Cafe Oto, marzo 2015. James Chance, ancora in gran forma. Direi che musicalmente non e' proprio cambiato di una virgola.

Il che mi porta a domandarmi il senso di cenare in tutta fretta, uscire di casa, prendere al volo il 56 direzione Dalston dopo avere ascoltato fino a un secondo prima Kurt Weill suonato dal quartetto di Julia Hulsmann (5 stelle sul Guardian stamattina) per andare a sentire un mito di gioventu' che, doveva essere il 1980 - 81, conobbi grazie a una copertina che gli dedico' l'allora glorioso Rockerilla.

Voler tornare a quei giorni, forse? Rifiutare sdegnato la musica che mi circonda oggi perche' non e' piu' la stessa di allora? Provare a rompere l'incantesimo di tutta quella distanza che separava la cameretta di Voghera dove quel numero di Rockerilla dev'essere rimasto ancora oggi e la New York idealizzata di James Chance, Lydia Lunch, Arto Lindsay, ecc. ecc. eliminando bergsonianamente il concetto di tempo oggettivo?

Domande che lascio aperte, alle quali una risposta non la so e non la voglio dare. Pero' la intuisco, questo si'.

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