Glenn Gould, Johann Sebastian Bach: The Goldberg variations (Columbia, 1955)
E' un periodo strano, che suggerisce tante domande sul tempo. Ieri, d'istinto, sono salito su un treno e sono tornato nel paese della Valcamonica dove, nel 1989, feci il servizio civile come obiettore di coscienza. Non ci tornavo da allora.
Avevo 23 anni. Ne sono passati altri 23. Un mare di tempo. Il mio lavoro consisteva nell'assistenza ad anziani e portatori di handicap. Molti non ci sono piu' naturalmente. La persona che mi insegno' quel lavoro non mi ha immediatamente riconosciuto. Sono entrato nel suo ufficio come se invece di 23 anni fosse passato un giorno. Le ho detto: "Marisa, ma dove hai parcheggiato la Ritmo, che non la vedo qui fuori?". Ha sgranato gli occhi, probabilmente spaventata, pensava fossi un pazzo.
Gia', il tempo. Mi affascina il fatto che non lo puoi risparmiare, immagazzinare. Ne fai qualcosa oppure e' perduto. Andato, per sempre. Un giorno ci spiacera' averne perso cosi' tanto.
Tornando a casa, mi domandavo quanti sono i dischi davvero essenziali che abbiamo nelle nostre collezioni, e quanti ascolti sono, sostanzialmente, dei riempitivi di tempo - di quelli che non riempiono nulla pero', e fanno sentire ancora di piu' il vuoto.
Forse di dischi ne basterebbero 100. 150, to'. Un po' di Beatles, un po' di Rolling Stones, un po' di Miles Davis, un po' di Bob Dylan, l'antologia del folk americano di Harry Smith, un po' di Jimi Hendrix. Un po' di Woody Guthrie, un po' di Pete Seeger. I dischi, pensavo ieri sera, stanno sparendo adesso, ma in realta' dovevano sparire 40 anni fa.
Prendete Bach suonato da Gould. Cosa vi serve ancora? Non serve nemmeno scriverne. Ti metti all'ascolto, e il cuore si apre. Sorridi, galleggi nell'aria. Aveva 22 anni Glenn Gould nel gennaio del 1955. Esegui' le variazioni Goldberg come nessuno prima di lui e nessuno dopo.
Fu un uomo solo Glenn Gould. Riservato, immerso in un mondo suo. C'e' chi dice fosse autistico. Mori' ancora giovane, quando stava per abbandonare il pianoforte per fare altro della sua vita. Forse e' stato il suo piano. Non voleva essere abbandonato. Era solo anche lui.
Non sto a cercare un pezzo in Youtube. Non sto a cercare i link. Fatelo voi. Io mi ri-immergo nell'ascolto. Ci sentiamo in un momento piu' normale di questo. E scrivo un post normale, promesso.
Avevo 23 anni. Ne sono passati altri 23. Un mare di tempo. Il mio lavoro consisteva nell'assistenza ad anziani e portatori di handicap. Molti non ci sono piu' naturalmente. La persona che mi insegno' quel lavoro non mi ha immediatamente riconosciuto. Sono entrato nel suo ufficio come se invece di 23 anni fosse passato un giorno. Le ho detto: "Marisa, ma dove hai parcheggiato la Ritmo, che non la vedo qui fuori?". Ha sgranato gli occhi, probabilmente spaventata, pensava fossi un pazzo.
Gia', il tempo. Mi affascina il fatto che non lo puoi risparmiare, immagazzinare. Ne fai qualcosa oppure e' perduto. Andato, per sempre. Un giorno ci spiacera' averne perso cosi' tanto.
Tornando a casa, mi domandavo quanti sono i dischi davvero essenziali che abbiamo nelle nostre collezioni, e quanti ascolti sono, sostanzialmente, dei riempitivi di tempo - di quelli che non riempiono nulla pero', e fanno sentire ancora di piu' il vuoto.
Forse di dischi ne basterebbero 100. 150, to'. Un po' di Beatles, un po' di Rolling Stones, un po' di Miles Davis, un po' di Bob Dylan, l'antologia del folk americano di Harry Smith, un po' di Jimi Hendrix. Un po' di Woody Guthrie, un po' di Pete Seeger. I dischi, pensavo ieri sera, stanno sparendo adesso, ma in realta' dovevano sparire 40 anni fa.
