My beautiful launderette
[Barbican, Ottobre 2008]
Da qualche tempo, nel tentativo di evitare il piu' possibile strade dove passano le macchine, per andare al lavoro attraverso il Barbican. E' una strada un po' piu' lunga ma piacevole e silenziosa, percorrendo la quale posso concentrarmi sull'ascolto di musica, oppure se vento e pioggia lo consentono inserire il pilota automatico e sfogliare il giornale mentre cammino a passo spedito.
C'e' un punto del percorso che considero magico, dove mi fermo tutte le sere a osservare quello che succede. E' quello all'angolo di Goswell Road, prima che inizi la rampa che porta alle sopraelevate. C'e' una lavanderia a gettoni che considero bellissima. Dall'interno illuminato, le persone non si accorgono di essere osservate e si comportano con grande spontaneita'.
In genere si tratta di una sola persona per volta: un anziano o un immigrato in genere, con l'aria annoiata, la testa tra le mani, la postura ingobbita, lo sguardo perso nel vuoto dei suoi pensieri.
In quell'angolo di Londra forse Edward Hopper avrebbe realizzato capolavori pittorici, io solo mediocri fotografie, ma le condivido volentieri con voi.
E' una Londra che contrasta con le immagini patinate che questa citta' vuole offrire, eppure molto vera. Ieri sera tornando a casa dopo il concerto di Antony mi sono fermato ancora una volta ad osservare quel frammento di mondo, e mi e' venuto in mente quello che avevo appena finito di ascoltare:
I need another place
Will there be peace
I need another world
This one's nearly gone
Still have too many dreams
Never seen the light
I need another world
A place where I can go
I'm gonna miss the sea
I'm gonna miss the snow
I'm gonna miss the bees
I miss the things that grow
I'm gonna miss the trees
I'm gonna miss the sun
I miss the animals
I'm gonna miss you all
I need another place
Will there be peace
I need another world
This one's nearly gone
I'm gonna miss the birds
Singing all their songs
I'm gonna miss the wind
Been kissing me so long
Another world.
E mentalmente ho augurato a tutti quelli che hanno varcato quella soglia in passato o la varcheranno in futuro di trovarlo quel mondo altro, dove regna un po' di quella giustizia sociale che in questo mondo manca, e dove nessuno deve trascorrere tempo triste a guardare una lavatrice che gira domandandosi come pagare l'affitto o un biglietto aereo per abbracciare i propri famigliari.
[Se siete curiosi di sapere di piu' sul concerto di Antony di ieri sera, con la London Symphony Orchestra, un racconto dettagliato l'ho fatto stamattina a Zoe, in replica stasera alle 21.30 su Radio Popolare. Nel corso del quale ho anche raccontato perche' il gruppo di Antony si chiama Johnsons - e vi assicuro che la ragione vi commuovera' come ha commosso me].
Da qualche tempo, nel tentativo di evitare il piu' possibile strade dove passano le macchine, per andare al lavoro attraverso il Barbican. E' una strada un po' piu' lunga ma piacevole e silenziosa, percorrendo la quale posso concentrarmi sull'ascolto di musica, oppure se vento e pioggia lo consentono inserire il pilota automatico e sfogliare il giornale mentre cammino a passo spedito.
C'e' un punto del percorso che considero magico, dove mi fermo tutte le sere a osservare quello che succede. E' quello all'angolo di Goswell Road, prima che inizi la rampa che porta alle sopraelevate. C'e' una lavanderia a gettoni che considero bellissima. Dall'interno illuminato, le persone non si accorgono di essere osservate e si comportano con grande spontaneita'.
In genere si tratta di una sola persona per volta: un anziano o un immigrato in genere, con l'aria annoiata, la testa tra le mani, la postura ingobbita, lo sguardo perso nel vuoto dei suoi pensieri.
In quell'angolo di Londra forse Edward Hopper avrebbe realizzato capolavori pittorici, io solo mediocri fotografie, ma le condivido volentieri con voi.
E' una Londra che contrasta con le immagini patinate che questa citta' vuole offrire, eppure molto vera. Ieri sera tornando a casa dopo il concerto di Antony mi sono fermato ancora una volta ad osservare quel frammento di mondo, e mi e' venuto in mente quello che avevo appena finito di ascoltare:
I need another place
Will there be peace
I need another world
This one's nearly gone
Still have too many dreams
Never seen the light
I need another world
A place where I can go
I'm gonna miss the sea
I'm gonna miss the snow
I'm gonna miss the bees
I miss the things that grow
I'm gonna miss the trees
I'm gonna miss the sun
I miss the animals
I'm gonna miss you all
I need another place
Will there be peace
I need another world
This one's nearly gone
I'm gonna miss the birds
Singing all their songs
I'm gonna miss the wind
Been kissing me so long
Another world.
E mentalmente ho augurato a tutti quelli che hanno varcato quella soglia in passato o la varcheranno in futuro di trovarlo quel mondo altro, dove regna un po' di quella giustizia sociale che in questo mondo manca, e dove nessuno deve trascorrere tempo triste a guardare una lavatrice che gira domandandosi come pagare l'affitto o un biglietto aereo per abbracciare i propri famigliari.
