Howard Hawks, The criminal code (1931)
Da quando un paio di mesi fa mi sono associato al British Film Institute ho visto davvero molti classici hollywoodiani, soprattutto di Frank Capra e Howard Hawks, ai quali sono state dedicate rassegne molto complete (quella su Hawks, ancora in corso, si concludera' solo a fine febbraio).
Vedere film hollywoodiani classici risponde a un gran bisogno di chiarezza e semplicita'. Nei film di quegli anni, la struttura sulla quale si basa la trama e' un po' sempre la stessa: i buoni sono di qui e i cattivi di la', e il buono e' spesso un eroe vessato dalle ingiustizie. Dopo molte vicissitudini, alla fine il buono vince sempre. Al suo fianco c'e' sempre una donna fascinosa, che lo sostiene, e l'ultimo fotogramma e' sempre un bacio tra l'eroe e la donna fascinosa (in quel momento la musica si alza e compare la scritta The end, e poi il film e' finito, non ci sono come adesso i titoli di coda). Per cui il ritorno alla realta' e' in genere un po' brutale. E pero' in qualche modo quella semplicita' strutturale ti resta impressa, cosi' come il senso di sollievo conseguente alla vittoria del bene sul male: dell'amore, della giustizia, della mitezza, del coraggio, insomma di qualcosa che sentiamo come positivo, di valore.
Mi sono pero' sorpreso a scoprire che qualche volta i film hollywoodiani sono tutt'altro che conservatori, anzi comunicano messaggi che i sociologi afferirebbero alla corrente del determinismo sociale. E' il caso di questo The criminal code, che mi e' rimasto molto impresso per la rappresentazione della condizione carceraria, e una non troppo implicita presa di posizione per una riforma penale ispirata a valori di rieducazione anziche' di punizione.
Si era nell'America pre-New Deal, ma il tema e' purtroppo ancora attuale. Certo, c'e' l'eroe (un carcerato buono), c'e' la donna fascinosa (la figlia del direttore del carcere), l'eroe viene accusato ingiustamente, viene sottoposto a vessazioni, eccetera. La storia e' sempre la stessa, come dicevamo.
Pero' questo e' un film insolitamente coraggioso, e molto progressista per i suoi tempi (infatti in alcuni stati la censura si abbatte' sulla pellicola, che subi' tagli o nemmeno pote' essere mostrata, per la pretestuosa accusa di violenza).
Se vi capita di trovarlo in giro, cercate di non perderlo.
Questo e' un celebre frammento, starring Boris Karloff, che se non l'avete gia' visto vi dovrebbe dare un'idea dell'atmosfera che si respira un po' in tutto il film.
Vedere film hollywoodiani classici risponde a un gran bisogno di chiarezza e semplicita'. Nei film di quegli anni, la struttura sulla quale si basa la trama e' un po' sempre la stessa: i buoni sono di qui e i cattivi di la', e il buono e' spesso un eroe vessato dalle ingiustizie. Dopo molte vicissitudini, alla fine il buono vince sempre. Al suo fianco c'e' sempre una donna fascinosa, che lo sostiene, e l'ultimo fotogramma e' sempre un bacio tra l'eroe e la donna fascinosa (in quel momento la musica si alza e compare la scritta The end, e poi il film e' finito, non ci sono come adesso i titoli di coda). Per cui il ritorno alla realta' e' in genere un po' brutale. E pero' in qualche modo quella semplicita' strutturale ti resta impressa, cosi' come il senso di sollievo conseguente alla vittoria del bene sul male: dell'amore, della giustizia, della mitezza, del coraggio, insomma di qualcosa che sentiamo come positivo, di valore.
Mi sono pero' sorpreso a scoprire che qualche volta i film hollywoodiani sono tutt'altro che conservatori, anzi comunicano messaggi che i sociologi afferirebbero alla corrente del determinismo sociale. E' il caso di questo The criminal code, che mi e' rimasto molto impresso per la rappresentazione della condizione carceraria, e una non troppo implicita presa di posizione per una riforma penale ispirata a valori di rieducazione anziche' di punizione.
Si era nell'America pre-New Deal, ma il tema e' purtroppo ancora attuale. Certo, c'e' l'eroe (un carcerato buono), c'e' la donna fascinosa (la figlia del direttore del carcere), l'eroe viene accusato ingiustamente, viene sottoposto a vessazioni, eccetera. La storia e' sempre la stessa, come dicevamo.
Pero' questo e' un film insolitamente coraggioso, e molto progressista per i suoi tempi (infatti in alcuni stati la censura si abbatte' sulla pellicola, che subi' tagli o nemmeno pote' essere mostrata, per la pretestuosa accusa di violenza).
Se vi capita di trovarlo in giro, cercate di non perderlo.
Questo e' un celebre frammento, starring Boris Karloff, che se non l'avete gia' visto vi dovrebbe dare un'idea dell'atmosfera che si respira un po' in tutto il film.
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