Il senso di London Calling
La ragione per la quale London Calling esiste ancora nonostante abbia ormai perso tutti i suoi lettori (tranne forse 2 o 3 che ogni qualche giorno passano di qui e ogni tanto sono cosi' gentili da regalarmi anche un commento) e' che permette anche a uno come me, allergico ai social network, di avere una propria presenza in rete.
Tuttavia, sempre piu' spesso mi sto domandando il senso di tale presenza, e se non sarebbe meglio iniziare a usare la rete in modo esclusivamente funzionale (per acquistare un biglietto aereo, per controllare l'orario di apertura di un negozio, per cercare un numero di telefono, ecc.), cercando di non lasciare altra traccia se non quelle che gia' lasciamo senza poter scegliere di non farlo.
Sparire insomma completamente: per vivere una vita piu' privata, meno esibita e quindi, probabilmente, piu' autentica e piu' profonda.
PS: e ditemi: sono solo io a provare un senso di sollievo e liberazione quando vedo (in un caffe', al parco, su un mezzo pubblico) una persona profondamente immersa in un quotidiano, una buona rivista, un classico della letteratura in versione tascabile e che probabilmente il telefono, se ne possiede uno, lo usa solo quando proprio deve fare una telefonata?
Commenti
Alberto
parlami.
Una delle ultime volte che sono tornato a Milano, la mattina in metropolitana una signora parlava al telefono come se fosse stata nel cortile di casa sua, impedendo a me e a un signore seduto vicino a me di leggere concentrati.
Mi sono voltato verso il signore e gli ho detto: "Sa chi ha preso il potere oggi nel mondo? I telefoni".
E lui: "E sa qual e' il problema? Le tariffe. Sono troppo basse e quando scade il mese sono tutti li' a telefonarsi senza aver nulla da dire, solo per consumare minuti... Sa cosa dovremmo fare lei e io? Iniziare a leggere i nostri libri a voce alta".
:)
Mi incuriosisci: cosa intendi quando dici "sono rimasto indietro rispetto ai tuoi gusti musicali"?
Auro -
Continuero' a seguirti e a commentarti fino all'ultimo dei miei giorni :)
Hrundi V. Bakshi
Il "per caso" sarebbe un bello smacco alla telefonia e alla tecnologia tutta!
Per chiarire comunque quello che ho scritto, io non sono affatto pregiudizialmente contro la tecnologia, e infatti la sto usando anche in questo momento.
Casomai mi pongo delle domande sul suo uso, rendendomi cosi' conto che continuo a preferire i libri di carta ai lettori elettronici, i dischi al download e allo streaming, le mappe di carta rispetto ai navigatori, ecc.
Ma qui esprimo sempre e solo preferenze personali, non certo sentenze :)
Detto questo, London Calling ĆØ un tesoro culturale - e non solo. Capisco che a volte puĆ² mancare il ritorno immediato dei commenti - ma alcuni tuoi post sono belli da guardare e da leggere, senza commenti: anche aver sempre da commentare non ĆØ poi una bella cosa :-)
Il tuo e' un ottimo punto, ma lascia che ti racconti una cosa.
Non ho mai smesso di scrivere "solo per me", su moleskine che porto con me un po' sempre e ovunque (tipo coperta di Linus).
Da qualche tempo (un anno piu' o meno), su questi moleskine ho iniziato a scrivere molto piu' di prima, specie di notte o appena sveglio la mattina. E' capitato come con certe persone, che quando le vedi spesso hai molte piu' cose da dire rispetto a quando la frequentazione e' meno assidua.
Se confronto Fabio in questo blog e Fabio sui suoi moleskine, obiettivamente le due persone sono diverse.
Fabio di London Calling e' infinitamente piu' superficiale, piu' assertivo, ha molti meno dubbi, molte meno debolezze.