[Se siete curiosi di sapere di piu' sul concerto di Antony di ieri sera, con la London Symphony Orchestra, un racconto dettagliato l'ho fatto stamattina a Zoe, in replica stasera alle 21.30 su Radio Popolare. Nel corso del quale ho anche raccontato perche' il gruppo di Antony si chiama Johnsons - e vi assicuro che la ragione vi commuovera' come ha commosso me].
Commenti
:) :/ :(
Non credo purtroppo che agli avventori della Barbican launderette potrebbe capitare quello che Vivien racconta nel pezzo (un incontro fatale)...
Altra Inghilterra peraltro. Sai che mi hai fatto pensare a perche' gruppi come Slits e Raincoats (e Swell Maps e TV Personalities e Only Ones, e potremmo continuare) non ne vengono piu' fuori nell'Inghilterra di oggi, e la risposta che mi sono dato e': perche' non esiste piu' quella poverta' diffusa che rendeva figo essere marginali e contro. Nell'Inghilterra degli anni 2000 sembra che i marginali si vergognino quasi di esserlo, come fosse una colpa personale invece di una responsabilita' sociale.
Di conseguenza vengono fuori scemenze come Kaiser Chiefs, Razorlight, Franz Ferdinand, Snow Patrol, espressioni del tentativo di arricchirsi in fretta, spesso vano.
Non so, forse e' un'analisi un po' superficiale e rozza, ma mi e' venuta cosi'.
A proposito di quello che dici qui sopra, mi pare di capire che ora come ora un gruppo non potrebbe mai chiamarsi UB40.
secondo me il problema ĆØ che siamo in una condizione di stand-by perenne dal "dopo post rock". c'ĆØ un'attesa di non si sa cosa che ĆØ -psicologicamente - lo specchio del futuro nebuloso in arrivo. Incertezza che sta sgretolando un pĆ² tutto, perchĆ© non sai con chi prendertela. Non c'ĆØ piĆ¹ una Tatcher o un Regan, e questa frustrazione impaluda tutto. Quanto ai damerini in cerca di $oldi facili, ci osno sempre stati anche al tmepo della new wave, dai. GiĆ col punk, nientemeno.
Quanti Razorlights per i Generation X ??
JC
Grazie per l'apprezzamento delle mie foto, come sai tengo molto al tuo giudizio competente.
L'Inghilterra oggi e' un Paese strano, che glorifica le celebrita' in una misura per noi impensabile. Quello che a me fa piu' specie di tutto e' quanto il senso critico manchi proprio nei piu' giovani, che scimiottano i modelli proposti dalla free press (Kate Moss, Amy Winehouse, Pete Doherty, la figlia di Bob Geldof, i principini e una pletora di altri che vedi dappertutto ma dei quali non saprei dirti il nome) senza comprendere che si tratta di infelici che non hanno nulla da dire. Il risultato e' il vuoto pneumatico di musica interessante, che fa male pensando al passato musicale glorioso di questa nazione.
JC -
Concordo sulla prima parte, ma in parte una volta tanto dissento con te sulla seconda. Nel senso che il mondo non e' cosi' diverso oggi da quello che genero', che so, i Dead Kennedys e i Redskins. Anzi, il divario tra have e have-nots si e' allargato, le guerre sono infinite, ecc. Allora c'erano Reagan e la Thatcher, adesso ci sono Bush, Brown, Berlusconi, Sarkozy. [La speranza e' che domani l'America elegga come presidente uno che e' appena appena meglio di quell'altro, e che quasi certamente ci deludera' quasi subito. (Ricordo che Obama non ha mai parlato di ritiro delle truppe per esempio, e che sul trattamento dei prigionieri a Guantanamo McCain ha espresso una condanna assai piu' ferma del bel Barack. Consiglio questo articolo a chi volesse approfondire: http://www.iht.com/articles/ap/2008/10/30/america/NA-US-Elections-Europe.php). Detto questo meglio il socialdemocratico Obama, che almeno ha promesso agli Americani quell'assistenza sanitaria che qui da noi e' realta' da almeno 60 anni, della gallina Palin, ovvio].
Ma insomma, per tornare a noi, non credo che il mondo sia cambiato cosi' tanto. E' cambiato il nostro modo di vedere il mondo. E' passata la convinzione che il mondo non puo' essere cambiato, e cosi' tutti sono tornati al proprio posto dopo l'entusiasmo sociale degli anni '70 e la sua eco che e' in parte durata nell'era Reagan/ Thatcher.
Oggi ti danno un gadget nuovo (l'email, i blog, Flickr, Facebook, ecc.) e ti accontenti, tutto felice quando Shinystat ti dice che hai 10 lettori in piu' di ieri o quando un tuo compagno di scuola ti rintraccia in un social network. Puoi permetterti di piu' di fatto, per esempio i vestiti delle catene high street magari disegnati da una celebrity alla moda, che si disfano al primo contatto con la lavatrice ma che costano pochissimo, permettendo a tutti il brivido dello shopping finche' cadi.
