White light white heat
Avrete capito, a questo punto, che ho davvero apprezzato l'edizione di quest'anno del festival del cinema italiano. Oltre all'effetto minestrina della mamma che fa, quando vivi all'estero, andare a vedere film recitati nella tua prima lingua, e al fatto che ti capita di ri-incontrare persone che non vedevi da una vita (e con le quali e' un piacere fermarsi a commentare i film nel bel caffe' del Riverside Studios), mi sono convinto che, oggettivamente, il cinema italiano stia proprio vivendo una bella stagione (e come vi ho gia' raccontato, gli inglesi sembrano d'accordo).
Un altro film che mi e' piaciuto tanto e' l'ultima pellicola diretta da Francesca Comencini, che racconta la storia di una professoressa delle scuole serali e mamma single alle prese con la trepidazione per la sorte del suo bambino nato prematuro.
Lo spazio bianco mi e' sembrato un film di grande equilibrio formale, mai emotivamente troppo sopra le righe. E' una riflessione sul tempo e sull'attesa: sulla loro percezione soggettiva, sull'importanza di imparare a gestirli.
E' soprattutto un film su una sorta di apnea: lo spazio bianco del titolo e' l'ospedale, certo, ma e' soprattutto una di quelle parentesi della vita, che tutti noi abbiamo vissuto, nelle quali tutto cio' che possiamo fare e' attendere responsi sui quali non abbiamo alcun potere. Momenti nei quali dominare il flusso delle emozioni e' difficile quanto essenziale.
Letto in chiave non letterale, a me e' sembrato un film importante: uno di quelli che, anziche' farti evadere, ti consente di entrare nelle pieghe della vita, di farti domande, e forse ti aiuta a trovare la via per qualche risposta. Uno specchio nel quale vedere riflesse emozioni, analizzarle, comprenderle.
Efficace la scelta della musiche, con Where is my love di Cat Power piazzata ad arte, ad aumentare il senso di smarrimento di fronte a un tempo che sembra non passare mai e ci costringe a trattenere il respiro.
Un altro film che mi e' piaciuto tanto e' l'ultima pellicola diretta da Francesca Comencini, che racconta la storia di una professoressa delle scuole serali e mamma single alle prese con la trepidazione per la sorte del suo bambino nato prematuro.
Lo spazio bianco mi e' sembrato un film di grande equilibrio formale, mai emotivamente troppo sopra le righe. E' una riflessione sul tempo e sull'attesa: sulla loro percezione soggettiva, sull'importanza di imparare a gestirli.
E' soprattutto un film su una sorta di apnea: lo spazio bianco del titolo e' l'ospedale, certo, ma e' soprattutto una di quelle parentesi della vita, che tutti noi abbiamo vissuto, nelle quali tutto cio' che possiamo fare e' attendere responsi sui quali non abbiamo alcun potere. Momenti nei quali dominare il flusso delle emozioni e' difficile quanto essenziale.
Letto in chiave non letterale, a me e' sembrato un film importante: uno di quelli che, anziche' farti evadere, ti consente di entrare nelle pieghe della vita, di farti domande, e forse ti aiuta a trovare la via per qualche risposta. Uno specchio nel quale vedere riflesse emozioni, analizzarle, comprenderle.
Efficace la scelta della musiche, con Where is my love di Cat Power piazzata ad arte, ad aumentare il senso di smarrimento di fronte a un tempo che sembra non passare mai e ci costringe a trattenere il respiro.
Commenti