274/ Esercizi di autoantropologia.



Dove succede poco e la gamma di espressioni è limitata, la vita è comunque piena di gioia e di dolore. In un mondo tranquillo, si è stimolati da cose semplici.

Rockwell Kent, Wilderness.


All'inizio di dicembre, ho cambiato casa.

Ho lasciato l'appartamento sul Naviglio Grande dove ho abitato da quando sono tornato in Italia, e mi sono trasferito a vivere in una via residenziale tra le stazioni di De Angeli e Buonarroti.

Dalla Milano che non dorme mai a una Milano da riposino pomeridiano e nanna presto.

La via non è pedonalizzata, ma dato che in mezzo l'hanno ristretta con aiuole che costringono le auto a andare a 10 all'ora, il traffico automobilistico è limitato alle macchine dei residenti. Che procedendo a passo d'uomo non fanno alcun rumore.

Un luogo come questo a qualcuno potrà sembrare insopportabilmente noioso. E invece io lo trovo molto adatto a me, al mio desiderio, sempre più forte anno dopo anno, di tranquillità e silenzio.

La mancanza di distrazioni mi sta permettendo di dare ascolto a molte idee, che ho iniziato a annotare su un taccuino appena si affacciano nella mia mente. L'esercizio, ho scoperto, ha un nome. Lo chiamano autoantropologia e pare sia molto utile, o almeno questo sostengono i neuroscienziati.

Rileggendo le nostre annotazioni a un giorno di distanza con lo spirito distaccato di un antropologo che studia con curiosità una cultura per comprenderla a fondo, si imparano tantissime cose.

Si parla di analisi causale (da dove è nato questo pensiero), cognitiva e emozionale. 

Nella mia esperienza di questi giorni, mi sono reso conto che l'elemento davvero rivelatore è l'analisi dell'emozione. Il suo colore, la sua intensità, perchè ho provato proprio quell'emozione e non un'altra.

Cosa mi dice di me stesso, su cosa sto cercando davvero, cosa mi rende felice, cosa è alla radice della mia ansia.

Ha senso fare questo esercizio per qualche giorno, lasciando tempo e molto vuoto perchè i pensieri guida emergano naturalmente e in modo incondizionato.

Ecco perchè sentivo un gran bisogno di silenzio e perchè sono molto contento di essermi trasferito dove lo sto trovando.

Grazie per essere arrivati fino a qui. Se provate, raccontatemi se anche a voi l'esercizio ha rivelato qualcosa di interessante.

Noi ci sentiamo ancora domenica 11 febbraio alle 22.45, Radio Popolare,  FM 107.6.

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