Meredith Monk w/ Robert Een, Facing North (ECM New Series, 1992)
Oggi nel tardo pomeriggio, quando si e' rimesso a nevicare (solo un falso allarme, peraltro, durato una mezz'ora) mi sono andato a riascoltare questo classico della discografia di Meredith Monk.
Facing North venne composto dalla performer newyorkese durante una residenza invernale alla Leighton Artists Colony di Banff, Canada. Verso meta' novembre, racconta, ci fu una nevicata che duro' alcuni giorni e che trasformo' il bosco nel quale la colonia e' immersa in quello che definisce nelle note di copertina a luminous, velvety world.
Fu allora che interruppe la composizione della sua opera Atlas e si mise a scrivere musica ispirata da quel magico e statico silenzio del quale e' impossibile fare esperienza in una citta' come New York (o Londra, o Milano).
Ne nacquero nove frammenti di musica davvero silenziosa e sospesa, spesso eseguita solo da voci (la Monk e Robert Een, componente del suo Vocal Ensemble), solo qualche volta accompagnate in modo sparso da organo e piano.
Oltre a Facing North, il volume ECM New Series che ho io contiene anche Vessel, del 1971, un lavoro del quale troviamo traccia anche in un album intitolato Beginnings, pubblicato l'anno scorso dalla Tzadik (versioni diverse, piu' grezze, di un paio di movimenti) e che vi presentai a suo tempo a Prospettive Musicali. Vessel e' un'opera dedicata a Giovanna d'Arco, che veniva eseguita in luoghi urbani (garage, parcheggi, stazioni).
Il disco si conclude con un frammento di Recent ruins, una riflessione sul processo di riscoprire reperti archeologici, che e' anche meditazione sul trascorrere del tempo.
Di Facing North vi propongo di ascoltare insieme un frammento, intitolato Long shadows, che affonda le radici nella tradizione vocale di musiche antiche, eppure suona attualissimo.
Facing North venne composto dalla performer newyorkese durante una residenza invernale alla Leighton Artists Colony di Banff, Canada. Verso meta' novembre, racconta, ci fu una nevicata che duro' alcuni giorni e che trasformo' il bosco nel quale la colonia e' immersa in quello che definisce nelle note di copertina a luminous, velvety world.
Fu allora che interruppe la composizione della sua opera Atlas e si mise a scrivere musica ispirata da quel magico e statico silenzio del quale e' impossibile fare esperienza in una citta' come New York (o Londra, o Milano).
Ne nacquero nove frammenti di musica davvero silenziosa e sospesa, spesso eseguita solo da voci (la Monk e Robert Een, componente del suo Vocal Ensemble), solo qualche volta accompagnate in modo sparso da organo e piano.
Oltre a Facing North, il volume ECM New Series che ho io contiene anche Vessel, del 1971, un lavoro del quale troviamo traccia anche in un album intitolato Beginnings, pubblicato l'anno scorso dalla Tzadik (versioni diverse, piu' grezze, di un paio di movimenti) e che vi presentai a suo tempo a Prospettive Musicali. Vessel e' un'opera dedicata a Giovanna d'Arco, che veniva eseguita in luoghi urbani (garage, parcheggi, stazioni).
Il disco si conclude con un frammento di Recent ruins, una riflessione sul processo di riscoprire reperti archeologici, che e' anche meditazione sul trascorrere del tempo.
Di Facing North vi propongo di ascoltare insieme un frammento, intitolato Long shadows, che affonda le radici nella tradizione vocale di musiche antiche, eppure suona attualissimo.
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