296/ Di Henry David Thoreau, Montaigne, Woody Guthrie, Billy Bragg e Wilco.



Buongiorno amici di Prospettive Musicali,

Come state? Com'è stata la vostra settimana di questo maggio così piovoso?

Clima ideale per un po' di lettura.

Per il mio compleanno un caro amico mi ha regalato un paio di volumetti che contengono estratti da Walden e dai Diari di Henry David Thoreau, e in questi giorni mi sono immerso in quegli scritti che peraltro conosco già piuttosto bene.

La lettura di Thoreau è fondamentale, più ancora per noi che per i suoi contemporanei.

Anche perché da quando scrisse il mondo è diventato sempre più frenetico e sempre più superficiale,e l'accelerazione di questa tendenza è ogni anno più evidente.

Rileggere Thoreau, a noi post-moderni genera sempre tante domande

La vita che descrive ha poco a che vedere con quella che viviamo noi e i suoi esempi vanno interpretati per renderli attuali.

Cosa può dire quindi a noi l'esperimento di isolamento volontario nella natura di Thoreau?

Me lo domando da introverso, che a volte tende ad assecondare Montaigne

Quando gli uomini si riuniscono le loro teste si restringono.

E però anche da persona che soffre solitudine e teme l'esclusione

Che di partecipare alle cose del mondo ha grande bisogno.

Una contraddizione lacerante, lo capite senza che lo debba scrivere. 

Per Thoreau l'isolamento volontario è stato uno strumento di comprensione.

Una perdita di equilibrio deliberata e consapevole, funzionale a trovare un nuovo posto nel mondo degli umani.

La ricerca di un nuovo equilibrio.

La dimostrazione che serve concentrare l'attenzione su meno attività, meno oggetti, meno luoghi, meno persone, per migliorare la profondità della nostra conoscenza di attività, oggetti, luoghi e persone davvero significativi per noi.

Questo può essere fatto in modo radicale come fece Thoreau.

Oppure anche in modo dolce, allontanandoci poco a poco da attività, oggetti, luoghi e persone che non ci rappresentano più.

In modo sperimentale e graduale, domandandoci questi allontanamenti come ci fanno sentire davvero, e il tempo recuperato come lo vogliamo riempire.

Cosa ci manca e cosa no, cosa migliora le nostre vite e cosa no.

Forse alla fine è un nuovo mindset quello che dobbiamo sviluppare, nella consapevolezza che come scrisse Mies Van Der Rohe meno è più

Lavorare su un sano minimalismo nell'organizzazione dei nostri spazi personali, nella gestione del nostro tempo, nella pianificazione dei nostri incontri.

Lasciando molto spazio alla contemplazione dei fenomeni naturali, anche qui in città.

E quando ne abbiamo la possibilità, immergerci in qualche nostro Walden.

***

Sapete ormai bene che i miei ascolti sono dettati da ossessioni temporanee la cui sintesi forma poi le scalette del programma.

Ossessione musicale della settimana sono stati i tre dischi che Billy Bragg e i Wilco pubblicarono tra il 1998 e il 2012.

Il progetto nacque da una gran quantità di testi che Woody Guthrie scrisse dopo l'insorgere della malattia neurodegenerativa che gli impedì di continuare a suonare la chitarra.

Su quei testi aveva provato a mettere le mani anche un giovane Dylan, senza riuscirci.

Lo racconta in Chronicles.

Poi sul finire del secolo scorso, la figlia di Guthrie contattò Billy Bragg per chiedergli di scrivere musiche e trasformare quei testi in canzoni, e il cantautore londinese a sua volta coinvolse nel progetto il gruppo di Jeff Tweedy.

Se decidete di riprendere in mano gli scritti di Thoreau come ho fatto io in questi giorni e vi piace leggere ascoltando musica, non conosco un sottofondo sonoro più adatto del country rock contenuto in questi tre dischi.

Che si dividono in tracce più poetiche, i testi di Woody Guthrie musicati dai Wilco, e altre più di protesta e apertamente politiche, i testi musicati da Billy Bragg.

Non li trovo su Bandcamp, mentre sempre in Bandcamp trovate facilmente un bel po' di dischi tra quelli incisi da Billy Bragg e dai Wilco, e sono sempre ascolti coinvolgenti.

Pensate a come eravamo giovani quando leggendo Rockerilla scoprimmo Billy Bragg.

Io dovevo avere grosso modo 20 anni, forse meno.

E anche se la ricucirono, lasciarono il suo cuore a pezzi sul pavimento.

Quanti ricordi eh?

Quando il mondo cade a pezzi, alcune cose stanno al loro posto.

Quelle cose, quelle persone, quei luoghi significano tutto.

Sono tutto quello che ci serve.

Sono tutto.

Meno è più.

***

Ed è tutto anche per questo strana newsletter settimanale che ci si deve andare a cercare perchè sono troppo rispettoso del vostro tempo per mandarvi l'ennesima mail.

Un paio di avvisi ai naviganti.

Domenica tocca a me condurre Prospettive Musicali. Alle 22.45, FM 107.6 sulle vecchie radio o cercando Radio Popolare sull'app Sonos o insomma sapete da soli come trovarmi. 

Questa newsletter settimanale che ci si deve andare a cercare si ferma per un paio di settimane.

Ci sentiamo per queste riflessioni ancora venerdì 14 giugno.

Sembra un sacco di tempo ma vedrete che passa in fretta.

Il tempo passa in fretta, troppo in fretta.

E se proprio non riuscite a aspettare, restano a vostra disposizione circa 20 anni di post e quasi altrettanti di podcast.

Grazie per l'ascolto a chi è arrivato fino a qui, e buon fine settimana.

Fate poche cose ma fatele molto, molto bene.

Meno è più.

Io vi voglio bene, lo sapete,
Fabio

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