Billy Hart, All our reasons (ECM, 2012)

Da On the corner a A jewel in the lotus, alcuni dei miei dischi preferiti includono percussioni suonate dal veterano newyorkese Billy Hart.

Alla veneranda eta' di 71 anni, Hart e' ancora molto attivo: insegna in varie universita' e conservatori, e registra dischi a cadenza regolare, per la HighNote, la Enja e l'ECM.

Il suo ultimo progetto mi ricorda in particolare la sua storica collaborazione del 1974 con Bennie Maupin e Herbie Hancock (frequentemente citata in questo blog). Stesso spirito guida astratto, stesso uso delle percussioni che aggiungono colore anziche' dettare ritmi.

Un omaggio al Coltrane di Giant steps, posto quasi in apertura, suggerisce un'altra delle coordinate possibili, cosi' come i frequenti riferimenti a certo jazz spirituale (pensate a Charles Lloyd, con il quale peraltro Hart ha in passato collaborato). Mentre i momenti piu' sospesi (ad esempio la magnifica Nostalgia for the impossible) evocano la magia del trio di Charlie Haden, Paul Bley e Paul Motian.

Musica profondamente notturna, di un romanticismo urbano, che richiama alla mente quella strana quiete che i centri cittadini sanno evocare quando si spopolano, quando le presenze del giorno si trasformano in echi e ombre, quando luci immobili riportano finalmente silenzio e equilibrio dove regnavano fragore e disordine.

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