Agnes V.
Dell'America magari parliamo un'altra volta. Ci sono troppo immerso in questo momento per potere elaborare anche semplici riflessioni. Nell'America rurale, un posto sperduto dell'Illinois, a meno di due ore di macchina da Chicago ma piu' tranquillo dell'Engadina, sono le dieci di sera e dormono gia' tutti. Il mio iPhone, collegato a un piccolo stereo, ha pescato a caso dal mucchio degli MP3 un quieto brano dei Calexico, come se sapesse esattamente che nella notte rurale americana i Calexico sono proprio perfetti.
Le riflessioni sull'America sono solo rimandate, e oggi invece parliamo di nouvelle vague francese, perche' mi sono rimasti attaccati al cuore due tra gli ultimi film visti appena prima di lasciare Londra. Visti al British Film Institute, che sta dedicando un mese di proiezioni a Agnes Varda, con titoli cosi' rari (alcune pellicole arrivano dalla collezione personale della regista francese, non essendo piu' reperibili in altro modo) che per una volta mi e' spiaciuto lasciare l'Inghilterra.
Cleo de 5 a' 7, girato nel 1962, e' il manifesto di un'epoca, cosi' intriso di esistenzialismo, riflessioni sulla mortalita', il senso della vita, l'amore, il rapporto con se stessi (osservate in quante scene e' presente uno specchio).
Sperimentale nella concezione (la cinepresa segue in tempo reale i percorsi parigini di una cantante che attende i risultati di una biopsia con crescente apprensione, e che inaspettatamente trova uno sconosciuto in grado di empatizzare e comprenderla, rompendo il muro di indifferenza che la circonda), e' un film di silenzi e di immagini indelebili della citta'.
Il contrasto tra la figura da bambola di Cleo e la sua solitudine e' il tema centrale di un film che solo una regista donna avrebbe potuto realizzare. Bellissimo, emozionante.
Daguerreotypes, del 1975, e' un'altrettanta toccante dichiarazione d'amore a Parigi. Non potendo viaggiare (credo perche' doveva prendersi cura dei figli piccoli), Agnes Varda rivolge la propria attenzione alla sua via e ai suoi abitanti. Una strada di un quartiere popolare, nel quattordicesimo arrondissement, sulla quale si affacciano tante piccole botteghe.
Chi sono i negozianti dai quali la regista va a fare la spesa? Come sono arrivati a Parigi? Quali sono le loro ambizioni, cosa sognano nella vita? Il film si compone di frammenti di vita reale e brevi interviste a persone comuni. Una sorta di documentario etnografico molto partecipato, che si concentra su un mondo che, questo forse all'epoca non lo poteva prevedere nessuno, sta scomparendo inghiottito da supermercati e centri commerciali sempre piu' scintillanti ma funzionali e impersonali.
Nanna ora, domattina voglio alzarmi presto ed esplorare i dintorni.
Le riflessioni sull'America sono solo rimandate, e oggi invece parliamo di nouvelle vague francese, perche' mi sono rimasti attaccati al cuore due tra gli ultimi film visti appena prima di lasciare Londra. Visti al British Film Institute, che sta dedicando un mese di proiezioni a Agnes Varda, con titoli cosi' rari (alcune pellicole arrivano dalla collezione personale della regista francese, non essendo piu' reperibili in altro modo) che per una volta mi e' spiaciuto lasciare l'Inghilterra.
Per combinazione ho notato che i due film della rassegna che ho preferito sono disponibili in un unico DVD, qualora qualche lettore la' fuori fosse interessato a recuperarli.
Cleo de 5 a' 7, girato nel 1962, e' il manifesto di un'epoca, cosi' intriso di esistenzialismo, riflessioni sulla mortalita', il senso della vita, l'amore, il rapporto con se stessi (osservate in quante scene e' presente uno specchio).
Sperimentale nella concezione (la cinepresa segue in tempo reale i percorsi parigini di una cantante che attende i risultati di una biopsia con crescente apprensione, e che inaspettatamente trova uno sconosciuto in grado di empatizzare e comprenderla, rompendo il muro di indifferenza che la circonda), e' un film di silenzi e di immagini indelebili della citta'.
Il contrasto tra la figura da bambola di Cleo e la sua solitudine e' il tema centrale di un film che solo una regista donna avrebbe potuto realizzare. Bellissimo, emozionante.
Daguerreotypes, del 1975, e' un'altrettanta toccante dichiarazione d'amore a Parigi. Non potendo viaggiare (credo perche' doveva prendersi cura dei figli piccoli), Agnes Varda rivolge la propria attenzione alla sua via e ai suoi abitanti. Una strada di un quartiere popolare, nel quattordicesimo arrondissement, sulla quale si affacciano tante piccole botteghe.
Chi sono i negozianti dai quali la regista va a fare la spesa? Come sono arrivati a Parigi? Quali sono le loro ambizioni, cosa sognano nella vita? Il film si compone di frammenti di vita reale e brevi interviste a persone comuni. Una sorta di documentario etnografico molto partecipato, che si concentra su un mondo che, questo forse all'epoca non lo poteva prevedere nessuno, sta scomparendo inghiottito da supermercati e centri commerciali sempre piu' scintillanti ma funzionali e impersonali.
Nanna ora, domattina voglio alzarmi presto ed esplorare i dintorni.
Commenti
l'unica proiezione era di lunedƬ alle 15,30 in una sala di Montparnasse, ed io ero dalla parte opposta della cittĆ a farmi scaldare dal sole inusuale del diciottesimo.
ma tornato a casa non ho perso tempo e ho ovviato alla mancata visione.
un'autobiografia straordinaria per parole e immagini, con una tenerezza ed una profonditĆ inattese.
quando poi sulla spiaggia di Sete parte in sottofondo un brano di Brassens ecco che l'emozione si fa liquida e cola da naso e occhi.
provvederĆ² a procurarmi questi film che giĆ erano nella lunga lista dei desiderata.
buon proseguimento statunitense,
noi restiamo qua a piangere il nostro poeta Sanguineti.
a presto
borguez
Ora vado a dare un occhio a questi links, grazie Fabio.
ciao, e mantieni il tuo stile!
marco m.
I tuoi poss,Fabio, sono sempre interessanti..
Pienamente d'accordo con te, Les plages d'Agnes e' un film straordinario. A Londra l'hanno proiettato per una settimana all'Istituto Culturale Francese di South Kensington, luogo che mi fa stare bene al solo pensiero.
Laura -
Si' la tua zona si presterebbe benissimo. Il film dovrebbe terminare al tuo cinemino. Inquadratura finale la targa della sede del PCI, meravigliosa icona di un passato glorioso e irripetibile.
Marco -
Ti ringrazio per le tue parole gentili, ma la mia conoscenza musicale e' tutt'altro che infinita. E' vasta, questo probabilmente si'. Ho un attention span brevissimo e questo a volte mi impedisce di approfondire come vorrei. Ho sempre bisogno di ascoltare musica nuova, che ancora non conosco. Questo pero' lascia tante lacune, altro che conoscenza infinita...
Myriam -
Il momento sarebbe adesso, dato che non so quando capitera' ancora di poter assistere a una rassegna cosi' completa.