45/ Venerdi' nero.
C'e' qualcosa di rivelatorio nel fatto che il giorno degli sconti l'abbiano chiamato venerdi' nero. Nero come il colore del lutto, per la scomparsa della consapevolezza.
Tanti, troppi, associano l'idea di felicita' a comprare qualcosa. Chissa' se tutte queste persone un giorno acquisiranno una qualche forma, anche primitiva, di consapevolezza o se vivranno tutta la loro vita da sonnambuli. Me lo domando spesso.
Per Proust la felicita' era stare con chi si ama, nella natura, circondati da cose da leggere e da ascoltare. Corrisponde alla mia stessa definizione di felicita'.
Per apprezzare la vita e cio' che ci ha dato, ci si deve liberare di cio' che non serve. Non acquistare di piu'. Andare all'essenza, invece. Sfrondando, riducendo. Generando un rapporto profondo con le persone alle quali vogliamo bene, con i luoghi che sentiamo nostri, e con le poche cose che ha senso avere.
Commenti
Sappiamo pero' che molta pubblicita' fa leva sulla dinamica del consumo compensativo. Induce bisogni, genera uno stato di squilibrio e ti promette che scomparira' nel momento in cui indosserai quel paio di scarpe, avrai quel telefonino, guiderai quell'auto.
Vende identita' e appartenenza. Entrambe si riveleranno di breve periodo. Poi dovrai comprare un altro paio di scarpe, un nuovo telefonino, guidare un'auto piu' moderna con gadget che la precedente non aveva ancora.