. L'esecuzione privilegia la parola. Addirittura gli strumenti passano in secondo piano, il volume e' sempre piuttosto basso.

Straordinario il baritono Richard Salter, che interpreta il ruolo del magistrato, e bellissimi i dialoghi con un altro baritono, Eugene Perry, che interpreta il colonnello Joll. Scontro culturale attualissimo.

Philip Glass arrabbiatissimo, non me l'aspettavo.

Presto qualche foto. (Mi aspetto gia' il prossimo commento: e le foto promesse di Waiting for the Barbarians?).

Giuseppe -

E ieri sera, sempre naturalmente al Barbican, ho visto un film con colonna sonora proprio di Shearwater e Okkervil River. Si intitola In search of a midnight kiss e devo solo trovare un momento tranquillo per scriverci sopra un post.
Anonimo ha detto…
Mi aspettavo una trama un po' kafkiana, tipo il 'Deserto dei Tartari', ma questa me gusta ancora di piĆ¹. Speriamo lo portino anche in Italia (nel frattempo mi leggerĆ² il libro di Coetzee). Ciao. Q.
Fabio ha detto…
Ci sono anche loro, Kafka e Buzzati infatti. Bravissimo ad averli colti dalla trama.

Direi: Buzzati nella prima parte e Kafka nella seconda.

Mai dire mai, ma credo improbabile che venga portata in Italia un'opera in inglese di quasi tre ore - e pero' forse un adattamento in lingua italiana si'.

Il tema del resto e' attualissimo anche in Italia. Pensa alla questione rom, e anche in quel caso i barbari siamo noi.