Meno e' piu'?
Ho iniziato un libro che ho comprato l'ultima volta che sono tornato a Milano. Less is more, Salvatore La Porta, il Saggiatore.
La tesi e' che la nostra liberta' intellettuale e il possesso del nostro tempo dipendono da quanto sappiamo rinunciare ai beni materiali, o se preferite all'alienazione di tempo che si rende necessaria per acquistarli.
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E' una tesi interessante. Mi domando pero' se il sistema nel quale viviamo rende la scelta praticabile. Nel momento in cui tutto e' stato privatizzato ed e' in vendita, c'e' ancora una possibilita' reale di scelta?
Se il cibo salutista costa significativamente piu' del cibo non sano, per esempio, che facciamo? Restiamo padroni del nostro tempo e ci adattiamo a comprare frutta e verdura coltivati con quantita' massicce di pesticidi? Oppure decidiamo che ha senso vendere un certo numero di ore della nostra giornata, in genere non poche, al termine della quale pero' possimo portare sulla nostra tavola cibo biologico?
Gli esempi sono moltissimi. Nelle nostre citta' vivere in zone verdi e sicure costa molto. Siamo disposti a rinunciare alla sicurezza quando torniamo a casa la sera o a tenere le finestre chiuse per non sentire i rumori della tangenziale, per riavere il nostro tempo?
Forse se abbiamo tempo possiamo coltivare le nostre verdure e andare a vivere in un paese lontano da tutto dove problemi di sicurezza e inquinamento sonoro non sussistono. Ma saremmo felici, noi che siamo abituati all'offerta culturale di una grande citta'?
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Non ho una risposta. Per elaborare la quale sto infatti leggendo il libro. Appena giungo a qualche possibile conclusione la scrivo qui e se volete ne parliamo.
Intanto, buon fine settimana.
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