Dei due Fabi, io preferisco il secondo, quello che quando scrive sa esprimere, oltre a piccole gioie e momenti di felicita' e di scoperta anche dubbi, debolezze, paura della solitudine, rabbia contro se stesso, insoddisfazione, ecc.
Ma non sono affatto sicuro di volere esprimere tutto questo in un blog pubblico.
I post "belli da guardare e da leggere" (ti ringrazio moltissimo per averli definiti cosi') rappresentano solo una parte di me, diciamo il lato illuminato della Luna.
Ma l'altra meta', quella che mi sembra sempre piu' interessante, qui non compare perche' non ho mai imparato a darle una voce "da blog", o forse perche' non ho mai avuto il coraggio di farlo, non saprei.
Il punto e': ha senso mantenere una presenza in rete che e' alla fine cosi' incompleta da essere, ai miei stessi occhi, poco autentica?
O avrebbe piu' senso dedicarsi all'esplorazione dell'altra meta', perdendo London Calling ma esplorando le profondita' dell'anima senza dovere per forza condividere le proprie scoperte?
Tu mi sembri suggerire un approccio sincretico, che probabilmente e' quello corretto. A quel punto restringerei probabilmente l'accesso alle persone che stimo maggiormente (compresa naturalmente tu).
Forse la soluzione e' quella, o forse no, ci devo pensare.
Sui commenti sono d'accordo con te: una delle ragioni per le quali non amo i social network sono i commentatori seriali che usano i post altrui per ingaggiare competizioni, col risultato di inibirmi dallo scrivere serenamente quello che penso.
Andrea from Liguria
Grazie a tutti! :)
Mi pare anzi anche sano che su un blog non si possa esprimere in toto se stessi :-)
Certo, se scrivere qui non ti dĆ al momento abbastanza, ĆØ una cosa che puoi sapere solo tu: noi possiamo solo egoisticamente dispiacerci di non potere, eventualmente, continuare a leggerti...
Penso non si possa nei social network, dove l'impressione e' di essere scoperti (o anzi coperti, ma dalle grida altrui). Ma secondo me, se si scrive un blog di osservazioni personali, bisognerebbe almeno provarci.
In fondo London Calling e' uno spazio privato, che sta ai social network come una casa sta a un bar o a una piazza.
Disertando come sai i social network, mi verrebbe da dire che chi passa di qui "mi viene a trovare" perche' gli va di farlo, e ogni volta che gli va. Poi qualche volta trova qualcosa di nuovo, altre volte magari resta un po' deluso perche' quel giorno sono stato un po' pigro.
E in genere le chiacchiere a casa, davanti a una tazza di te', sono piu' raccolte e profonde rispetto a quelle che si fanno dove chiunque ci puo' sentire, no?
(Scrivendo quest'ultima frase mi sono troppo venute in mente le nostre chiacchiere sotto agli ulivi di Sant'Andrea in Percussina :)
conosco questi dubbi e li esorcizzo procrastinandoli ossia non risolvendoli. non ĆØ una metodologia certa e forse neppure efficace, ma la esercito come una disciplina nell'esattezza del suo compiersi.
credo che non sia da buttare quell'entusiasmo che tanti anni fa ti fece aprire un blog, e, sebbene mutato, svanito o dubbioso, ha tuo malgrado costruito un senso per tutte queste persone (parlanti o silenti) che passano da qui.
il lato oscuro della luna ci sarĆ sempre anche se ti trasferisci in quello che ora ti sembra buio: adatterai la vista e inizierai ad esplorarlo e vederlo meglio, ma ti resterĆ la curiositĆ di sapere nel frattempo cosa sarebbe potuto succedere dall'altra parte (ossia qui).
siamo fatti cosƬ e sarebbe un peccato guarire.
cavalchiamola questa luna e restiamo ancora un po'.
un abbraccio
borguez
Mauro
il tuo blog ĆØ uno dei piĆ¹ longevi tra i miei bookmarks; regolarmente passo a leggere i tuoi ultimi post, che sono sempre stimolanti.