Non so se l'ho gia' scritto qui, ma ricordo una vignetta di Altan su una Repubblica l'ultima volta che sono tornato in Italia. Un personaggio chiede all'altro: Secondo lei, la crisi ci insegnera' qualcosa? E l'altro gli risponde: Si', purche' duri...
si limitano a far puttanate tipo mettere la varechina nele bottiglie del supermaket e fregare la carta di credito al primo fesso che passa. PerchĆ©? Mi sa che ĆØ un problema di identificazione del nemico; cioĆØ, c'ĆØ ma non lo vedi cosƬ bene come prima. Un Blair fessacchione piacione ĆØ piĆ¹ difficile da inquadrare della Tatcher. questo genera confusioe, e il fatto che per mettere li ginocchi le multinazionali dovremmo tutti rinunciare a troppe cose che ci piacciono...ognuno di noi!
JC
Bisognera' vedere cosa succedera' ora che i mezzi a disposizione si ridurranno necessariamente (siamo piu' di prima e quindi dovremo dividere di piu'), con una proletarizzazione di ritorno che e' gia' iniziata.
Ci ritroveremo tutti al Barbican launderette tra qualche anno, mi sa.
Secondo me la poverta' diffusa c'ĆØ ancora, anche se meno visibile perchĆ©, come dice Fabio, "sembra che i marginali si vergognino quasi di esserlo".
Stamattina ero sul tram, qui a Milano, e come al solito c'erano con me solamente anziani, bambini, qualche donna, immigrati e "lettori" (che possono far parte di una delle anzidette categorie oppure no: nel caso odierno, quelli che vedevo io erano una donna che leggeva "Oblio" di David Foster Wallace e un uomo che leggeva "Lord Jim" di Conrad; quasi mi vergognavo di star leggendo solamente il nuovo libro -- per l'Italia: in Francia uscƬ nel 1991 -- di Serge Quadruppani). Tutti gli altri hanno paura di sembrare troppo poveri e -- dato che evidentemente non leggono -- di annoiarsi non sapendo che cosa fare sui mezzi pubblici, e cosƬ si rinchiudono nelle loro automobili e sbuffano, urlano, bestemmiano, digrignano i denti, tentano omicidi, sgommano, strombazzano e s'insultano sporgendosi dai finestrini. Ciao
Qui a Londra anche sui mezzi pubblici trovare lettori e' abbastanza raro, e di solito si tratta di europei continentali. Gli inglesi vanno ghiotti dei free press e della stampa popolare, roba che noi non useremmo nemmeno per avvolgere i carciofi.
In compenso non usano la macchina per andare al lavoro, ma non per scelta: per mancanza assoluta di parcheggi in centro e per la benedetta congestion charge introdotta da Ken Livingston.
Il quale pero' purtroppo ha introdotto anche i bendy bus, autobus a un piano lunghi un chilometro, che intasano le strade. Il nuovo sindaco ha promesso in campagna elettorale di eliminarli, ma una volta eletto non ne ha piu' parlato.
Ieri sera sono uscito a cena con un gruppo di conoscenti milanesi in gita, i quali mi hanno chiesto tutti stupiti: ma non hai una macchina??? Non mi sentivo fare questa domanda con quel tono da anni.
Mai nessuno che domandi: "Ma come fate a respirare l'aria di Milano?" o "Ma come fanno a continuare a usare l'auto, sapendo che ogni volta che girano la chiavetta contribuiscono a uccidere qualcuno?" (Nella sola Milano si stimano 1920 decessi in eccesso all'anno a causa dell'inquinamento: http://www.ambientemilano.it/articles2.asp?name='aa15'&id=66).
Quanto all'Ecopass, hai ragione: a che serve se costa meno dell'abbonamento degli autobus?
Soltanto a gettare fumo (pardon: polveri sottili) negli occhi, per poter poi dire: "Ma non ĆØ vero che il Comune di Milano non fa nulla contro l'inquinamento e il traffico". Per il resto, non serve a nulla: infatti l'aria di Milano (dopo un leggerissimo miglioramento nei primi giorni di Ecopass) ĆØ irrespirabile quanto e piĆ¹ di prima.
Peraltro guidare la macchina ti costringe a fare una cosa sola, e cioe' concentrarti sul traffico. Invece sui mezzi puoi leggere, osservare le altre persone, pensare ad altro. Il tempo passato in macchina, anche se magari sembra meno, e' totalmente sprecato. Quello sui mezzi puoi investirlo bene, imparando delle cose interessanti che non sapevi.
Straordinaria la capacita' degli uffici marketing di vendere le macchine facendo vedere strade nell'outback australiane e del tutto incomprensibile l'idiozia di chi le auto le compra e poi si chiude nella sua Uno a cristare sulla tangenziale.
Un albergo in una via dove non c'ĆØ quasi niente (strano perchĆØ vicinissimo a Westmister).
Un posto come la tua bellissima lavanderia dove ho trascorso 2 notti a leggere un libro splendido nell'isolamento di una camera profumata.