Prendete Bach suonato da Gould. Cosa vi serve ancora? Non serve nemmeno scriverne. Ti metti all'ascolto, e il cuore si apre. Sorridi, galleggi nell'aria. Aveva 22 anni Glenn Gould nel gennaio del 1955. Esegui' le variazioni Goldberg come nessuno prima di lui e nessuno dopo.
Fu un uomo solo Glenn Gould. Riservato, immerso in un mondo suo. C'e' chi dice fosse autistico. Mori' ancora giovane, quando stava per abbandonare il pianoforte per fare altro della sua vita. Forse e' stato il suo piano. Non voleva essere abbandonato. Era solo anche lui.
Non sto a cercare un pezzo in Youtube. Non sto a cercare i link. Fatelo voi. Io mi ri-immergo nell'ascolto. Ci sentiamo in un momento piu' normale di questo. E scrivo un post normale, promesso.
Commenti
Il tempo. Succede che passano giorni, a volte mesi, addirittura anni che non lasciano nulla. Non un ricordo, non un'emozione, non un dolore nĆ© una gioia e non sai dire quanto tempo ĆØ passato, sai solo che ĆØ passato, inutilmente, lasciando solo un senso di vuoto.
Poi vengono giornate, come quella di ieri, dove ogni istante si cristallizza in un ricordo luminoso come un prisma ottico. Arrivi alla fine del viaggio e ti domandi quante settimane sono trascorse dalla partenza. Sono solo ore in veritĆ , ma ore cosƬ intense da dare una dimensione totalmente diversa al tempo.
Esperienza straordinaria, questo salto indietro di 23 anni. Ricostruzione minuziosa di ricordi che tornano ad essere presente, materia viva, vibrante. Ricordi di un tempo gioioso e spensierato che rivive in una giornata di Primavera piĆ¹ calda del previsto, piĆ¹ luminosa, piĆ¹ lunga, lunghissima, che sembra non dover finire mai.
Tempo che fa pensare, anche quando diventa ansia e dice tutta la veritĆ . PerchĆØ il tempo vero ĆØ quello: quello che vorresti fermare per farcene stare ancora, per raddoppiare i minuti, dilatare le ore, vivere ancora di piĆ¹.
Forse non esistono *tempi gioiosi e spensierati*. Esistono momenti cosi'.
Poi esistono anche persone "gioiose e spensierate", ma non sono in genere quelle che preferisco frequentare. Di solito le trovo superficiali e letalmente noiose (come la musica che sentono, i film che vedono, i loro amici, ecc.).
Non furono tempi gioiosi e spensierati. Furono piuttosto tempi importanti, di sperimentazioni e scoperte. Di incontri con realta' davvero altre.
Non ci sarebbe questo blog e non ci sarebbe Prospettive Musicali e non ci sarebbero tante altre cose niente affatto gioiose e spensierate, senza quei giorni.
Musicalmente poi, Breno fu un punto di svolta. Arrivavano solo le stazioni radio della RAI nella casa tra le montagne dove vivevo.
Scoprii Radio 3. Tutti i pomeriggi, in una pausa che mi prendevo, ascoltavo Arturo Stalteri, che mi apri' mondi, quegli stessi mondi musicali che non mi sono ancora stancato di esplorare.
Feci anche l'incontro con la sofferenza. Una sofferenza vera, profonda, senza speranze.
Capii che nella sofferenza si possono incuneare momenti di bellezza che chi non soffre non puo' vedere.
Conobbi una persona che non poteva camminare, ma che mi insegno' a guardare. Mi faceva notare i fiorellini che spuntavano dall'asfalto. Vedi, mi diceva, la bellezza e' ovunque, basta cercarla.
Fu un anno importantissimo. Imparai una sensibilita' che mi allontano' da alcune persone, ma mi avvicino' a tante altre.
Senza quell'esperienza, molto semplicemente, sarei una nullita', una vittima del consumo e della velocita', come ce ne sono anche troppe, e come certamente sarei diventato anch'io.
