To shake the tree of life and bring down fruits unheard of (reprise)

Tavolo ingombro come non mai, al termine del fine settimana extra-large, con il mouse costretto a fare lo slalom tra programmi, cartoline, flyers, press release e press folders, moleskine pieni di appunti. Cerco di iniziare a preparare uno Zoe percorso, per recuperare la settimana perduta causa abbonaggio. Troppe le cose viste in questi giorni che meritano attenzione e condivisione.

Su tutte la mostra aperta Giovedi' alla Timothy Taylor gallery, nel cuore di Mayfair, dedicata alla magnifica Diane Arbus. Molto piu' piccola rispetto alla memorabile retrospettiva che il Victoria & Albert le dedico' nel 2005, che presentammo proprio a Zoe. 

Solo 36 scatti, tutti classicissimi esempi dei soggetti osservati dalla macchina fotografica di colei che fu definita la Sylvia Plath della fotografia: coppie di adolescenti, bambini, partecipanti a stravaganti eventi sociali, performer del circo, nudisti, eccentrici, travestiti. Una volta tanto pero' direi che proprio le dimensioni contenute e il fatto di rivedere qualcosa che gia' conosciamo ci permettono di approfondire a dovere ogni scatto, come la completista e sempre affollata mostra del V&A non consentiva di fare.

Mi sono reso conto che e' lasciando che queste foto ti entrino dentro a poco a poco, studiando lentamente particolari, espressioni, atteggiamenti, che finisci in modo del tutto naturale per capire le parole della figlia della Arbus, Doon, quando parlava di transcendent and consistently romantic vision. Senza alcuna artificiosita', e con grande delicatezza e purezza, il suo sguardo si e' posato su quelle che apparentemente considereremmo condizioni estreme, mostrandone la grazia nascosta, rivelandoci una poesia misteriosa, in qualche modo controintuitiva.

Ancora una volta mi sono venute in mente le parole del curatore della sua retrospettiva del 1967 al MOMA: The portraits of Diane Arbus show that all of us - the most ordinary and the most exotic of us - are on closer scrutiny remarkable.

Fuggi' dalla fashion photography e ci chiese di scoprire la bellezza in cio' che naturalmente ci farebbe voltare lo sguardo, Diane Arbus. Un invito all'accettazione, prima di tutto di noi stessi. 

Commenti

Unknown ha detto…
grande, ieri ho segnato la sua mostra nella mia agendina..:))
ti chiamo domani sera quando sono in zona Apollo
Andre ha detto…
IO
ADORO
DIANE
ARBUS!
Fabio ha detto…
Myriamba -

Blocco 9, C38.

Andre -

Ieri sera lunga conversazione su Diane Arbus, dopo il concerto di Philip Glass al Barbican, con la mia amica Anne. Che fatica difenderla :)

In buona sostanza, Anne sosteneva che lo sguardo di Diane Arbus e' tutt'altro che delicato, e che il suo mostrare freak ed eccentrici ha assai poco di romantico e ancor meno di puro.

Il dibattito continua, se qualcuno desidera partecipare.
lophelia ha detto…
cavolo, manco un giorno (forse due) e guarda che post mi perdo...

anch'io d'istinto ho pensato "beh, delicato mica tanto lo sguardo di Diane". Non so. Dipende in che senso. Io credo che il suo sguardo fosse umanamente rispettoso nei confronti dei suoi soggetti (empatico, ĆØ stato detto da qualcuno), ma non delicato, anzi piuttosto spietato come alla fine lo ĆØ stata lei con se stessa.
Fabio ha detto…
Chissa' come se la sta ridendo da lassu' su queste nostre conversazioni. Mi sono anche domandato se oggi fotograferebbe le donnine gonfiate come palloni di Il corpo delle donne, quelle si' freak da compatire.
Andre ha detto…
Tra l'altro ho calcolato che la mostra quando vengo su....c'ĆØ ancora!!!
Fabio ha detto…
Esatto. Fino alla fine di Giugno. Se ti fai vivo quando sei qui, io la rivedo volentieri.