Sul rapporto con la tecnologia ho i tuoi stessi dubbi: all'inizio usavo (usavamo) internet come una utility, per l'accesso ad un universo di informazioni e servizi dei quali sentivo la necessitĆ . Poi ĆØ diventata solo una vetrina di bazzecole. Da qualche mese sto cercando di tornare all'origine, ed i bookmarks, invece che crescere, stanno diminuendo.
Non parliamo poi dell'effetto degli smartphone sugli adolescenti: che adulti saranno dopo aver perso anni di "realtĆ " ed essersi cibati solo di "nulla"?
I tempi di reazione sono sicuramente piĆ¹ brevi nei social networks rispetto ai blog, ma questo non sono sicuro sia un fatto positivo. Anzi, ho concluso con sollievo la mia pur breve esperienza in Facebook stanco di ricevere commenti sciatti, incompetenti, superficiali, aggressivi, confrontazionali a prescindere. Cosa che a London Calling non ĆØ mai successa.
Sui blog non ĆØ facile mantenere l'anonimato (ricordo la commemorazione del professore che ti fu chiesto di rimuovere), sono d'accordo, ma i blog selezionano un loro pubblico che *sceglie* di visitarli. Alla fine si vengono a generare gruppi di persone con interessi simili, che si scelgono consapevolmente e rinnovano la scelta ogni volta che decidono di digitare quello specifico indirizzo.
O almeno questo ĆØ ciĆ² che ĆØ successo da quando si sono affermati i social network.
Borguez -
Cogli molto bene il senso di tanti nostri percorsi musicali eclettici, questa insopprimibile curiositĆ nei confronti di ciĆ² che succede mentre siamo altrove concentrati.
E sƬ, sarebbe un peccato (e una rinuncia alla vita) guarire da quell'entusiasmo.
Mauro -
Grazie per il riscontro.
Pino -
Come dichiarĆ² Pier Paolo Pasolini, e molti anni prima degli smartphones:
"Tutta la mia opera ĆØ una dichiarazione d'amore per i giovani. Li amavo e li rappresentavo, un tempo. Ma adesso non potrei fare un film o scrivere un romanzo su questi imbecilli che ci circondano. E' una catastrofe".
il problema sono appunto gli adolescenti e lo smartphone che ormai ha cambiato anche le abitudini di molti adulti.
Umberto Eco dall'Espresso di questa settimana:
"So benissimo che sulla sindrome da telefonino sono ormai stati scritti decine di libri e non vi sarebbe piĆ¹ nulla da aggiungere ma, se riflettiamo un momento, parrebbe inspiegabile il fatto che quasi tutta l’umanitĆ sia stata presa dalla stessa frenesia e non abbia piĆ¹ rapporti faccia a faccia, non guardi il paesaggio, non rifletta sulla vita e sulla morte, bensƬ parli ossessivamente, quasi sempre senza avere nulla di urgente da dire, consumando la propria vita in un dialogo tra non vedenti".
La frenesia della quale parla Eco appartiene alle persone della sua generazione, al punto che leggevo un articolo qualche tempo fa sul fatto che gli adolescenti oggi usano il telefonino per qualsiasi cosa tranne che per telefonare.
Di fatto e' uno strumento per conversare via messaggi scritti.
La domanda pero' resta, e come Eco, piu' modestamente anch'io, che non sono stato contagiato, mi domando le ragioni di tale frenesia senza sapere trovare una riposta.
Soprattutto, come in altri casi simili, mi domando cosa c'e' di sbagliato in me e perche' io non sia stato contagiato come tutti.
Chissa' mai che il giorno che trovero' il coraggio di portare in una discarica la mia collezione di preziosi volumi ECM e iniziero' a seguire X-Factor, a twittare su Sanremo via telefonino e a farmi selfie in bagno saro', finalmente, anch'io, una volta nella vita, felice.