PerĆ² mi ricordo che tornavi da Breno e ci raccontavi dei tuoi vecchietti, dei ragazzotti, a me e Fabrizio, (forse anche Aug? occasionalmente) impegnati nel nostro servizio con problemi ben diversi. No, per me non era gioioso e spensierato, anzi un pĆ² stressante, stavo anche cercando di tenere il passo con l'universitĆ .
PerĆ² che nostalgia di quando si leggevano le vignette di Vauro sul giornalino degli obiettori!
Sembra di parlare dei papiri egizi tanto ĆØ fuori tempo.
ciao
Auro
Ho voluto vivere un giorno come allora: sono andato a pranzare alla mensa dei lavoratori come ero solito fare (i prezzi sono rimasti gli stessi: un pasto con tanto di dolce, vino e caffe' costa 4 euro!), e sono tornato alla vecchia casa, scoprendo che si e' trasformata in uno studio di geometri...
Degli uffici del comune mi ha molto colpito quanti spazi l'archiviazione elettronica dei documenti ha liberato. Tutte quelle stanze allora piene di carta ora sono vuote, ampie, spaziose. Tonnellate di carta improvvisamente sostituite da un laptop.
La biblioteca, dove lavorai per breve tempo, e' stata spostata in un edificio nuovo, bellissimo. Purtroppo, come allora, ha un utente se va bene, e mi sa nemmeno tutti i giorni.
I treni sono gli stessi naftoni che prendevo, che costeggiano il lago d'Iseo con tratte a binario unico, percorse senza alcuna fretta.
Tutto mi e' sembrato ancora molto a misura d'uomo: non ho visto nessuno frettoloso. Tutti si fermano a parlare, darti informazioni. Una gentilezza che a Londra o a Milano te la sogni, sepolta nel sospetto e nell'affanno, in una massacrante corsa verso il nulla.
quasi meglio i commenti del post!
:-)
Il tempo, i suoi ritorni, il suo scorrere non lineare, ĆØ un altro tema immenso, al quale torno sempre, e non finirĆ² mai di tornare. Senza nostalgia, ma sempre alla ricerca di qualcosa, non nel passato, non nel futuro, in un altro luogo.
Molto bello, questo post.
Non mi ricordo piu' chi disse qualcosa tipo "Amo il futuro, e' li' che dovro' vivere" (forse Groucho Marx, ma mi posso sbagliare).
Io amo il futuro, ma non sono sicuro di amare il futuro che qualcun altro ha pensato per me/ noi.
Lo voglio disegnare io il mio futuro, ma per farlo ho bisogno di tenere ben presente il passato: trarre insegnamenti dall'esperienza.
Chi invece dimentica il passato, secondo me sta lasciando che altri decidano per lui.
Il mio futuro e' pieno di dischi di vinile e di libri di carta. Il mio futuro lo decido io.
tra l'altro, il paesaggio dal treno Brescia-VC ĆØ suggestivo come non mai, tagliando in due le pigre e sonnachiose colline della ricca Franciacorta, lasciandosele indietro e lambendo le sinuose curve del lago.
a presto...
JC
Hai fatto bene a farti sentire, perche' non scrivevi piu' qui e vedevo che non sei piu' molto attivo in Sentire Ascoltare, e un po' mi stavo preoccupando.
Conosco poche linee ferroviarie piu' graziose della Brescia Edolo, linea per me carica di incontri e ricordi.
Erano gli anni nei quali le persone in treno parlavano ancora con chi era seduto davanti. Prima di Facebook, iPad, telefoni cellulari, iPod, lettori elettronici, ecc.
diciamo che - da uomo all'antica e all'arnica - ho operato una scelta. Di scrivere solo per il Mucchio e derivati, ovvero per la sola carta stampata.
Su SA ci sarĆ solo la mia classifica, ma non piĆ¹ roba nuova. Per questione di nobiltĆ e di qualche censura in cui davo a Scaruffi ciĆ² che si merita. Giusto cosƬ. E su Fecciabook non ci sono.
hugs, Fabio
JC
Ti scrivo appena prima di correre al Covent Garden Hotel per incontrare una signora di nostra conoscenza... e prima dell'incontro (un'udienza di mezz'ora, che sto preparando da giorni), a sentire il suo undicesimo disco, previsto in uscita il 5 giugno...
Un emozionatissimo Fabio
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