Metropolis (Fritz Lang, 1927)
Avrete letto che quest'anno e' stata pubblicata una nuova versione di Metropolis, a seguito del ritrovamento, un paio d'anni fa in un magazzino di Buenos Aires, di 25 minuti che erano stati tagliati dopo la prima berlinese del 1927, e si pensavano perduti per sempre.
Qui a Londra, questa versione integrale di circa due ore e mezza, la stanno proiettando in questi giorni all'Istituto di Arti Contemporanee (fino a giovedi'), e sarebbe stato un delitto farsela sfuggire. A me serviva proprio un ripasso, avendo visto il capolavoro di Lang solo una volta e qualcosa come una ventina di anni fa.
Metropolis racconta il presente. Ovviamente enfatizzandolo distopicamente, come accade spesso nei film e nei libri di fantascienza. Ma, se ci pensate, le caratteristiche principali della realta' nella quale viviamo non sono troppo diverse da quelle della megalopoli futurista descritta dal regista tedesco: la separazione fisica tra classi sociali (che e' oggi quella tra Nord e Sud del mondo), e la dipendenza degli uomini dalle macchine, che ne diventano estensioni, caratterizzano in modo fondante lo spazio sociale nel quale si stanno svolgendo la vostra e la mia esistenza.
Lang, intervistato da Peter Bogdanovich sul finire degli anni '60, ebbe a dichiarare: I was not so politically minded in those days as I am now. You cannot make a social-conscious picture in which you say that the intermediary between the hand and the brain is the heart. I mean, that's a fairy tale — definitely.
E infatti il finale del film, con la ricomposizione della lotta di classe grazie all'intervento del mediatore illuminato, non convince proprio. Non e' vero, nella realta', che il mediatore tra le mani e il cervello e' il cuore. Thea von Harbou, moglie di Lang, alla quale si deve la semplicistica conclusione, sarebbe diventata di li' a poco un'ardente sostenitrice di Hitler: sai che mediatore...
Ma tutto il resto, dalla scoperta del mondo sotterraneo da parte del privilegiato Freder, e dal suo desiderio di fare esperienza diretta della dimensione alienante del lavoro alla catena di montaggio, fino allo scoppio della luddista sollevazione di massa, e' realizzato con una tale cura dei dettagli simbolici (addirittura la crocifissione di Freder alla macchina...), da lasciare estasiati.
Impossibile chiudere il post senza un riferimento alla fascinosa Brigitte Helm e alla sua capacita' di interpretare due ruoli antitetici con la stessa, magistrale, espressivita'.
E uno alla wagneriana colonna sonora, che enfatizza la forza drammatica delle scene d'azione del film.
Un film essenziale alla comprensione del mondo nel quale siamo capitati, e delle sue regole non immutabili.
Qui a Londra, questa versione integrale di circa due ore e mezza, la stanno proiettando in questi giorni all'Istituto di Arti Contemporanee (fino a giovedi'), e sarebbe stato un delitto farsela sfuggire. A me serviva proprio un ripasso, avendo visto il capolavoro di Lang solo una volta e qualcosa come una ventina di anni fa.
Metropolis racconta il presente. Ovviamente enfatizzandolo distopicamente, come accade spesso nei film e nei libri di fantascienza. Ma, se ci pensate, le caratteristiche principali della realta' nella quale viviamo non sono troppo diverse da quelle della megalopoli futurista descritta dal regista tedesco: la separazione fisica tra classi sociali (che e' oggi quella tra Nord e Sud del mondo), e la dipendenza degli uomini dalle macchine, che ne diventano estensioni, caratterizzano in modo fondante lo spazio sociale nel quale si stanno svolgendo la vostra e la mia esistenza.
Lang, intervistato da Peter Bogdanovich sul finire degli anni '60, ebbe a dichiarare: I was not so politically minded in those days as I am now. You cannot make a social-conscious picture in which you say that the intermediary between the hand and the brain is the heart. I mean, that's a fairy tale — definitely.
E infatti il finale del film, con la ricomposizione della lotta di classe grazie all'intervento del mediatore illuminato, non convince proprio. Non e' vero, nella realta', che il mediatore tra le mani e il cervello e' il cuore. Thea von Harbou, moglie di Lang, alla quale si deve la semplicistica conclusione, sarebbe diventata di li' a poco un'ardente sostenitrice di Hitler: sai che mediatore...
Ma tutto il resto, dalla scoperta del mondo sotterraneo da parte del privilegiato Freder, e dal suo desiderio di fare esperienza diretta della dimensione alienante del lavoro alla catena di montaggio, fino allo scoppio della luddista sollevazione di massa, e' realizzato con una tale cura dei dettagli simbolici (addirittura la crocifissione di Freder alla macchina...), da lasciare estasiati.
Impossibile chiudere il post senza un riferimento alla fascinosa Brigitte Helm e alla sua capacita' di interpretare due ruoli antitetici con la stessa, magistrale, espressivita'.
E uno alla wagneriana colonna sonora, che enfatizza la forza drammatica delle scene d'azione del film.
Un film essenziale alla comprensione del mondo nel quale siamo capitati, e delle sue regole non immutabili.
Commenti
Hai visto questo poster, che e' stato usato in occasione della nuova versione, qui in Inghilterra?
http://rbowser.tripod.com/metropolis/metropolis1.gif